Eccellenza Reverendissima,
è con gioia e con affetto che oggi la accogliamo fra di noi per l’inizio
ufficiale della visita pastorale nella nostra città. Lei già conosce la nostra
città per la sua ripetuta presenza nelle nostre chiese in occasione delle cresime
e di tante altre celebrazioni che lei ha voluto presiedere nelle varie
parrocchie del nostro vicariato e in altri eventi in cui ha potuto incontrare
non solo la comunità cristiana ma anche la comunità civile di Scicli.
Ma oggi si può dire che il nostro incontro assume i crismi della
ufficialità nel senso più bello del termine: ufficialità da officium – dovere /
responsabilità: lei è infatti qui a svolgere il suo ufficio di Pastore proprio
della chiesa locale che è stata affidata alle sue cure, la visita al gregge che
lei è chiamato a pascere con la parola, i sacramenti, il suo stesso buon
esempio.
Ed è un officium anche per tutti i fedeli di Scicli che si riconoscono
guidati dal suo ministero pastorale e nel quale e dal quale, ognuno per il modo
suo peculiare, tutti sono coinvolti e stimolati. Poiché per noi accoglierla non
è un mero atto di cortesia ma un vero evento di Chiesa e quindi direi quasi
un’esperienza teologale.
La accogliamo anzitutto noi parroci che condividiamo con lei il munus
pastorale del gregge di Dio in quelle porzioni della chiesa locale che sono le
parrocchie, e che, insieme con gli altri presbiteri e diaconi ci sforziamo di
servire per la formazione e la crescita di comunità cristiane autentiche che
credano in ciò che celebrano, che annuncino ciò che credono e vivano ciò che
annunciano.
La accolgono le comunità religiose, i membri delle Associazioni, dei
Movimenti e dei Gruppi ecclesiali che sono impegnati tutti nell’essere anticipo
e realizzazione fattiva dell’avvento del Regno, specie nell’esercizio della
carità e nel servizio ai poveri e ai bisognosi.
La accolgono i fedeli tutti delle parrocchie che vivendo nella
quotidianità del lavoro e della vita familiare si sforzano di vivere la loro
fedeltà al vangelo nella trama delle opere e dei giorni che richiedono di
essere fecondati dalla forza rinnovatrice dello Spirito.
Ma oggi la accoglie anche la comunità civile di Scicli, non connotata da
coloriture religiose o ideologiche, ma forte di quella sana laicità che vede
nella collaborazione tra le istituzioni civili e quelle religiose il terreno
propizio per la costruzione del bene comune a servizio della persona nella
integralità della sua persona.
E ciò che dico non vuol essere solo un riconoscimento formale ma è frutto
di una vera e leale collaborazione sperimentata negli anni passati e che
proprio nell’ultima tragedia dello sbarco degli immigrati eritrei a Sampieri e
della morte per tredici di loro, che ha scosso profondamente la nostra città,
ha visto fianco a fianco le nostre autorità in testa e poi tutti i
rappresentanti delle istituzioni, dei presidii militari e sanitari, insieme a
noi sacerdoti e fedeli e a tutti gli uomini di buona volontà nella prima
accoglienza sulla spiaggia dei sopravvissuti, nella composizione dei cadaveri,
nel supporto dato ai parenti venuti per il riconoscimento delle vittime e per
il funerale, che non è stato il funerale – e la riprova è stata la celebrazione
ieri del trigesimo – di forestieri sconosciuti ma il saluto commosso a tredici
giovani che la città – se così si può dire – ha adottato e sentito come figli:
lo abbiamo espresso in quel drappo cremisi, il colore della nostra città, che
ha stretto in un abbraccio commosso quelle tredici bare. Una commozione sentita
ancora da tanti che recandosi al cimitero dai loro cari non hanno mancato in
questi giorni di porre un fiore anche sulle loro tombe.
Perché Scicli è stata e vuole continuare ad essere la città della
accoglienza e della solidarietà verso tutti. Ha ben ragione lei nel dire che
prima ancora di aprire spazi per l’accoglienza, bisogna aprire i cuori: perché
l’accoglienza prima che essere un problema logistico è un problema di affetto e
di cuore. Ebbene eccellenza, le posso assicurare che tanti cuori di cristiani e
non cristiani a Scicli sono già aperti e che da questi cuori scorrono fiumi
sotterranei di quella carità che magari non fa notizia e che pure si fa
vicinanza concreta e solidale col fratello che
soffre. E tanti altri sono i cuori in attesa di un evento che li faccia
aprire, che li faccia sbocciare come fiori al sole della fraternità.
Ecco, eccellenza, mi piace immaginare la sua visita – come fra l’altro
lei l’ha voluta scegliendo di dare la priorità delle visite agli ammalati e
dell’ascolto dei poveri e delle loro vicissitudini ed attese – come a
quell’evento di grazia che tocchi ogni sciclitano nel profondo e lo interpelli
e lo spinga a interrogarsi sul senso reale della propria esistenza, e lo spinga
soprattutto a decidersi per una vita vissuta nella fraternità: una vita
autenticamente umana e dunque veramente cristiana.
Questo auguro a lei come frutto del
suo ministero, questo auguro ad ognuno di noi sciclitani.
Dunque Eccellenza, benvenuto fra noi, cammini con noi, si senta uno di
noi.
Nessun commento:
Posta un commento