mercoledì 8 gennaio 2020

INCONTRARE CRISTO OGGI: 3. INCONTRARE CRISTO NELL’UOMO QUALSIASI


<<Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me>> (Mt 25)

=> il prossimo come “vicario” di Cristo!
Ø  <<quando, Signore?...>> esplicitazione della “simpatia naturale” e sua elevazione a vero e proprio atto di culto: <<Amerai il Signore… amerai il prossimo tuo…>>.
Ø  chi non accetta il secondo comandamento di fatto non accetta neanche il primo: cfr. prima lettera di Gv: <<chi dice di amare Dio e non ama il fratello è un bugiardo>>.
Ø  trascurando i diritti del prossimo si violano i diritti di Dio: e non si può addurre a giustificazione il fatto che la figura storica di Cristo ha attirato il nostro culto. [1]

=> nel prossimo c’è lui, Cristo:
Ø  in ogni uomo che mi pensa
Ø  nella bocca di ogni uomo che mi parla
Ø  negli occhi di ogni uomo che mi guarda
Ø  negli orecchi di ogni uomo che mi ascolta

=> incontrare Cristo nell’uomo qualsiasi significa saperlo incontrare sempre!
Ø  incontrare Cristo in noi, nella Chiesa e nei sacramenti e in ogni uomo: l’una cosa invera l’altra!

=> due pericoli da superare:
1.      l’estetismo della religiosità[2]: <<Non chi dice Signore Signore…>> (Mt 7,21)
<<Un esempio: io sono portato ad adorare con facilità Cristo nel tabernacolo; allora è necessario che mi chieda: “In forza di questo, trovo più facile il servizio a Cristo nel mio prossimo?”>>[3] Se la risposta è negativa vuol dire che mi dico che sto coltivando la mia amicizia con Cristo ma in realtà coltivo solo una mia illusione.
2.      l’amor proprio e lo scandalo della propria umanità[4]: <<nonostante questa mia sciatta banalità, Cristo mi soppporta, mi tollera e dimora in me… Allora diventa più facile capire come Cristo possa nascondersi anche dietro la faccia del mio vicino poco simpatico: infatti non potrei mai essere così convinto della sua indegnità così come lo sono della mia>>.

=> Incontrare Cristo nei più piccoli e nei poveri:
Cristo è presente in ogni prossimo ma in particolare è presente
Ø  nei piccoli
Ø  nei poveri
Gli anawim Adonai: le situazioni di indigenza fisica e spirituale insieme
Ø  gli indifesi
Ø  gli emarginati, gli scarti
Ø  i diversi
 cfr. L’incarnazione e la povertà del Cristo come luogo teologico per cogliere il mistero del Dio-con-noi e la sua condivisione della sorte umana: S. Paolo, Inno ai Filippesi.

=> l’immedesimazione come stile della vita di Cristo e dei Cristiani

Ø   


[1] BENSON, L’amicizia di Cristo, p. 95.
[2] BENSON, L’amicizia di Cristo, p. 97.
[3] BENSON, L’amicizia di Cristo, p. 98.
[4] BENSON, L’amicizia di Cristo, p. 99.

INCONTRARE CRISTO OGGI: 2. INCONTRARE CRISTO NELLA CHIESA



La conformazione a Cristo nel battesimo è contemporaneamente
Ø  personale
Ø  comunitaria
=> Chiesa “corpo di Cristo”: cfr. San Paolo
Riconoscere Cristo in noi e vivere la vita nuova nello Spirito significa:
Ø  uscire dalla autoesaltazione orgogliosa del sé: <<i cristiani che insistono troppo sulla santità della vita interiore sono i meno disposti a capire qualcosa in materia religiosa>>.[1]
Ø  uscire dall’individualismo anche religioso: <<Io possiedo Cristo nel mio cuore – sostiene qualcuno – di che altro posso aver bisogno? Ho Dio dentro di me! Perché dovrei darmi da fare per cercarlo fuori di me? Conosco Dio: che mi importa di ciò che sta attorno a lui?>>[2].
Ø  inserirsi nella dinamica della comunione ecclesiale: <<Chi lo chiama amico nel sacramento della comunione e possiede poi una devozione così ristretta e meschina da non riconoscere Cristo nel corpo mistico, là dove egli ha stabile dimora, nel luogo dal quale egli rivolge il suo sguardo al mondo (del resto, chi è soltanto uomo pio e individualista non sa percepire la fede come socialità, che è la vera natura del cattolicesimo)… non potrà mai raggiungere l’intimità e la conoscenza di questo amico ideale>>[3].
=> Per superare un’apparente contraddizione: Cristo e con l’uomo battezzato e gli parla; eppure spesso difficilmente riesce a distinguere se quella che intuisce sia la voce di Cristo o solo un’isitntività diabolica. C’è solo un modo per superare questa difficoltà, perché non c’è solo un modo della presenza di Cristo su questa terra: tanto è nella intimità del singolo, quanto nella voce del suo corpo mistico che è la chiesa.[4]
Ø  l’uomo non può trovare la pienezza dell’amicizia con Cristo solo nella propria intimità
Ø  soggettività personale e oggettività della rivelazione di Cristo debbono stare insieme: è l’esperienza del cattolicesimo (diversamente dal soggettivismo protestante)
=> La Chiesa è Cristo stesso
Ø  bisogna entrare in amicizia con la Chiesa con umiltà, semplicità, ubbidienza: <<Non esiste sapienza maggiore di quella che pensa in sintonia con il corpo di Cristo>>.[5]
=> Incontrare Cristo nella membra della Chiesa
Ø  Incontrare Cristo nel sacerdote. Il sacerdote, un uomo come gli altri ma che rende presente ciò che annuncia tramite i sacramenti: <<Cristo è presente nel sacerdote come non lo è neppure nel più grande dei santi, come non lo è neppure nell’angelo più vicino a Dio>>.[6]
Ø  Incontrare Cristo nel santo. I santi sono il riflesso della santità di Cristo. Separare Maria e i santi da Cristo: una comprensione errata dell’amicizia con Cristo nel suo corpo mistico!
Ø  Incontrare Cristo nella membra del corpo mistico. La comunità e la comunione ecclesiale “pneumatica” e non “psichica”[7]: unità, pluralismo, complementarietà.
Ø  Incontrare Cristo nella vita della comunità: ascolto della Parola, Eucaristia, preghiera, vita fraterna, condivisione.





[1] BENSON, L’amicizia di Cristo, p. 61.
[2] BENSON, L’amicizia di Cristo, p. 60.
[3] BENSON, L’amicizia di Cristo, p. 18.
[4] BENSON, L’amicizia di Cristo, p. 63.
[5] BENSON, L’amicizia di Cristo, p. 67.
[6] BENSON, L’amicizia di Cristo, p. 74.
[7] cfr. BONHOEFFER D., La vita comune.

INCONTRARE CRISTO OGGI: 1. INCONTRARE CRISTO IN NOI


A) Il punto di partenza: <<esaminate (letteralmente: mettete alla prova) voi stessi se siete nella fede: o non riconoscete Cristo in voi?>> (2 Cor. 13,5)
Cfr Benson[1]: una fede non piena nasce dalla mancanza di coscienza del profondo significato dell’incarnazione.
“Cristo in noi”: come intenderlo? Egli è l’Emmanuele: il Dio-con-noi
- dimensione storica: <<venne fra i suoi…>> (Gv 1)
- dimensione sacramentale: il battezzato “conformato a Cristo per mezzo dello Spirito”
- dimensione spirituale: Cristo “nel cuore” di ogni battezzato

B) la rivelazione che Cristo fa di se stesso nella intimità del credente:
- si presenta come amico[2] = cfr. Cantico dei Cantici: <<il mio amico è per me e io sono per lui>>
- Cristo è colui che mi conosce => mi accetta => mi ama così come sono
- cfr. Cabasilas[3]: Cristo rende la mia vita umana / nuova / migliore
- Come riconoscere Cristo in noi?
     Smascherare gli inganni: tra come Cristo è e come noi pensiamo che sia
     superare le il-lusioni e le de-lusioni
     uscire dalla emotività: “monotonia della pietà”
     purificazione dello sguardo: andare al di là delle apparenze
     svuotamento di sé: anche dal peccato: cfr. San Girolamo e la ricchezza del suo peccato!
     permettere a Cristo di conoscerci così come siamo realmente
 - Cristo si riconosce nell’esperienza della grazia, cioè del perdono!

C) la vita cristiana:
esperienza in noi dell’amore/grazia di Dio per mezzo di Cristo e per opera dello Spirito Santo.
- Cristo mi dona lo Spirito: cfr Paolo = i frutti dello Spirito: bontà, mitezza, pazienza… => per vivere nello stile delle Beatitudini
- Lo Spirito mi arricchisce coi suoi doni
- Lo Spirito trasforma i talenti naturali in carismi: doni per l’edificazione della Chiesa
- Lo Spirito mi aiuta a saper discernere la vita nuova: la buona e la cattiva tristezza e la buona e la cattiva gioia di fronte al dolore e al piacere
- Lo Spirito ci infonde la carità di Cristo per renderci conformi a lui
=> imprime “l’immagine di Cristo in noi”
=> <<non sono più io che vivo ma Cristo vive in me>> S. Paolo
=> “io non più io”.
- Carità: amore di benevolenza / gratuità / grazia => “Dio è amore” (S. Giovanni) => l’amore del Padre rivelato dal Figlio ed effuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo

D) Coltivare la presenza di Cristo in noi
- Memoria incessante della presenza di Cristo in noi => cfr. preghiera del cuore[4]
- Vita di grazia tramite i sacramenti


[1] BENSON, L’amicizia di Cristo, p. 14
[2] BENSON, L’amicizia di Cristo, p. 24
[3] CABASILAS, La vita nuova in Cristo
[4] Racconti di un pellegrino russo

Nascita di nostro Signore Gesù Cristo nella carne.

Quale Natale oggi?
No, non preoccupatevi, non vi farò il solito pistolotto contro il Natale commerciale e la retorica dei buoni sentimenti perché anche questa antiretorica finisce essa stessa per essere retorica nella misura in cui fa uso della sua apparente denuncia per dare l'impressione di un discorso controcorrente quando in realtà lo stesso discorso controcorrente è diventato di moda e segue il mainstream a la page! Si rischia di cadere nella stessa logica dei professionisti dell'antimafia che denunciava già Sciascia, in cui la presupposta denuncia è ridotta al puro formalismo ipocrita dei giochi di ruolo. Si denuncia una supposta ipocrisia con altrettanta speculare ipocrisia. 
E tutto perché così come si denuncia la deriva commerciale del Natale, cioè un uso pretestuoso della festa, allo stesso modo la festa del Natale serve da pretesto per discorsi moralistici su mille temi (dalla povertà all'uso distorto del potere, dalle migrazioni alla accoglienza, dalla protezione dei minori a quanto l'attualità può suggerire) che di per se magari sono buoni degni di attenta riflessione ma che corrono il rischio di far dimenticare il senso del mistero celebrato allo stesso modo, se non più ipocritamente distorto con cui si denuncia la scomparsa a Natale della stessa figura del festeggiato: e qui ancora più colpevole perché apparentemente stavolta del Festeggiato si parla.
Perché se di festa di compleanno si deve parlare allora festa di compleanno di Gesù sia: con pranzi torte e candele, panettone e spumante con botto, e regali! E con abiti di festa! Senza moralismi! Con la gioia di stare insieme in famiglia, nelle nostre famiglie, chiese domestiche, e nella grande famiglia la Chiesa. Solo una cosa importa: che il banchetto familiare non escluda il banchetto eucaristico!
Auguri.

BREVE INTRODUZIONE ALL’ETHOS CRISTIANO: RADICI BIBLICHE DEL PROBLEMA MORALE


ALCUNE PREMESSE:

1. Etica filosofica…

l’etica filosofica prende l’avvio dalla ragione umana e da una idea-principio fondativo dell’agire umano indicato come “bene” (e il cui risvolto negativo è indicato come “male”). Lungo la storia abbiamo avuto varie etiche filosofiche:
Ø Platonismo: la ricerca del bene (idea della perfezione assoluta) in dimensione personale e comunitaria;
Ø  Aristotele: l’eudemonismo etico (ricerca della felicità come il bene massimo per l’uomo);
Ø  Stoicismo: vivere conformemente alla natura secondo la ragione (il logos umano partecipa del logos divino = legge naturale);
Ø  Kant: l’autonomia della morale e l’imperativo categorico
Ø  Hegel e l’idealismo: il dispiegarsi nella storia dei valori dello spirito

2) … ed ethos cristiano

 l’ethos cristiano prende l’avvio dalla riflessione biblica: non presenta una trattazione sistematica dell’agire morale
Ø  Ebraismo e cristianesimo non si possono considerare “religioni” in senso stretto (se non per la loro manifestazione esterna, fenomenologica) ma sono fondati su una “esperienza di fede”:  Cristianesimo ed ebraismo: => fede vissuta nella storia come risposta al Dio che si rivela
Ø  Il punto di partenza: l’esperienza di Israele del “Dio-con-noi”
Ø  Ortodossia (il giusto credere) e ortoprassi (una vita giusta): due facce di una stessa medaglia.
Ø  Bibbia: non un trattato di teologia, ma la testimonianza dell’esperienza di Israele e delle sua riflessione sul suo rapporto con Dio.

1. L’ALLEANZA: TRA OBBEDIENZA E INFEDELTÀ

1) L’esperienza fondativa:
Dio propone a Israele di diventare suo “partner” => gli dimostra la sua fedeltà nello stargli accanto anche nei momenti difficili (cfr. schiavitù e liberazione pasquale) => richiede a Israele altrettanta fedeltà => decalogo come patto di alleanza: <<voi sarete il mio popolo, io sarò il vostro Dio>> => “obbedienza” come fedeltà al patto (cfr. Shemà Israel: ascolta Israele…)
2) La scelta etica di fondo: opzione fondamentale per Dio!
ð  spazio della morale: tra chiamata divina e risposta umana
ð  spazio del libero arbitrio
3) moralità = “fare il bene/evitare il male” = fare ciò che Dio vuole/non fare ciò che Dio non vuole
ð  fedeltà “morale” dell’uomo nei riguardi di Dio
ð  è bene ciò che Dio ha stabilito che sia bene, è male ciò che si oppone al bene stabilito da Dio.
ð  immoralità = idolatria => Maligno = chi rifiuta Dio, chi si oppone a Dio => peccato = infedeltà a Dio
4) Cosa è bene?
il Dio che libera e sceglie Israele è il Dio creatore, il Dio unico: <<E Dio vide che ciò era buono>>! => il bene è l’ordine della creazione => la creazione è riflesso della bonta stessa di Dio! Dio è il bene/buono: l’uomo decidendosi per Dio di fatto sceglie il bene (e viceversa) => può farlo perché fatto a immagine e somiglianza di Dio (legge naturale e coscienza) => Superamento della dialettica eteronomia-autonomia della legge morale: se il Dio salvatore-legislatore è anche il Dio creatore allora i principi etici fondamentali sono anche i valori della legge naturale iscritta nel cuore di ogni uomo
Nota: bene-male, non simmetricamente equivalenti
ð  il male è mancanza di bene (S. Agostino: <<carentia entis in subiecto cui debetur>>)
ð  il male fa ricadere la creazione nel caos.
ð  Malvagio = stolto: non sa cogliere il bene/ordine di Dio della creazione
ð  peccato come fallimento della propria esistenza nell’ordine della creazione
Ø  fondazione storica della norma: <<Io sono il Dio che ti ha fatto uscire… osserva…>>
Ø  fondazione antropologica-naturale della norma: la Torà come Sapienza ordinatrice (architetto) della creazione (legge naturale, nel cosmo e nell’uomo)
Ø  “cuore”(intelligenza e volontà) come luogo della osservanza della norma etica, delle scelte tra bene e male (due cuori!!!) => superamento del legalismo => la vita morale deve essere riflesso della vita interiore => contro ipocrisia => culto subordinato alla morale (cfr. il profetismo)
Ø  l’autenticità della vita morale continuamente sottoposta al rischio del fallimento
Ø  conversione (meta-noia=cambiamento di mentalità).

2. LA RIFLESSIONE SAPIENZIALE

La crisi della moralità tradizionale fondata sull’idea della retribuzione: fai il bene e sarai premiato, fai il male e sarai punito…
=> Giobbe: la moralità non può essere fondata su una visione cosmico-antropologica ma in una visione teo-logica: l’unico motivo per compiere il bene è la fede nella alterità (= santità) di Dio! Dio non può essere concepito solo come fonte dell’ordine mondano ma ha una “sua sapienza” che può essere colta non attraverso l’osservazione del mondo e della sua perfezione (cfr. cinque vie di San Tommaso!!!) né attraverso la proiezione di progetti antropologici sull’agire umano (cfr. il rifiuto della teodicea da parte di Giobbe) ma solo attraverso la sua auto-rivelazione.
=> Qoelet: al di là dell’apparente relativismo, l’invito a godere delle gioie vere della vita Qoelet si presenta come il vero saggio, capace di cogliere la vera sapienza divina anche nella sua apparente contraddittorietà. La posizione del Qoelet è all’opposto dell ybris greca: il vero sapiente è il pio!
=> Siracide e Sapienza: l’atteggiamento fondamentale = timore/amore per il Signore => rifiuto dell’ingiustizia e amore attivo per il prossimo => la sapienza divina sarà svelata al giusto dopo la morte.
L’uomo empio? Il nichilista che chiama bene il male e male il bene!
Ø  remunerazione intramondana => remunerazione ultraterrena => prospettiva escatologica
Ø  rimane una domanda: ammessa la rivelazione escatologica definitiva inchi si comprenderà pienamente il progetto di Dio e il suo agire, se intanto l’uomo è nella storia ed è chiamato a scegliere la giustizia e rinnegare l’empietà, con quali strumenti può fare queste scelte? se il bene (e il male) sono fondati da Dio come essere sicuri di quale sia realmente il suo volere?

3. LA RIVELAZIONE DI DIO IN GESÙ CRISTO

1) Cristo come pienezza della rivelazione di Dio:
Ø  Matteo: Gesù vera Torà = <<vi è stato detto ma io vi dico…>>
Ø  Luca: Gesù sapienza del Padre = cfr. Gesù fra i dottori del tempio
Ø  Giovanni: Gesù logos incarnato = <<Dio nessuno l’ ha mai visto, il Figlio ce lo ha spiegato>>
Ø  Paolo: la vita nuova grazie al Figlio nello Spirito
2) non l’abolizione della Torà ma il suo compimento: <<non crediate che sia venuto ad abolire al legge ma a portarla a compimento>>
ð  la Torà come pedagogo, guida per prendere consapevolezza della propria umanità e del proprio peccato e della necessità della grazia
ð  Legge come strumento per vivere nella libertà dello Spirito le varie situazioni storiche della vita nei vari stati di vita
ð  cfr. ripresa elenco vizi e virtù (stoicismo) ma riletti sotto la luce della carità cristiana => cfr. Inno alla carità

4. LA GIUSTIZIA SUPERIORE DEL REGNO: <<cercate il Regno di Dio e la sua giustizia>>

Ø  Cristo annuncia la radicale alterità di Dio e del suo agire (e quindi del suo giudicare: cfr. Mt 25)
Ø  la predilezione di Dio per i poveri (i peccatori e gli emarginati, scarti e diversi) che sono i destinatari dell’azione benefica di Dio)
Ø  giustizia manifestata dalle opere buone
Ø  giustizia espressa nel comandamento massimo (amerai il Signore tuo Dio… il prossimo…) e nuovo (amatevi come io vi ho amato: dare la vita fino al perdono e all’amore per i nemici).
Ø  la vita nuova come culto spirituale, Loghikè latreia, cfr. Rm 12.
5. LA SEQUELA COME CIFRA DELL’ETHOS CRISTIANO
Cosa è giusto per Gesù? <<maestro, che debbo fare per avere la vita eterna?>>
·         <<osserva i comandamenti…
·         …poi vieni e seguimi>>
ð  Se ebraismo e cristianesimo come qualsiasi esperienza umana ricomprendono necessarie premesse etiche, a partire da quella fondamentale “persegui il bene, evita il male”, tuttavia non si possono considerare come esperienze etiche alla pari con altre scuole filosofiche: la riduzione del cristianesimo ad etica ne snaturerebbe intimamente la sua essenza!
ð  Se si può concordare che il bonum è l’uomo in quanto tale ed è bene quanto favorisce l’uomo e la sua realizzazione integrale e la promozione della sua dignità, il problema nasce dalla contrapposizione di visioni antropologiche diverse per cui riesce difficile concordare su quale sia la vera essenza dell’uomo: la domanda più che sul bene e sul male deve essere spostata su cosa è l’uomo! Per il cristianesimo l’uomo come typos dell’ethos è Cristo stesso!

IO ACCUSO…

Tra epidemia e calura estiva è passato sotto silenzio un importante responso della Congregazione della Dottrina della fede e approvato in pr...