Quanto succede ai nostri giorni
mi fa sempre più pensare e ritornare alle tesi di Oriana Fallaci, specie al suo
libro stampato dopo l’attentato alle torri gemelle di New York, scritto con la mente e il cuore, il sano
orgoglio e la passione civile, la coscienza e l’onestà intellettuale di chi
crede che al mondo bisogna starci non tanto per fare salotto ma anche per
soffrire con esso e per esso e magari cambiarlo in meglio. Le tesi della
Fallaci si possono accettare o respingere, ma certamente non ti lasciano
indifferente, anche perché sono il frutto di una sua lunga militanza civile
“controcorrente” rispetto a tutte le mode dettate dalle varie “intellighenzie”
di turno. Personalmente la mia ammirazione per lei risale agli anni della sua
coraggiosa “Lettera ad un bambino mai nato” in cui da donna e da laica ha
saputo riflettere e far riflettere sulla vita e sul dramma dell’aborto
superando stereotipi femministi e pregiudizi radical-chic. E così per ogni suo
scritto, sia romanzo o reportage: in definitiva tutto diventa l’occasione per
una meditazione alta sull’uomo, sulla sua dignità, sui suoi diritti-doveri, sul
suo ruolo politico nel mondo. Fino a questo libro, in cui l’attentato diventa
quasi il pretesto per parlare di uomini (e di ominicchi e mezzi uomini… per
dirla con Sciascia) e storie, dell’America e del mondo arabo, ma anche (e forse
soprattutto) dell’Italia amata-odiata. Dicevamo dunque della mia reazione a “La
rabbia e l’orgoglio”, come significativamente s’intitola il libro. Che sono poi
realmente i due sentimenti che riesce a suscitarti. Oltre naturalmente alla gioia di trovare chi ancora
scrive rispettando consecutio, ortografia e sintassi, congiuntivi e
condizionali e riuscendo a dare musicalità al cursus di quello che in fondo è e
rimane un lungo articolo di giornale. Questo è uno scritto che mano a mano che lo
leggi senti dentro di te una voce che ti dice: “ecco le cose che avrei voluto
tante volte dire e magari gridare!” Perché confesso che anch’io mi trovo a
combattere con l’ignavia, il perbenismo, l’incoerenza di tanti che chissà cosa
darebbero affinché tu non li scuotessi dalle loro letargiche sicurezze in cui
sperano di poter vivere rifugiati al sicuro dal mondo. O con la pericolosità di
quelli da cui già mio padre mi ammoniva di stare in guardia: che, citando Angelo
Musco, diceva, “spirano le vele per dove spira il vento”! E allora ti monta la
rabbia. Ma anche l’orgoglio – si, permettetemi un pizzico di orgoglio - nel non
sentirsi come loro, nel sentirti – pur nella solitudine – fuori dal mucchio,
nel non finire di ringraziare, come fa la Fallaci, i propri genitori per l’educazione
ricevuta fondata nel culto della lealtà, del rispetto, dell’assolvimento del
proprio dovere coniugati con la generosità e l’altruismo e con la
raccomandazione a dire sempre e a tutti con coraggio il proprio pensiero. Anche
pagando di persona, senza vendersi al primo o ultimo arrivato che sia. E allora
ringrazi il Cielo perché si è in pochi, ma si è in buona compagnia! E ti si
rinnova la voglia di impegnarti e di combattere, nonostante a volte c’è davvero
di che farti cadere le braccia! Qualcuno forse obietterà che il mio sentire sia
un po’ snob e che corra il rischio di creare una nuova sorta di concezione
elitaria: ebbene, lo confesso, io sto dalla parte di Cristo, che è quella del
poco lievito e del pizzico di sale e non della massa. La massa oggi grida
“osanna” e domani “crocifiggi”: allora è meglio non fidarsi! Meglio avere il
coraggio di essere se stessi, nella buona e nella cattiva sorte, con l’unica
ricompensa – per chi ancora ci crede – di avere una coscienza che non ti
rimprovera nulla e che ti fa dormire tranquillo. Meglio avere il coraggio delle
proprie idee, che, se anche ti procura guai, almeno ti fa scrivere buoni libri:
perché se tante pubblicazioni fanno a gara per la loro stupidità, non sarà
forse perché sono state scritte da persone senza personalità, da teste senza
testa, da uomini senza … carattere?
CATHOLICA FORMA : Non basta dirsi cristiani. Il credere deve avere una forma. La forma cattolica è il modo in cui la sostanza della fede cristiana prende corpo nel cuore dei credenti. Questo spazio vuole essere un luogo per mostrare la bellezza della fede cattolica.
domenica 30 aprile 2017
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