lunedì 24 ottobre 2011

Chi induce i vescovi in tentazione?

A quei vescovi che sono  “tentati” di cambiare nel padrenostro “e non ci indurre in tentazione” rispondo in modo articolato cosa ne penso io.
Credo che lo “scandalo” non sia teologico ma sia solo un problema di "scivolamento" linguistico nell’uso corrente del significato della parola "tentazione" (che è invece semplicemente un calco latino da "temptationem" che traduce il greco “peirasmos” e significa prova), giacchè oggi questa parola ha una connotazione negativa (sembra ad esempio quasi che la tentazione - perdendo la sua connotazione neutrale di prova - sia ipso facto peccato, mentre non è detto che uno cada nella tentazione! o che comunque sia solo sollecitazione al male, mentre la prova è sempre situazione di scelta tra bene e male) perciò più che cambiare il  verbo “indurre” cambierei la parola "tentazione".   
Infatti, in latino, "temptatio, temptare" significano semplicemente mettere alla prova, provare, il cui significato originario è quello di toccare/tastare/palpare per verificare la consistenza di una cosa: da qui il significato traslato di sondare,  fare la prova di/a... mettere alla prova, da qui ancora il senso di provare la fedeltà di qualcuno, e infine cercare di corrompere, tentare (nel senso odierno del termine di “provare per vedere se qualcuno cede o no ad una prova/proposta”) e così si arriva anche a sollecitare qualcuno a fare qualcosa e quindi anche del male. In latino l'originario termine non è per niente negativo, la prova di cui si parla anzitutto la potremmo definire una sorta di "collaudo" che un artefice fa per vedere se la sua opera è riuscita bene o no, o un compratore quando "prova" la merce prima di comprarla. Se oggi parlassimo ancora latino dovremmo dire che tutti gli elettrodomestici o le automobili ad esempio "sono tentati" (cioè provati, collaudati) per vedere se superano il controllo di qualità!
E qui dobbiamo dire che il latino non fa altro che riprendere letteralmente il significato del verbo greco peirazo (tento di fare una cosa, provo, esploro qualcosa o qualcuno per vedere come è fatto, esamino come è fatta una cosa) e da qui il  vedere/provare  la qualità morale di qualcuno (diremmo oggi: vedere, provare di che pasta è fatto!), fino ad arrivare al senso di indurre qualcuno ad una reazione/ a compiere una azione, e perciò anche di sollecitare qualcuno al male. La parola peirasmòs mantiene i significati del verbo: prova, l'atto di esplorare, l’atto di provare la consistenza (morale) di qualcuno.
Il senso originario sia latino che in greco di prova è rimasto ad esempio nell'uso di "tento" come sinonimo di "fare la prova a/di": tento di aprire la porta (faccio la prova ma non so se ci riuscirò ), tento di saltare (faccio la prova a saltare)...
La domanda fondamentale dunque potrebbe essere se nel padrenostro l'espressione "indurre in tentazione" sia da intendere
·         nel significato originario ampio di "mettere in una situazione di prova/ mettere alla prova"
·         oppure in quello ultimo derivato di "sollecitare al male".
Chiaramente è da escludere questo senso derivato, perchè Dio non sollecita nessuno a compiere il male (cfr Gc) e un senso del genere davvero sarebbe scandaloso!
E' invece da scegliere, a mio parere, il senso di "mettere alla prova" che risponde a tutta la tradizione biblica.
Infatti  in questo senso il linguaggio corrisponde alla mentalità biblica: la prova/temptatio/peirasmos che Dio fa tramite il serpente ad Adamo ed Eva non è una sorta di verifica di fedeltà, un collaudo (!) che il Creatore fa della sua creatura?
E il mettere alla prova Abramo non è sulla stessa linea della verifica/collaudo?
Non è nella libertà di Dio provare/collaudare la fede di Abramo per vedere se è così forte da "tenere" il peso dell'Alleanza?
Dove sarebbe lo scandalo? 
Lo stesso per Giobbe e per tutti gli altri: chiaramente il male che Giobbe accetta da Dio non è il male morale ma sono le disgrazie che gli capitano (io non teologizzerei tutto: ebraicamente Giobbe sta dicendo - lo dico banalmente - "se da Dio accetto il bel tempo, perchè non devo accettare il mal tempo?". E' chiaro che mentre il bene/bel tempo non mette in crisi la mia fedeltà al Signore, il male/maltempo invece lo fa e per questo l'esperienza del “maltempo” (sofferenza, avversità ecc.) diventa banco di prova della mia fedeltà a Dio (cioè luogo di “tentazione”).
Non vedo dove stia la difficoltà a capirlo o a spiegarlo.  
E se Dio metta alla prova personalmente o, per mettere alla prova, Dio si serva del serpente/diavolo il fatto non cambia (nella storia sacra è Dio che manda il tentatore), anzi, è un modo tutto ebraico per salvaguardare l'unicità di Dio e la sua signoria su tutto.
Per evitare di introdurre un principio del male che tenta, separato e autonomo da Dio, per gli ebrei è preferibile dire che anche la tentazione viene da Dio  piuttosto che introdurre un principio estraneo che a questo punto sarebbe sì inspiegabile e darebbe scandalo.
Ma noi ci siamo così ammalati di buonismo che non riusciamo più oggi a capire tutto questo!
Salvo poi fare in pratica quello che vorremmo non facesse Dio: non è vero che noi prima di fidarci di un amico prima lo mettiamo alla prova? Mica gli diamo la fiducia tutta e subito o ci fidiamo di sconosciuti!
E non fa così un padre con un figlio che cresce, provando la sua resistenza prima di immetterlo in nuove responsabilità? Almeno così faceva mio padre in campagna con me: se non gli dimostravo che ero ormai in grado di fare una cosa mica mi lasciava da solo a farla!
E un vescovo ad esempio non "collauda" un prete prima di affidargli un incarico, o glielo dà alla cieca senza sapere se l'altro sarà in grado di portarlo al termine?
In questo senso anche il Figlio è stato "collaudato" nella sua quarantena nel deserto, prima che inizi il suo ministero! Per non dire della sua passione (Eb 2,18: Infatti proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova).
Ripeto: dove sarebbe lo scandalo nel fatto che Dio ci mette alla prova? Dove lo scandalo del "vaglio" che Dio fa di ognuno di noi? Sapendo che dalla prova-vaglio come da un crogiolo noi saremo purificati dalle impurità?
Non è forse lo scandalo segno di una non piena assimilazione del modo con cui, secondo le Scritture, Dio agisce e vive il suo rapporto con l'uomo?
E' la Scrittura che dobbiamo adattare a noi o noi che ci dobbiamo adattare ad essa?
E la “prova”, paradossalmente, è il vero terreno dove si gioca ultimamente la libertà dell’uomo nei confronti di Dio!
Dato per assodato che Dio dunque ci metta alla prova, allora io, riconoscendo che forse ad un animo semplice o a chi è un poco ignorante "di cose di Chiesa" la frase in questione "non ci indurre in tentazione" potrebbe suonare ambigua, non mi soffermerei tanto sul verbo "indurre in" che significa primariamente "introdurre/spingere uno dentro un luogo"  e da qui in senso figurato "mettere uno in una situazione"  e che non pone nessun problema di traduzione a livello filologico (a meno che non si legga il verbo già con pregiudizi esegetici o teologici! E’ quanto ha fatto Mons. Betori quando parla del senso concessivo che nel verbo non c’è!) quanto mi soffermerei invece sulla parola tentazione.
Infatti, incaponendosi sul voler cambiare il verbo indurre e lasciando la parola tentazione (dove risiede per me l’ambiguità),  ad esempio, la CEI non fa che ingarbugliare il problema e non aiuta a comprendere il testo rettamente:
·         perchè se si dice "non farmi entrare in tentazione " qualcuno potrebbe pensare ad un Dio che ti spinge quasi alla tentazione o comunque al male (e quindi per la mentalità corrente a commettere peccato) e ciò darebbe un'immagine sbagliata e crudele di Dio;
·         ma tradurre "non abbandonarci nella tentazione" è ancora più brutto perchè significa che c'è qualche altro che ti ha messo nella tentazione (chi? allora c'è qualcuno che può agire  indipendentemente da Dio?) e Dio allora è solo uno che fa un'azione di salvataggio quasi lanciando un salvagente ai naufraghi? E se chiedo di non abbandonarmi, allora vuol dire che c'è la possibilità che Dio mi abbandoni nella tentazione? E come fa a scegliere Dio chi abbandonare e chi salvare? Non avremmo qui un'altra immagine di un Dio arbitrario e partigiano? Lo stesso si dica per la traduzione “non farci cadere nella tentazione” perché significa che Dio potrebbe anche farti cadere?
·         Come pure non userei “non lasciare che entriamo/cadiamo/soccombiamo nella tentazione / non permettere che entriamo/cadiamo/soccombiamo nella tentazione”  perché più che in una traduzione qui con l’uso del concessivo siamo già nell’ambito di una interpretazione (che certo è attestata, ma è espressione della perdita del retroterra ebraico in ambito latino e greco), per cui è impensabile che Dio tenti, ma a volte è comprensibile come Dio “permetta” al diavolo di tentarci per provare la nostra fedeltà.
Inoltre porrei più attenzione alla richiesta che segue, perchè non è slegata dalla precedente, giacchè le due frasi sono collegate da un "ma/sed/allà": "ma liberaci dal male" : infatti poi si chiede al Padre di essere tirati fuori, strappati, salvati, liberati (è il senso di liberare latino, in greco ruomai: essere portati fuori pericolodal (potere del )  male/Maligno.
Qui non sono due le richieste separate che fa Gesù, in realtà è una sola in cui si chiede a Dio:
·         di non fare una cosa:  "non farci entrare in tentazione
·         e di farne invece un'altra: ma  tiraci fuori dal male".
Si veda come ci sono in contrapposizione due luoghi figurati: in uno si chiede di non farci entrare, dall'altro di farci uscire.
Ecco per me il senso della preghiera: "e non metterci alla prova per verificare la nostra fedeltà, perchè siamo deboli e fragili e potremmo cedere agli inganni del male/diavolo e perciò tradirti  ma proprio per questo invece tiraci fuori dal potere del male". 
Che farei allora io? Tradurrei, se si trattasse di un compito scolastico: "e non metterci alla prova ma liberaci dal male". Ma siccome si tratta di parola di Dio non lo  farei! E lascerei tutto com’è!
Pechè arrivati a questo punto, faccio un'altro tipo di osservazione: non siamo a scuola e non stiamo traducendo Senofonte.
Voglio dire che in tutte le lingue lungo il corso dei secoli, di fatto non abbiamo avuto del padrenostro se non calchi letterali dal greco e mai vere traduzioni: nei commenti al Pater si vede come quello che ho scritto io è tutta roba risaputa e quindi tutti avrebbero potuto tradurre il testo diversamente in modo che la traduzione fosse anche esplicativa e chiarificatrice della frase (tranne rarissime eccezioni circonstanziate), invece ci si è limitati ad una fedeltà letterale, per quale motivo?
Per il    fatto, credo, che si trattasse di Sacra Scrittura e di parole di una preghiera – l’unica - che tutta la tradizione (a partire dalla Didachè che le riporta uguali e questo ci dovrebbe far riflettere) attribuisce direttamente a Gesù.
La polemica se siano ipsissima verba oppure no è curiosa: come se solo gli ipsissima verba fossero intangibili mentre le altri parti del vangelo si potessero tradurre a piacimento, a volte anche ad usum delphini!
Ma se la parola è sacra, è sacra sempre: ma già, noi, per non scandalizzare i lettori abbiamo finanche censurato i Salmi togliendone i versetti imprecatori! Questo sì con grande scandalo e protesta dei fratelli maggiori ebrei di cui però nessuno si è mai preoccupato!
E perciò io farei come la Chiesa (e un motivo ci deve pur essere) ha fatto in duemila anni: lascerei il padrenostro così come è, riservandomi poi di spiegarlo   nelle omelie e nella catechesi come si è sempre fatto (basti guardare ai Commenti al padre nostro fioriti nei primi secoli).
Perché la Bibbia non è un manuale di catechesi e se poi devo fare delle brutte traduzioni che aprono più problemi di quanti ne risolvono, come quella ultima della CEI allora meglio non farla!
E fra l’altro credo pure che non ci sia una linea coerente: qua il letteralismo disturba, intanto proprio oggi si annuncia che si ritornerà a tradurre nel Sanctus Deus Sebaoth con Dio degli eserciti (spiegando che si tratta di schiere angeliche): qui non si teme che l’uomo contemporaneo si scandalizzi di un Dio capo di eserciti?
Ma forse il fatto è che in tanta parte di questa generazione di teologi si nasconda un criptomarcionismo che ha paura di mostrare il vero e unico volto di Dio a partire da tutte e due le parti, antico e nuovo testamento, della Bibbia?
E aggiungo una notazione riguardo al dialogo con gli ebrei: si è mai pensato di chiedere a loro? Il padre nostro a detta loro è la più “ebraica” delle formule evangeliche, paragonata al Qaddish, e tutti gli autori interessati al rapporto tra Gesù ed ebraismo sono concordi nel dire che questa formula rispecchia la matrice culturale ebraica di Gesù, e noi ci mettiamo a cambiarla? Bel rispetto per l’ebraismo!
E infine: non mi risulta che gli episcopi siano pieni di gente che va dai vescovi a chiedere spiegazione sul padrenostro! In 49 anni mai nessuno si è lamentato con me del perché si dica “non ci indurre in tentazione”. E non penso proprio che i ragazzi del post cresima fuggano dalle chiese perché scandalizzati dal Dio che tenta!
Per me quello del padrenostro è un falso problema: i veri problemi pastorali ed educativi del popolo cristiano sono altrove (ma i vescovi delle chiese vuote tutto l’anno non se ne accorgono perché tanto alle cresime ancora sono piene).
Ma allora, chi è che tenta i nostri vescovi?
Perdonatemi le battute finali.

                                                                                                                    

domenica 16 ottobre 2011

Finalmente il messale latino-italiano!

Dobbiamo essere grati alla LAS (Libreiria Ateneo Salesiano) di Roma che finalmente edita il messale romano di Paolo VI in edizione bilingue latino-italiano.
Curato dal Pontificium Institutum altioris latinitatis con la Facoltà di Lettere cristiane e classiche dell'Università Pontificia Salesiana, presenta i testi latini della terza edizione tipica del messale romano, mentre quelli in italiano sono tratti dalla seconda edizione curata dalla CEI.
Il messale riporta sia il proprio delle antifone e delle orazioni così come il testo delle letture della Parola di Dio delle messe delle Domeniche e delle feste e la parte più importante del santorale.
L'edizione maneggevole e curata (da messalino dei fedeli, per intenderci) lo predispone per poter essere usato non solo dal celebrante ma anche dai fedeli.
E questo sfata il mito che il Concilio abbia abolita la messa in latino, che la messa in latino sia possibile solo col messale di Pio V! No, si può celebrare in latino con il messale riformato del Concilio!
E i fedeli hanno uno strumento per poter seguire la celebrazione con la comprensione dei testi.
E se anche si celebra in italiano, il confronto col testo originale in latino mostrerà quanto brutte siano le traduzioni italiane che spesso stravolgono pure il significato delle preghiere, dando così ragione a chi richiede una nuova traduzione del messale  nel senso di una maggiore fedeltà al testo originale.
Un buon passo dunque verso una celebrazione eucaristica sempre più autentica: ci auguriamo che questo lavoro abbia una buona accoglienza da parte dei fedeli e spinga l'editrice a stampare anche il messale feriale!

venerdì 12 agosto 2011

Il tempio, luogo di Dio e la venerazione verso Oriente in san Giovanni Damasceno

"In realtà Dio pervade tutte le cose senza mescolarsi, e partecipa a tutte la sua operosità secondo l'attitudine e la potenza accoglitrice di ciascuna [...]. Perciò è detto luogo di Dio quello che partecipa maggiormente della sua operosità e della sua Grazia. Per questo il cielo è detto suo trono [...] e la terra [è detta] sgabello dei suoi piedi (infatti in questa egli ha vissuto fra gli uomini attraverso la carne): e, in contrasto, piede di Dio è chiamata la sua santa carne. Anche la chiesa è detta luogo di Dio: infatti lo abbiamo delimitato per la sua glorificazione, come un recinto sacro nel quale facciamo a lui le nostre suppliche". (Giovanni Damasceno, De fide orthodoxa, 1, 13).

"Noi non prestiamo venerazione [volgendoci] verso Oriente superficialmente o a caso. Ma poiché siamo composti di natura visibile e invisibile, ossia intellettuale e sensibile, presentiamo al Creatore anche una duplice venerazione: così come cantiamo con la mente e con le labbra, siamo battezzati con l'acqua e con lo Spirito, e siamo uniti al Criso in modo duplice partecipando ai sacramenti e alla grazia dello Spirito.
Quindi, poiché 'Dio è luce' intellettuale e poiché Cristo è chiamato nelle Scritture 'sole di giustizia' e 'Oriente', occorre dedicargli l'Oriente per la venerazione. Infatti bisogna dedicare ogni cosa bella a Dio, dal quale ogni cosa è resa buona. Anche il divino Davide dice: 'Cieli della terra, cantate a Dio, cantate inni al Signore, che cavalca sul cielo dei cieli, ad Oriente'. E ancora la Scrittura dice: 'Dio piantò un giardino in Eden, ad Oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato'; ma poi lo cacciò dopo che aveva trasgredito, e 'lo fece abitare di fronte al giardino delle delizie', cioè ad Occidente.
Perciò noi veneriamo Dio desiderando l'antica patria e volgendo gli occhi ad essa. E la tenda di Mosé aveva il velo e il propiziatorio ad Oriente. La tribù di Giuda, come più onorevole, si accampava ad Oriente. Nel famoso tempio di Salomone la porta del Signore era posta ad Oriente. Invece il Signore, quando era in croce, guardava verso Occidente e così noi prestiamo venerazione volgendo lo sguardo verso di lui. Mentre era assunto in alto fu portato verso Oriente, e così gli apostoli lo venerarono: e così egli verrà nel modo con cui fu visto andare in cielo, come il Signore stesso disse: 'Come la folgore viene da oriente e brilla fino ad occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo'. Quindi noi apsettandolo prestiamo venerazione verso Oriente.
Questa è la tradizione non scritta degli apostoli: infatti molte cose essi ci hanno tramandato senza scriverle". (Ibid., 4, 12).
 
(ripreso dal Blog Traditio Liturgica)

venerdì 22 luglio 2011

Messa antica e messa nuova (3. Presentazione dei doni o offertorio?)

Continuiamo la nostra riflessione sulla riforma della messa. Forse la parte rituale dove si è messo mano in modo più forte rispetto ad altre parti è quella della presentazione dei doni.
Anche qui notiamo anzitutto la sostanziale continuità dei riti: (la presentazione del pane e del vino da parte dei fedeli insieme alle offerte per i poveri), la preparazione del pane e del vino, con l'infusione dell'acqua,   la offerta delle oblate a Dio, preghiere di accompagnamento ai gesti, preghiere di "purificazione" del sacerdote per passare all'offerta del sacrificio, incensazione...
Di per se gesti pratici che pian piano sono stati rivestiti di significato simbolico.
E per questo il sacerdote un tempo li compiva sottovoce, mentre si cantava la antifona d'offertorio, rimarcando così la differenza con la vera actio rituale che era poi il canone eucaristico.
Di per se la prima indicazione delle norme è per la recita di queste preghiere sottovoce e senza acclamazione (la rubrica dice: "secreto") e forse sarebbe opportuno recuperarla, anche se non si fa il canto, magari riproponendo l'antifona di offertorio che in modo inspiegabile non è più riportata nel messale.
Nella messa letta specialmente le preghiere della presentazione dei doni hanno acquistato un rilievo indebito che non devono avere, spingendo anche in questo caso ad un protagonismo eccessivo del celebrante e dei fedeli che intervengono con l'acclamazione.
Basti pensare che in alcuni riti particolari romani era sufficiente alzare la patena e il calice in un gesto di offerta senza nulla dire perchè di se stesso il  gesto è eloquente.
Le parole che hanno rivestito tale gesto non ne devono snaturare il significato.
Ed è naturale che nei secoli tale gesto, in tutte le liturgie, d'oriente e d'occidente, si sia rivestito anche di un significato "prolettico", anticipatore di quello che le oblate diventeranno e in vista di ciò sono onorate già alla stregua delle specie eucaristiche ad esempio con l'incensazione e una venerazione particolare. Se così non fosse, i riformatori postconciliari, per coerenza avrebbero dovuto eliminare anche l'incensazione dei doni!
E allo stesso modo con il richiedere già nelle preghiere la discesa dello Spirito santificatore: non è assolutamente una anticipazione indebita, è quasi già un pregustare il miracolo del dono eucaristico che subito dopo avverrà sulla sacra mensa sacrificale. Nessuno dei fedeli è stato mai così stolto da credere che questa invocazione dello Spirito sia un'altra epiclesi e un doppione di quanto avverrà durante il Canone!
Stranamente quello che si nega al rito antico è concesso alla messa zairese in cui al "Benedetto sei tu..." (fra l'altro si noti qui come le due oblate sono offerte insieme senza distinzione per la diversa simbologia tra pane e vino!) si integra la frase finale dicendo: "li offriamo a te...perchè per mezzo dello Spirito diventino per noi cibo e bevanda di salvezza". E nessuno si azzarderebbe a dire che questa preghiera è epicletica!
Perchè invece questo rito, con le sue preghiere "anticipatrici" ha di buono proprio il fatto che nei doni presentati ci ricorda che quel pane e quel vino sono il segno di colui che si è offerto per noi, è la memoria del Cristo che si avvia al sacrificio come ricordano i bizantini nel Cherubikon che accompagna l'ingresso dei doni. Ridurre la presentazione dei doni al gesto di apparecchiare la tavola e porvi il pane e il vino che poi saranno condivisi, riduce la messa ad un mangiare in comune in segno di fraternità, dimenticando che noi mangiamo un agnello che prima è stato sacrificato: non c'è banchetto eucaristico senza sacrificio.
Forse un eccessivo riferimento alle formule di benedizione ebraiche (la moda di giudaizzare non è nuova: c'è però il  fatto che mentre noi diamo per assodata una derivazione sic et simpliciter delle nostre formule liturgiche dalla tradizione giudaica, ciò non è affatto sicuro, giacchè l'origine di alcune preghiere ebraiche è così incerta che alcuni autori ebrei quali Hayoun hanno ipotizzato una loro derivazione dalla liturgia cristiana!!!) ha spinto a modificare l'antico "suscipe", creando un ibrido insoddisfacente: perchè, mi chiedo, che male c'era lasciare le antiche formule, o se proprio ritenute barocche, modificarle in modo da lasciare sempre l'iniziale "suscipe" e il riferimento esplicito che quel pane di vita è per noi il corpo di Cristo e quella bevanda di salvezza è il sangue di Cristo? Io l'avrei formulato nel modo seguente: Suscipe  Dómine, Deus univérsi, panem, quem de tua largitáte accépimus et tibi offérimus: ex quo nobis fiet panis vitae aeternae. //
Suscipe, Dómine, Deus univérsi, vinum, quod de tua largitáte accépimus et tibi offérimus: ex quo nobis fiet potus salutare. E magari poi avrei ripreso la formula che poi è stata usata per la benedizione del calice e della patena, e che avrebbe qui rappresentato un bellissimo pendant tra il gesto dell'offerta e quello della seguente incensazione: In altári tuo, Dómine Deus, panem et vinum  ad novi foderis sacrifícium celebrándum cum gáudio depónimus: per mysterium Corporis et Sanguinis Fílii tui, haec dona sancta effíciant,  ut sacrificium eius tuo sancto nomini elatum pro nostra et totius mundi salute cum odore suavitatis ascendat.

Comunque sia è in questo punto che deve emergere la consapevolezza che la Chiesa non ha altro da offrire al Padre se non il sacrificio del Figlio, sacrificio che egli stesso - come si dice in un'anafora moderna - ha posto nelle nostre mani. E perciò si può dire che è anche sacrificio della Chiesa: altrimenti non si capisce perchè poi si possa dire "nostro sacrificio... mio e vostro sacrifico" nelle formule seguenti e perchè anche noi preghiamo di essere accolti "suscipiamur" umili e pentiti nell'offrire il sacrificio a Dio.
Se non si comprende ciò si penserà a una dualità di sacrifici così da negare quello della Chiesa per salvare quello di Cristo: ma così facendo siamo nel protestantesimo e nella riduzione della Messa ad una santa cena senza offerta sacrificale rinnovata a Dio!
Allo stesso modo risulta inconsistente la polemica tra la dicitura presentazione dei doni ed offertorio, riservando la seconda per la conclusione del canone (a parte il fatto che bisognerebbe provare che il "per ipsum... ha una dimensione offertoriale, essendo di per sè solo una dossologia!) come affermano alcuni o comunque ad altro momento del canone (questo si: basti pensare all' "offerimus... de tuis donis ac datis), perchè non si è così poco intelligenti che la prima è l'offerta dei doni che diventeranno le sante oblate, la seconda è l'offerta del sacrificio del Cristo immolato. Anzi, il ricorrere alla stessa parola contribuisce a legare i due momenti. D'altronde questa sembrerebbe una polemica tutta italiana, gicchè ha tradotto con "lo presentiamo a te..." il latino "offerimus": come si vede anche nel nuovo rito si conserva il  verbo offrire, per cui non è sbagliato parlare di offertorio!
Nell'attesa di una riforma della riforma forse una celebrazione aderente strettamente alle rubriche ( e senza tutti i "licet" e "potest" e magari una traduzione più fedele dei testi) ci aiuterebbe a comprendere meglio tale momento della messa. (3. continua).

giovedì 7 luglio 2011

Cantuale Antonianum: Cosa cantiamo oggi a messa?

Cantuale Antonianum: Cosa cantiamo oggi a messa?: "La domanda che si pongono ogni domenica i cori parrocchiali, qualche minuto prima della messa, è proprio questa: 'cosa cantiamo oggi'. Sfogl..."

lunedì 4 luglio 2011

Messa antica e Messa nuova (2. La Liturgia della Parola)

Continuando il nostro sguardo sinottico sull'Ordo missae, anche stavolta possiamo notare come sostanzialmente la Liturgia della Parola sia rimasta invariata nei secoli nella sua successione Letture/ Epistola - Salmo graduale - Vangelo. Anzi, le celebrazioni vigilari e quelle delle Tempora, così come altre celebrazioni di propri e comuni confermano che si usavano pure Letture dell'Antico Testamento.
In questo dobbiamo essere grati alla riforma liturgica che ha arricchito il ciclo domenicale e festivo della lettura veterotestamentaria: è un modo per evitare un certo marcionismo liturgico e per sottolineare la continuità dei due Testamenti e della storia della salvezza.
Bene dunque il nuovo lezionario con i suoi cicli feriali e festivi (tranne la scelta della seconda lettura del tempo per annum che prevede la proclamazione continuata di un'epistola, mentre prima lettura e vangelo sono legati dal tema: forse in futuro si dovrà scegliere anche l'epistola concordandola al vangelo, come si fa nei tempi forti).
Discorso a parte merita il canto tra la prima e seconda lettura: il salmo graduale, ridotto a salmo responsoriale e spesso equivocamente introdotto come "risposta" a Dio che ci ha parlato nella prima lettura (se così fosse ci vorrebbe un salmo per rispondere all'epistola e a maggior ragione uno per rispondere al Vangelo!), equivoco avvalorato dal fatto che spesso il tema del salmo riprende solo il tema della prima lettura, mentre il graduale è un canto che celebra tutto il tema del giorno.
Cosa impedirebbe di ritornare al canto del graduale così come indicato nei libri appropriati? Si veda il Graduale romano, il graduale simplex e il Messale gregoriano che fanno proprio questa proposta.
E se non si canta il graduale può sempre essere recitato.
Stesso discorso per il tractus e per il salmo alleluiatico  al vangelo.
Il salmo responsoriale e l'alleluia potrebbe essere solo l'extrema ratio per i giorni feriali e per le piccole comunità.
Per quanto riguarda la proclamazione, l'aver riproposto l'ambone come luogo da cui proclamare la parola di Dio ci sembra   importante e significativo e da valorizzare maggiormente.
Dando sempre la precedenza ai ministri istituiti, le letture dovrebbero sempre essere proclamate da un lettore. In mancanza di questi meglio passare ad incaricati ad actum (tramite benedizione?) che far leggere tutto al sacerdote. D'altronde anche in passato era possibile sostituire il suddiacono e questi riceveva la benedizione dopo la lettura.
La successione per la proclamazione del vangelo (con o senza il diacono) è rimasta fondamentalmente uguale nei secoli per non ci sembra ci sia fondamentalmente qualcosa da rimarcare (al limite qualche aspetto rubricistico, quale ad esempio il bacio del vangelo alla fine sempre da parte del celebrante, vescovo o sacerdote che sia e mai da parte del diacono).
Ugualmente antica ed invariata è la successione Omelia -Credo - Orazione universale o dei fedeli.
A questo proposito, la possibilità di farla dalla sede, ci dà l'occasione di ribadire la scelta più opportuna della sede del celebrante, a destra, all'inizio del presbiterio o a lato dell'altare, ma mai in fondo all'abside, e ancor meglio se rivolta verso l'ambone (sacerdote e fedeli sono tutti protesi all'ascolto!).
La polemica sulla preghiera dei fedeli credo debba vertere più su alcune modalità sbagliate e su alcuni abusi che non sul suo significato intrinseco. Basterebbe prevedere formule fisse, quasi litaniche, in modo che l'assemblea si unisca con l'acclamazione alla intenzione proposta sempre dal diacono o da un altro ministro. Qualora l'intenzione sia proposta da un altro fedele, sia sempre il diacono ad invitare alla preghiera. Questo eviterebbe equivoci ed abusi.  (2. Continua)


domenica 3 luglio 2011

Sinossi Novus – Vetus Ordo missae


ORDO MISSAE

c.a A.D. 400

(Sant'Agostino) 
ORDO ROMANUS PRIMUS

(San Gregorio Magno) 
ORDO MISSAE

c.a A.D. 1000
ORDO MISSAE

S. PIO V

(TRENTO)

A.D. 1570 
ORDO MISSAE 1962

GIOVANNI XXIII 
ORDO MISSAE 1965ORDO MISSAE

1967 
NOVUS ORDO MISSAE 1969

PAOLO VI
MESSA DEI CATECUMENIMESSA DEI CATECUMENIRITI DI INIZIO
Aspersione acqua benedetta Aspersione acqua benedetta Aspersione acqua benedetta Aspersione acqua benedetta (fatta dopo) 
Introitus  IntroitusIntroitusIntroitus IntroitusIntroitusIntroitus
In nomine Patris… In nomine Patris… In nomine Patris… In nomine Patris… (fatto dopo)
Preghiera celebrante ai piedi dell'altare Preghiera celebrante ai piedi dell'altareIntroibo (tutto il salmo)

Adiutorium… 
Introibo (tutto il salmo)Introibo (solo antifona)

Adiutorium… 
Introibo (solo antifona)

Adiutorium… 
--------------------- 
Bacio dell'altare (e dell'evangeliario) da parte del celebrante //

Incensazione altare//



Celebrante va alla sede//

In nomine

Patris…

Saluto del celebrante all'assemblea

Dominus / pax

Aspersione acqua benedetta (al posto dell'atto penitenziale)
Confessione del celebrante per peccati suoi e del popolo Confessione del celebrante

Confiteor…

Misereatur.. 
Confessione del celebrante Confiteor…

Misereatur.. 
Confessione del celebrante Confiteor…

Misereatur.. 
Confessione del celebrante Confiteor…

Misereatur.. 
Confessione unica del celebrante e dei fedeli

Confiteor…

Misereatur… (prima formula)
Confessione dei fedeli

Confiteor…

Misereatur.. 
Confessione dei fedeli

Confiteor…

Misereatur.. 
Confessione dei fedeli

Confiteor…

Misereatur.. 
Confessione dei fedeli

Confiteor…

Misereatur.. 
Deus…

Ostende…







Domine…

Dominus…

Oremus…

Aufer…
Deus…

Ostende…







Domine…

Dominus…

Oremus…

Aufer…
Deus…

Ostende…







Domine…

Dominus…

Oremus…

Aufer… 
Deus…

Ostende…







Domine…

Dominus…

Oremus…

Aufer… 
Deus

Ostende… (usato come seconda formula atto penitenziale)

Domine…

Dominus…

Oremus…

Aufer… 
Bacio altare e evangeliario da parte del celebrante Bacio altareBacio altare Bacio altare Bacio altare(fatto all'inizio)
Incensazione altare Incensazione altare e sacerdoteIncensazione altare e sacerdote Incensazione altare e sacerdote Incensazione altare e sacerdote 
(fatta all'inizio)
Saluto inizialeCelebrante va alla sede e si dirige ad orienteCelebrante va alla sedeCelebrante va alla sedeCelebrante va alla sede Celebrante va alla sede (all'inizio)
Kyrie eleison Kyrie eleison 3+3+3

tropi 
Kyrie eleison 3+3+3 Kyrie  Kyrie  Kyrie  Kyrie

2+2+2

(oppure tropi come terza formula atto penitenziale)
Gloria Gloria Gloria Gloria  Gloria  Gloria  Gloria  
Saluto del celebrante all'assemblea

Dominus /(pax)
Saluto del celebrante all'assemblea

Dominus /(pax)
Saluto del celebrante all'assemblea

Dominus /( pax)
Saluto del celebrante all'assemblea

Dominus / (pax)
Saluto del celebrante all'assemblea

Dominus /(pax)
Saluto del celebrante all'assemblea

Dominus / (pax)
(fatto all'inizio)
Oremus – Colletta Oremus – Colletta Oremus – Colletta Oremus – Colletta Oremus (collecta) Oremus (collecta) Oremus –

Colletta 

 
PARTE DIDATTICA PARTE DIDATTICA PARTE DIDATTICA PARTE DIDATTICA PARTE DIDATTICA LITURGIA DELLA PAROLA
Lettura 1: Profeta Lettura 1: Profeta 
Salmo responsoriale
Graduale

oppure Salmo responsoriale
Lettura 2: Epistola Lettura Epistola  Epistola  Epistola  Epistola  Epistola  Lettura 2: Epistola
Salmo ResponsorialeCanto responsoriale Graduale  Graduale  Graduale  Graduale  Graduale  
Alleluia Alleluia / tractus Alleluia / tractus Alleluia/ tractus Tractus / alleluia Tractus / alleluiaAlleluia /(tractus) oppure laus tibi
Sequenza  Sequenza  sequenza sequenza sequenza sequenza 
Diacono chiede benedizione Diacono chiede benedizione Diacono chiede benedizione Diacono chiede benedizione Diacono chiede benedizione Diacono chiede benedizioneDiacono chiede benedizione 
Diacono riceve benedizione Diacono riceve benedizione Diacono riceve benedizione Diacono riceve benedizione Diacono riceve benedizione Diacono riceve benedizione Diacono riceve benedizione 
Processione evangeliarioProcessione evangeliario Processione evangeliario Processione evangeliario 
Lettura 3: Vangelo Proclamazione vangelo Saluto Dominus

incensazione

Proclamazione vangelo 
Saluto Dominus

incensazione

Proclamazione vangelo 
Saluto Dominus

incensazione

Proclamazione vangelo 
Saluto Dominus

incensazione

Proclamazione vangelo 
Saluto Dominus

incensazione

Proclamazione vangelo 
Saluto Dominus …

incensazione

Proclamazione vangelo 
Per evangelica … Per evangelica … Per evangelica … Per evangelica … Per evangelica …
Venerazione evangeliario Venerazione evangeliario Venerazione evangeliario Venerazione evangeliario Venerazione evangeliario Venerazione evangeliario Venerazione evangeliario 
Omelia Omelia Omelia Omelia  Omelia  Omelia  Omelia  
Credo Credo Credo  Credo  Credo
Dimissione dei catecumeni  
MESSA DEI FEDELI MESSA DEI FEDELI

dominus …

Oremus 




Dominus…

Oremus 




Dominus …

Oremus 




Dominus …

Oremus 




Dominus …

Oremus… 




Dominus …

Oremus… 






-----------------------
Oratio fidelium
Oratio fidelium
Preghiera universale 
PARTE SACRIFICALE PARTE SACRIFICALE PARTE SACRIFICALE PARTE SACRIFICALE PARTE SACRIFICALE LITURGIA EUCARISTICA 
Credo 
Canto di offertorio Canto di offertorio Canto di offertorio Canto di offertorio Canto di offertorio Canto di offertorio Canto di

offertorio 
Diacono prepara altare Diacono prepara altare Diacono prepara altare Diacono prepara altare Diacono prepara altare Diacono prepara altare Diacono prepara altare 
Offerta dei doni
Celebrante riceve i doni dai fedeliI fedeli non portano più i doni Celebrante può ricevere i doni dai fedeli
Presentazione doni Presentazione doni Presentazione doniPresentazione doniPresentazione doniPresentazione doniPresentazione

doni
Suscipe  Suscipe Suscipe  Suscipe  Benedetto sei … 
Aggiunta acqua al calice Aggiunta acqua al calice Aggiunta acqua al calice Aggiunta acqua al calice Aggiunta acqua al calice Aggiunta acqua al calice Aggiunta acqua

al calice 
Offerimus

In spiritu… 
Offerimus

In spiritu…
Offerimus

In spiritu… 
Offerimus

In spiritu… 
Benedetto sei … In spiritu…
Veni Veni Veni Veni --------------- 
Incensazione doni e altare e sacerdote Incensazione doni e altare e sacerdote Incensazione doni e altare e sacerdote Incensazione doni e altare e sacerdoteIncensazione doni, altare, Sacerdote e assemblea
Lavanda delle mani Lavanda delle mani Lavanda delle mani Lavanda delle mani Lavanda delle mani Lavanda delle mani Lavanda delle mani 
Lavabo inter… Lavabo inter… Lavabo inter…Lavabo inter… Lavabo inter… Lava me Domine
Preghiere  Sucipe sancta Trinitas Sucipe sancta Trinitas Sucipe sancta Trinitas Sucipe sancta Trinitas ----------------------- 
Orate fratres  Orate fratres  Orate fratres  Orate fratres  Orate fratres  
suscipiatsuscipiatsuscipiatsuscipiatsuscipiat
Preghiera sulle offerteSecreta  Secreta  Secreta  Secreta  Secreta  Secreta  Ex Secreta  
Preghiera eucaristica Prefatio  Prefatio  Prefatio  Prefatio  Prefatio  Prefatio  Prefatio  
Sanctus Sanctus SanctusSanctus Sanctus Sanctus Sanctus 
Canone  Canone  Canone  Canone  Canone  Canone  Canone  
Elevazione pane e calice Elevazione pane e calice Elevazione pane e calice Elevazione pane e calice Elevazione pane e calice 
Nuova formula istituzione

Mysterium fidei
Inchino del clero durante il canone Inchino del clero durante il canone Fedeli e clero in ginocchio  Fedeli e clero in ginocchio Fedeli e clero in ginocchio Fedeli e clero in ginocchio Fedeli e clero in ginocchio 
Dossologia ed elevazione dei doniDossologia ed elevazione dei doni Dossologia ed elevazione dei doni Dossologia ed elevazione dei doni Dossologia ed elevazione dei doni Dossologia ed elevazione dei doni Dossologia ed elevazione dei doni 
Padre nostro

Con embolismo 
Padre nostro

Con embolismo 
Padre nostro

Con embolismo 
Padre nostro

Con embolismo 
Padre nostro

Con embolismo 
Padre nostro

Con embolismo 
Padre nostro

Con embolismo 
Domine Iesu…
Fractio panis Fractio panis Fractio panisFractio panis(fatta dopo) 
Pax Domini sit Pax Domini sit  Pax Domini sit  Pax Domini sit  Pax Domini sit  Pax Domini sit  Pax Domini sit
Immissione del fermentum Immissione del fermentum 
Signum pacis Signum pacis (fatto dopo ma solo il clero)(fatto dopo ma solo il clero)(fatto dopo ma solo il clero)(fatto dopo ma solo il clero)Signum pacis
Fractio panis Fractio panis (fatto prima)(fatto prima)(fatto prima)(fatto prima)Fractio panis
Agnus Dei  Agnus Dei  (fatta dopo)(fatta dopo)(fatta dopo)(fatta dopo)Agnus Dei
Commixtio Commixtio Commixtio Commixtio CommixtioCommixtioCommixtio
Agnus Dei Agnus Dei Agnus Dei Agnus Dei 
Domine Iesu…

Signum pacis
Domine Iesu…

Signum pacis
Domine Iesu…

Signum pacis
Domine Iesu…

Signum pacis
(fatto prima) 
Preghiere del celebrante prima della comunionePreghiere del celebrante prima della comunione

Domine

Perceptio
Preghiere del celebrante prima della comunione

Domine

Perceptio
Preghiere del celebrante prima della comunione

Domine

Perceptio 
Preghiere del celebrante prima della comunione

Domine

Perceptio 
Preghiere del celebrante

prima della comunione

Domineoppure

Perceptio
Riti di comunione
Comunione celebrante clero e popolo al Corpo e Sangue di Cristo  Comunione celebrante clero e popolo al Corpo e Sangue di Cristo Comunione celebrante

Panem caelestem
Comunione celebrante

Panem caelestem
Comunione celebrante

Panem caelestem




-----------




-------------




Domine non sum





Corpus Domini

Quid retribuam

Sanguis Domini




Domine non sum





Corpus Domini

Quid retribuam

Sanguis Domini




Domine non sum





Corpus Domini

Quid retribuam

Sanguis Domini
Ecce Agnus



Domine non sum

Comunione celebrante Corpus Domini

Quid retribuam

Sanguis Domini 
Ecce Agnus

Beati qui ad …

Domine non sum

Comunione celebrante

Corpus Domini

----------------------

Sanguis Domini
Comunione fedeli

Confiteor

Misereatur

Indulgentiam

Ecce Agnus

Domine non sum

Corpus Domini…
Comunione fedeli







Ecce Agnus

Domine non sum

Corpus Domini…
Comunione fedeli







Ecce Agnus

Domine non sum

Corpus Christi…
Comunione fedeli

Corpus Christi…
Comunione

Fedeli

Corpus Christi…
Salmo durante la comunione Canto durante comunione Canto durante comunione Canto durante comunione  Canto durante comunione  Canto durante comunione Canto durante comunione Canto durante comunione
Purificazione calice e dita

Quod ore

Corpus tuum 
Purificazione calice e dita

Quod ore

Corpus tuum 
Purificazione calice e dita

Quod ore

Corpus tuum 
Purificazione calice e dita

Quod ore

Corpus tuum 
Purificazione



Quod ore

------------ 
Dominus vobiscumDominus vobiscum Dominus vobiscum Dominus vobiscum Dominus vobiscum Dominus vobiscum 

--------------- 
Preghiera Oremus Oremus Oremus Oremus Oremus Oremus Oremus 
benedizione Benedizione 
Dismissione dei fedeli Ite missa est Ite missa est/ benedicamus DominoIte missa est/ benedicamus Domino Ite missa est/ benedicamus Domino Ite missa est/ benedicamus Domino (Ite missa est/ benedicamus Domino Ite missa est/ benedicamus Domino 
Placeat tibi Placeat tibi Placeat tibi Placeat tibi -----------------------
benedizione benedizione benedizione (anticipata)(anticipata)
Ultimo vangelo Ultimo vangelo ----------------------- 
Preci leonine ----------------------- 

 


 


 

IO ACCUSO…

Tra epidemia e calura estiva è passato sotto silenzio un importante responso della Congregazione della Dottrina della fede e approvato in pr...