giovedì 28 febbraio 2013

IL NOSTRO GRAZIE A PAPA BENEDETTO XVI...


... che con umiltà e coraggio, mosso dallo Spirito, ha guidato la barca di Pietro tra i marosi e le tempeste del mondo, confermando la Chiesa sulla roccia della fede cattolica, perché sull'orizzonte della storia degli uomini ritorni visibile il volto del Padre da tutti anelato e udibile la voce del Figlio che chiama all'unico ovile con un'unico pastore. Il Signore lo assista con la sua consolazione, gli dia vita e salute e non lo lasci nella mano dei suoi nemici.

martedì 26 febbraio 2013

PAPA BENEDETTO E LA CARITA’ CHE E’ DIO


Forse solo in un futuro riusciremo a comprendere pienamente la grandezza e la profondità del magistero di Papa Benedetto XVI.
Perché se prima la sua teologia era dotta e illuminante, da Papa ha assunto l’autorevolezza, come qualcuno ha detto, di un Padre della Chiesa.
Certo il suo magistero è stato ordinario (nel senso canonico di non irreformabile) ma non per questo ha assunto meno valore: anzi, sono sicuro che da alcune acquisizioni a cui si è arrivati per suo merito la Chiesa non potrà più recedere.
Vorrei provare ad indicarne qualcuna, ad esempio la ricomprensione della carità non come una attività della Chiesa (in questo ha stigmatizzato con forza il “fare la carità” riducendo la Chiesa ad una istituzione di beneficenza fra tante) ma quanto nel suo aspetto teologale di esperienza stessa del Dio Unitrino che nella sua essenza è carità.
Pochissimi commentatori hanno colto la rivoluzione a partire dalla sua prima enciclica: Deus charitas est, in cui (e lo sapeva bene lui che veniva dalla terra protestante) ha invitato a superare la separazione tutta luterana di eros e agape, riprendendo l’affermazione (dall’esatta etimologia di eros: ricerca) che il Cristo esprime l’eros di Dio nei riguardi dell’uomo (e perciò simmetricamente anche l’eros/ricerca dell’uomo nei riguardi di Dio). E’ in questa ricerca dell’uomo da parte di Dio che Dio rivela il suo amore gratuito e sovrabbondante che è agape e charis/grazia, e cioè charitas. Un amore che rende possibile la risposta altrettanto amorosa dell’uomo verso Dio. In questo senso l’esperienza di fede si rivela per quello che è e deve essere nella sua pienezza esistenziale: l’esperienza mistica di un incontro erotico e agapico insieme tra Dio e l’uomo. Quell’esperienza del “gioco d’amore” cantato nel Cantico dei cantici e mirabilmente compreso dai mistici, appunto, quali ad esempio San Giovanni della Croce. Qui, solo qui, nella ricerca del volto dell’Amato è possibile l’esperienza della charitas che ti fa scorgere nel volto sfigurato del fratello il volto del Dio che in Cristo ha assunto il dolore del mondo nel suo annichilirsi in forma di servo.
A quanti pensavano ancora che Dio è Dogma, nel senso che la rivelazione di Dio è la rivelazione di un sapere di/su Dio, Papa Benedetto ha ricordato l’assunto giovanneo che Dio è amore e che la rivelazione del Figlio niente altro è che questo disvelamento dell’amore di Dio per gli uomini: una “passio” che trova il suo culmine proprio nella croce come rivelazione ultima del “Deus pro nobis”. Se Dio è amore/charitas allora la Chiesa non può non essere altrimenti. La Chiesa è carità. Perché solo la carità è capace di dare senso e carne e sangue ai vincoli della communio ecclesiale. Perché solo ponendosi come carità può presentarsi al mondo come serva della fraternità umana e della dignità di ogni singolo uomo immagine del volto di Dio.
Solo così si comprendono le altre encicliche del papa e tutto il suo successivo magistero. Fino ad un Motu proprio passato quasi inosservato: quello sulla ridefinizione proprio del ruolo del servizio di carità nella Chiesa.
Significativamente il papa parte dalla considerazione che nel Codice di diritto Canonico, nella parte che riguarda il vescovo diocesano, il legislatore è stato attento al suo ruolo di maestro della dottrina e di liturgo, ma ha tralasciato di indicare il vescovo come colui che presiede nella chiesa a lui affidata anche al servizio della carità, perché la fede annunciata e celebrata non può non essere vissuta e testimoniata come carità.
E questo non è un problema canonico. E’ ecclesiologico. Oserei dire che qui Papa Benedetto è stato profetico, nello spingere la Chiesa ad un rinnovamento non delle strutture e istituzioni (di cui ha sempre diffidato) ma della sua essenza stessa. La Chiesa del futuro non è chiamata a fare carità, ma ad essere carità: o sarà carità o non sarà affatto.

domenica 24 febbraio 2013

LA FRATERNITA' SAN PIO X? SOLO SUPERBIA E SACCENTERIA. PAROLA DI PAPA BENEDETTO

Fino alla fine ha teso loro la mano per invitarli a rientrare, forse più del dovuto, ma la sua preoccupazione di padre non è stata mai capita: papa Benedetto ha voluto fino all'ultimo (ora si comprende la lettera inviata loro in Avvento in cui con urgenza si chiedeva loro un gesto di fiducia, affidamento nelle mani del papa per Natale) tentare di chiudere lo scisma, ma dall'altra parte solo giochi di parole, un rialzare sempre la posta, il tentativo di fare le "pulci" a tutto il magistero attuale. Fino al 22, data simbolica della Cattedra di Pietro le mani sono state aperte in attesa. Ma l'ennesimo diniego mostra allora che, come scrivevamo in un precedente post il problema non è di carattere liturgico, ma, e lo aveva intuito il papa nella sua lettera ai vescovi della Chiesa dopo la remissione delle scomuniche ai loro quattro vescovi, eminentemente dottrinale. A ben riflettere la questione è qua: come si può dire di riconoscere la Roma eterna, il Magistero di Pietro, senza poi riconoscere di fatto che Pietro è il papa che siede sulla sua cattedra? Altrimenti si fanno solo sofismi. E qui entra in gioco la dimensione antropologica: il convincimento di essere gli unici nel giusto e di pretendere che siano gli altri ad addivenire alle nostre posizioni. Lo riconosce il papa nella stessa lettera: <<da molto tempo e poi di nuovo in quest’occasione concreta abbiamo sentito da rappresentanti di quella comunità molte cose stonate – superbia e saccenteria, fissazione su unilateralismi ecc.>>. E questo annulla anche il buono che ci potrebbe essere in quella comunità. Ma la Tradizione è Roma, è il Papa. Non sono loro. Il resto sono chiacchiere. 
Noi ce ne occupiamo dal punto di vista di un ecumenismo a 360° nella tensione di un recupero di ogni scisma nel vero abbraccio cattolico. 
Era stato di fatto concesso loro di poter criticare il Vaticano II ma che era ed è in ogni caso un atto di magistero, in qualunque modo lo si voglia poi intendere.
Perché come lucidamente scrive papa Benedetto, non si può fermare il magistero al 1962. Un'affermazione del genere di fatto significa riconoscere che si è in una situazione di sede vacante da allora: abbiano il coraggio di dirlo. Non si può dire di riconoscere come Papa vero Benedetto e poi di fatto negarlo. 
La FSSPX è di fatto scismatica. E fin quando lo sarà faranno bene tutti i vescovi a proibire  loro l'apertura di case e chiese ai fedeli di frequentarli. C'è un equivoco che sta andando avanti da molti anni. E un modo per superarlo è un largo uso del Summorum Pontificum nell'ambito della catholica perché spunta le armi della Fraternità.
Peccato. 
Anzitutto per il grande sgarbo fatto a Papa Benedetto e al suo cuore di Padre, nel respingere ogni tipo di offerta che venisse da lui. Ma soprattutto per la Chiesa. Davanti a Dio dovranno sentire tutto il peso del loro rifiuto e del far permanere una grave frattura della communio ecclesiale. 
Il giudizio storico su di loro lo ha già dato il papa: in loro ci sono molte cose stonate, superbia e saccenteria. Ormai la loro si è ridotta ad una storia di puro orgoglio: non è vero amore per la Chiesa il loro, ma ormai solo attaccamento a se stessi e alle loro idee. L'umiltà vera è quella che ci sta insegnando Papa Benedetto: che non meritava proprio di essere trattato così dalla FSSPX. 
Sarebbe bello che questa fraternità, per dimostrare di aver capito la lezione, appena eletto il nuovo papa, chiunque sarà, facesse un atto di affidamento nelle sue mani: senza se e senza ma, senza condizioni. Perché non si può dire "credo ecclesiam" senza fidarsi di Pietro a cui Cristo ha affidato le chiavi della Chiesa. Osiamo sperarlo?

sabato 23 febbraio 2013

SOCCI INVITA IL PAPA A RINUNCIARE PROPONENDO AI CARDINALI DI OFFRIRGLI LE LORO DIMISSIONI...

... dicendo che se anche è impensabile che il papa ritorni sui suoi passi almeno il gesto dei cardinali sarebbe il segno che hanno compreso la lezione...
io mi accontenterei che i vescovi e i parroci si dimettessero arrivati ai 75 anni senza fare storie né richiamare indissolubilità di nozze con diocesi e parrocchie teologicamente fuori luogo...

martedì 19 febbraio 2013

I VESCOVI TEDESCHI CHIEDONO PERDONO AL PAPA PER GLI ERRORI FATTI NEI SUOI CONFRONTI: QUANDO LO FARANNO TUTTI GLI ALTRI, ITALIANI IN TESTA?


L'arcivescovo presidente della Conferenza episcopale tedesca sul pontificato di Benedetto XVI

Verità chiarezza e misericordia

di Robert Zollitsch

In un certo senso tutta la Germania è stata partecipe dell'onore che toccò in sorte al cardinale Joseph Ratzinger, quando il 19 aprile 2005 i cardinali riuniti in conclave lo elessero vescovo di Roma e successore di Pietro. «Siamo Papa» si sentì dire in un misto di orgoglio e di gioia. Oggi, otto anni dopo, prevale il senso di profondo rispetto e riconoscenza, al quale però si mescola anche una certa malinconia. Un commiato è sempre doloroso, soprattutto quando si tratta di una persona conosciuta e stimata.
Papa Benedetto XVI ha lottato durante tutta la sua vita per cercare di penetrare nell'inafferrabile mistero di Dio. In grande umiltà vuole avvicinarsi a Dio e farsi svelare con tutti i sensi da Lui stesso chi è Dio e che cosa Dio vuole per gli uomini. Con la preghiera e nella celebrazione dei sacramenti, ma anche con i mezzi propri dell'uomo, quelli della ragione, e nella sempre nuova penetrazione della Sacra Scrittura, della dottrina dei Padri e delle regole della Chiesa, la sua vita è tutta dedicata all'avvicinamento a Dio.
Questa scelta fondamentale della sua vita segna il nostro Santo Padre in un modo così trasparente che tutti ne stimano l'autorità spirituale e intellettuale. Lo fa perfino la maggior parte di coloro che, a causa di singole decisioni o modi di vedere, non possono o non vogliono capirlo. Pertanto faremmo bene a vedere nella sua decisione di deporre tra qualche giorno la carica episcopale ciò che essa vuole essere: espressione di una vita di credente, che è ben consapevole di due cose: che conosce la dignità dell'uomo -- la quale consiste nel testimoniare Dio in questo mondo, sostenuto dal mandato della Chiesa -- ma che conosce anche la finitezza dell'uomo, che lo porta a riconoscere gli stretti limiti delle proprie forze e infine a vivere con la fiducia che è Dio, e non l'uomo, colui da cui dipende la riuscita.
Durante la sua visita in Germania di due anni fa, il Santo Padre ha ripetutamente affermato che la Chiesa attinge l'acqua della sua vitalità dalle proprie sorgenti trascendenti divine e non pesca nel torbido di un uso ingenuo e a rischio di delusioni delle forze di questo mondo. Ha particolarmente insistito sul giusto rapporto della Chiesa con il mondo nel suo discorso programmatico nella nostra Konzerthaus a Friburgo. Oggi sappiamo meglio di allora che egli voleva far risaltare il giusto e importante messaggio della sua vita: attingete alle sorgenti della salvezza e non accettate la salvezza da nessun altro che dal Signore.
In realtà questo messaggio ha caratterizzato i suoi discorsi e il suo comportamento durante tutto il periodo del suo pontificato. La concezione dell'uomo viene definita dalla fede in Dio e Benedetto XVI ha avuto una concezione dell'uomo molto positiva durante tutta la sua vita; l'uomo infatti rispecchia Dio, in quanto fatto a sua immagine, ed è stato redento e ricondotto vicino a Dio grazie a nostro Signore Gesù Cristo. Sono in particolar modo le forze estetiche e la ragione a caratterizzare l'uomo e Papa Benedetto XVI aggiungerebbe: la sua capacità d'amore. Per questo motivo è stato con tutto il cuore teologo: un uomo che vorrebbe comprendere e mettere in evidenza l'autorivelazione di Dio. Tutti noi ci siamo fatti guidare e prendere per mano dalla forza di persuasione e dell'espressione del-l'opera di Joseph Ratzinger, l'ultima volta in occasione dell'ultimo Natale, quando a conclusione della sua trilogia su Gesù ci ha regalato il prologo sulla storia dell'infanzia di Gesù.
Sono certo che l'alta opinione che il Santo Padre nutre nei confronti dell'uomo ha il suo fondamento nelle esperienze della sua casa paterna e nella vita religiosa del giovane Joseph Ratzinger.
La sicurezza affettiva in uno spazio d'amore fa maturare in lui le convinzioni basilari della sua vita. Con altrettanta chiarezza Papa Benedetto XVI avverte anche ciò che è mortificante nella cattiveria e nel fallimento dell'uomo. Non che lui si limiti a condannare e a denunciare con freddezza sviluppi tragici e dolorosi nell'uomo e nella società. È andato a visitare in prigione chi in passato era stato uno dei suoi più stretti collaboratori. Ma ha voluto esprimere con chiarezza le sue valutazioni riguardo alla superficialità e alle deformazioni di una società che si separa dalle sue radici cristiane, così come sul fallimento di coloro che non lavorano per la riconciliazione e la pace giusta, ma che lasciano corso alla violenza nelle sue molteplici forme. No, Papa Benedetto XVI non ha voluto rinunciare a chiamare con il loro nome le forze distruttrici e ostili alla vita del mondo e degli uomini.
Tutto ciò però nello spirito della sincerità e dell'autocritica. Nessuno come lui ha espresso apertamente il fatto che la Chiesa è fallibile e sottoposta a tentazioni. Con onestà ha parlato delle terribili, permanenti ferite, che sacerdoti e altri rappresentanti della Chiesa hanno inferto a giovani umiliandoli con atti di violenza sessuale. A Roma e nei suoi molti viaggi ha trovato chiare parole di condanna degli abusi sessuali e alle parole ha fatto seguire anche i fatti, incontrandosi con le vittime.
Se Papa Benedetto XVI, con la libertà che viene dalla fede, ha parlato apertamente di aspetti distruttivi e falsi della società e della vita religiosa, non lo ha mai fatto a voce alta e tanto meno con presunzione. Egli voleva -- lo ha detto ripetutamente -- essere «un umile operaio nella vigna del Signore» e uno che conosce la meravigliosa forza della misericordia. Anche la forza della compassione, per la quale ricordiamo quale esempio le belle parole pronunciate durante l'incontro delle famiglie a Milano nel 2012, quando raccontò di come lo tormentasse il fatto che nella società moderna la vita familiare fosse diventata così fragile e difficile e che la Chiesa deve essere vicina a tutte le vittime di queste situazioni come a fratelli e sorelle. Verità, chiarezza e misericordia sono le tre colonne del pensiero e del comportamento che ci restano particolarmente impresse da questo Pontificato che sta per terminare. 
Quanto può essere infinitamente difficile esercitare la compassione lo ha dovuto recentemente provare Benedetto XVI stesso quando venne ingannato da persone nella stretta cerchia dei suoi collaboratori: non gli fu concesso neppure questo importante spazio di protezione e di personale intimità.
Il Santo Padre è riuscito anche a porre accenti politici, innanzitutto in occasione dei suoi viaggi. Quali esempi vorrei citare solo i viaggi in Polonia dove lui, il Papa tedesco, ha visitato il campo di concentramento di Auschwitz, o i soggiorni nel Vicino Oriente, specialmente in Israele e Palestina o anche negli Stati Uniti d'America e in Australia. Ma anche in relazione all'avvicinamento ecumenico delle Chiese e delle comunità il Santo Padre non ha fatto mancare passi e iniziative coraggiose. Ciò vale soprattutto per le Chiese ortodosse, soprattutto della Russia. Il Papa è andato incontro alle grandi religioni, che gliene sono state grate, soprattutto gli ebrei e il mondo dell'islam.
Non tutto è andato bene a Papa Benedetto XVI. È stato criticato e naturalmente non poteva soddisfare le numerosissime aspettative, l'una dipendente dall'altra, di tante persone in tutto il mondo. Dirlo è una cosa ovvia e parte della sincerità che Papa Benedetto XVI desidera e pratica. Nel gesto dell'avvicinamento alla Fraternità sacerdotale San Pio X, ad esempio, ha investito molte energie, ma non ha raggiunto lo scopo. È esposto alla loro incomprensione come alla delusione di altri sull'altra sponda dello spettro religioso, che si aspettavano determinate riforme nella Chiesa.
Papa Benedetto XVI ne ha sofferto molto, pur portando avanti il suo servizio con fermezza e costanza, sapendo che lavora su mandato di un Altro, di Uno più grande. Sul modello di Cristo ha quindi sopportato anche ostilità e ingiustizia. Nel suo discorso di Roma, all'inizio della settimana, il Papa ha chiesto perdono per tutti i suoi errori. 
Nella mia qualità di presidente della nostra Conferenza episcopale vorrei invece chiedergli perdono per tutti gli errori che forse sono stati fatti nei suoi confronti dalla Chiesa in Germania. 
Mi faccio soprattutto portavoce dei molti milioni di persone in Germania e di tutti i credenti che sentono una grande gratitudine per il suo servizio, che si sentono spiritualmente nutriti e sostenuti nei loro sforzi di fede, che hanno visto il suo servizio come quello di un buon pastore e costruttore di ponti. Con grande forza vorrei dire anche grazie per il fatto che il nostro Santo Padre ha alimentato la nostra gioia di essere cattolici e di trovare nella Chiesa una patria che non ci possono togliere né la morte né nessuna potenza di questo mondo.

(©L'Osservatore Romano 20 febbraio 2013)

lunedì 18 febbraio 2013

SE RAVASI RIDUCE I FEDELI A PUBBLICO...

Cari amici, come avete compreso la commozione mi ha impedito di finire il mio post precedente su Papa Benedetto XVI. ma vi prometto che sarà ripreso e completato.
Intanto nella confusione di questi giorni in cui tutti (umanamente ma logicamente) ci chiediamo (perché nasconderlo dietro un velo di ipocrisie?) chi sarà chiamato a reggere il timone di Pietro, c'è chi pensa già a possibili candidati al soglio pontificio. Anche io ne ho in mente alcuni. ma non mi pronunzio per evitare di far loro il danno di vederli entrare papi in conclave e uscirne cardinali, come si suol dire.
Però posso dire chi non mi piacerebbe fosse eletto. 
E lo dico senza remore: Ravasi.
Che potrà avere una cultura enciclopedica e imbottire tutti i suoi discorsi delle più disparate citazioni, ma lasciarti col cuore freddo: oltre le citazioni gli avete mai sentito fare una riflessione che fosse sua? cioè dico uscita dal suo cuore, espressione di una sua meditazione? Mai!
Parla sempre: ma sempre con le parole degli altri, attento a non scontentare il suo uditorio radical chic dei salotti dei perbenisti borghesi (così come delle testate giornalistiche) che ama frequentare.
Potrei fare una disamina di pagine del suo comportamento. Ma credo che a volte una personalità si possa comprendere anche da pochissimi e piccolissimi segni.
Allora ve ne indico tre.
Primo. Che bisogno c'era di dire che il papa subito dopo la sua rinuncia si era affrettato ( ma davvero?) a confermargli personalmente che in ogni caso gli esercizi spirituali dettati da lui sarebbero rimasti? Cosa voleva darci ad intendere? 
Secondo. Processione del mercoledì delle ceneri. Tutti i cardinali incedono con occhi bassi e sguardo contrito. L'unico ad incedere col suo volto rubicondo  e teso a lanciare saluti e sguardi sorridenti e ammiccanti ai fedeli era lui: mi è venuto spontaneo chiedermi se davvero avesse capito cosa stesse succedendo... 
Terzo. Ieri sera guardo una intervista fatta a lui sulle priorità del futuro papa. Risposta: i giovani. E spiega: dato che io non ho una diocesi "mia" e sono sempre in giro, vedo che nelle chiese il "pubblico" è fatto solo di anziani. Penso: sarà stato un lapsus, ma lui continua per altre due tre volte: quando celebro "il pubblico"... sempre e solo "il pubblico". Mi chiedo se lui abbia mai sentito parlare della categoria di "christifidelis", di assemblea celebrante... l'idea che dava è quella di chi si crede, qualunque cosa faccia, anche il pontificale in una cattedrale, di stare sempre lì sul palco, a fare la sua performance, davanti al suo "pubblico. Come se si fosse a teatro. Perché forse  più di tutto ama recitare. 
Che realmente abbia ragione chi lo definisce cardinal vanesio?
Ma credo che la chiesa in quest'ora abbia bisogno d'altro.

martedì 12 febbraio 2013

LA PIU' BELLA ENCICLICA DI PAPA BENEDETTO: IL GESTO UMILE E CORAGGIOSO DI UN PAPA CHE HA MOSTRATO DI AMARE CRISTO E LA CHIESA PIU' DI SE STESSO

Che il gesto del Papa ieri ci abbia lasciati umanamente attoniti è più che comprensibile. Specie per chi l'ha da sempre amato e ammirato, ancor prima che fosse eletto al soglio pontificio, per la sua intelligenza coniugata alla sua grande fede e ad un tratto di signorile gentilezza che è sempre più difficile trovare nelle nostre frequentazioni.
Confesso che non sono riuscito a trattenere le lacrime, pensando alla mia gioia, lì in piazza San Pietro per la sua elezione e per la sua prima messa da papa. 



mercoledì 6 febbraio 2013

Là dove tutto ha avuto inizio: pellegrini della fede nell'anno della fede


PARROCCHIA SAN GIUSEPPE – SCICLI – Pellegrinaggio speciale in TERRA SANTA nell’anno della fede 

PROGRAMMA

22 agosto 2013- 1° giorno: Sicilia – Tel Aviv – Galilea

Ritrovo dei Sigg. Partecipanti all’aeroporto di Catania. Disbrigo delle formalità d’imbarco e partenza con volo ITC per Tel Aviv. Arrivo all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, incontro con la guida e inizio del pellegrinaggio verso Nazaret. Tel Aviv ingloba la antica Jaffa, luogo dove Pietrò aprì la fede ai Gentili. Lungo il percorso attraverso la “via maris” si ammireranno dall’alto le rovine di Cesarea Marittima, e proseguendo si scorgerà il Monte Carmelo Carmelo che sovrasta la moderna città di Haifa. Pranzo durante il trasferimento. Arrivo ad Akko, l’antica san Giovanni d’Acri e visita della cittadella crociata. Partenza per la Galilea, arrivo nell’hotel a Nazaret e sistemazione nelle camere riservate. Cena e pernottamento.

23 agosto - 2° giorno: Galilea – Monte Tabor

Prima colazione in hotel. Partenza per il Monte Tabor con visita al Santuario della Trasfigurazione e con sosta a Cana di Galilea per il rinnovo delle promesse matrimoniali. Proseguimento per Sefforis, la città ellenistica dove secondo la tradizione apocrifa lavorava San Giuseppe. Pranzo. Pomeriggio dedicato alla visita di Nazareth: Fontana della Vergine, Chiesa di S. Giuseppe, Basilica dell'Annunciazione. Cena e pernottamento in hotel.

24  agosto - 3° giorno: Lago di Galilea – Giordano

Prima colazione in hotel. Al mattino partenza per Cesarea di Filippo, dove san Pietro confessò il Cristo come Figlio di Dio e dove rinnoveremo la nostra professione di fede. Ci troviamo alle pendici del monte Hermon e alle sorgenti del Giordano. Visita di Banias e del santuario del dio Pan. Proseguimento per il Monte delle Beatitudini. Pranzo. Di seguito visita di Tabga: chiese del Primato sulla sponda del lago di Galilea,  e della Moltiplicazione dei pani e dei pesci. Proseguimento per Cafarnao, visita ai resti della sinagoga e della casa di Pietro. Breve sosta a Cafarnao alla tomba di Maimonide, il “compilatore” della professione di fede ebraica. Rientro in hotel, cena e pernottamento.

25 agosto - 4° giorno : Qumran – Gerusalemme

Prima colazione in hotel. Partenza per Gerusalemme attraverso la Samaria. Si passa per Nablus e si sosta alla vicina Sichem al pozzo di Giacobbe luogo dell’incontro di Gesù con la samaritana. Si scende verso la valle del Giordano attraverso il deserto di Giuda. Sosta al sito di Qasr Yahud sulla sponda del Giordano, luogo storico del battesimo di Gesù, sito riaperto da soli due anni, di fronte alla Betania al di là del Giordano dove predicava Giovanni il Battista. Proseguimento per Gerico ed al Monte della Quarantena. Pranzo in corso di escursione. Continuazione per  la visita del monastero Greco-Ortodosso della Quarantena, sul luogo del digiuno e delle tentazioni di Gesù. Proseguimento per il Mar morto. Lungo il percorso si scorge Qumran, con le antiche grotte dei ritrovamenti dei papiri più antichi della Bibbia. Sosta al Mar Morto e proseguimento lungo il Deserto di Giuda. Partenza per Gerusalemme passando per Betania e Betfage. Arrivo a Gerusalemme, sistemazione nelle camere riservate dell’ hotel. Cena e pernottamento.

26 agosto - 5° giorno: Gerusalemme - Betlemme – Ein Karem

Prima colazione in hotel. Mattinata dedicata a Betlemme passando per l’Herodion e il campo dei pastori: visita della Basilica della Natività e della Grotta del latte. Pranzo. Nel pomeriggio visita di Abu Gosh dove sorge la Chiesa dell’Arca della Alleanza e visita di Latrun, la Emmaus dei crociati. In serata rientro in hotel per la cena ed il pernottamento.

27 agosto - 6° giorno: Gerusalemme

Pensione completa. Intera giornata dedicata alla visita della città vecchia: Muro del Pianto, Spianata del Tempio, esterno della Moschea di Omar e El Aqsa. Porta di S. Stefano. Visita di S. Anna e Piscina Probatica. Itinerario della Via Crucis: visita alla Flagellazione coi resti del Litostrotos, visita della Basilica dell'Ecce Homo, Via Dolorosa e arrivo al S. Sepolcro: visita del Calvario, dell’edicola della resurrezione e degli altri luoghi santi. Pranzo a metà percorso. Rientro per la cena ed il pernottamento.

28 agosto - 7° giorno: Gerusalemme - Monte degli Ulivi – Monte Sion

Pensione completa. In mattinata scendendo per il Monte degli Ulivi, visita dell’ Edicola dell'Ascensione, al Santuario del Pater Noster, al Dominus Flevit, all’Orto degli Ulivi, alla Basilica del Getsemani detta delle Nazioni, dove pregheremo per l’unità dei cristiani, alla  Grotta della Cattura, alla Tomba della Madonna. Pranzo.  Salita al Monte Sion cristiano, Visita del Cenacolo, Visita della Tomba del Re David, del Santuario della Dormizione della Madonna. Visita del Museo dei Rotoli di Qumran. Rientro per la cena ed il pernottamento.

29 agosto - 8° giorno: Gerusalemme – Tel Aviv – Sicilia

Prime colazione in hotel e trasferimento all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Disbrigo delle formalità
d’imbarco e partenza per l’aeroporto designato. Arrivo e fine dei ns. servizi.

Avviso: L’ordine delle visite potrebbe essere variato in base alla disponibilità dei santuari e delle messe da celebrare

Quota di partecipazione € 1.315,00 in camera doppia
Supplemento singola € 350,00

Anticipo all’atto di iscrizione € 100,00; 50% della quota entro il 1° aprile; saldo entro il 1° luglio.


La quota comprende:
         Trasferimento da Scicli in autobus per l’aeroporto e viceversa*
         Trasporto aereo con voli ITC Sicilia - Tel Aviv e viceversa;
         Sistemazione in hotel 4 stelle in camera doppia con servizi privati;
         Pensione completa come da programma;
         Tour in pullman con guida di lingua italiana;
         Mance;
         Assicurazione Europ Assistance medica con franchigia € 35,00 e bagaglio;

La quota non comprende:
Visite ed ingressi ove previsti come da programma per un totale di € 35,00 da versare all’atto dell’iscrizione;*
*Nota: il presente pellegrinaggio non è il tour standard della Terrasanta ma è stato studiato appositamente su nostra richiesa per vedere i luoghi più significativi della professione della fede nel contesto dell’anno della fede che stiamo celebrando. Questo comporta l’ingresso in musei e siti archeologici non previsti negli altri tour di base.

• Le bevande ai pasti, i facchinaggi, le escursioni facoltative e gli extra di carattere personale;
• Costi di trasporto da e per centri medici e strutture di ricovero;
• Tutto quanto non espressamente menzionato alla voce “la quota comprende”.


Importante:
Per recarsi in Israele è necessario essere in possesso del passaporto individuale, tale documento non deve essere in via di scadenza ma avere almeno sei mesi di validità rispetto alla data di partenza. Al momento dell’iscrizione, all’atto della firma del contrattino di impegnativa del viaggio, si prega di consegnare una fotocopia di tutte le pagine del passaporto.

PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI RIVOLGERSI A PADRE IGNAZIO LA CHINA TEL. 3493539515

Organizzazione tecnica: ECUMENIA PELLEGRINAGGI di OBY WHAN TOUR OPERATOR - Catania

IO ACCUSO…

Tra epidemia e calura estiva è passato sotto silenzio un importante responso della Congregazione della Dottrina della fede e approvato in pr...