mercoledì 13 novembre 2013

Saluto del vicario foraneo di Scicli per l'apertura della visita pastorale del vescovo

Eccellenza Reverendissima,
è con gioia e con affetto che oggi la accogliamo fra di noi per l’inizio ufficiale della visita pastorale nella nostra città. Lei già conosce la nostra città per la sua ripetuta presenza nelle nostre chiese in occasione delle cresime e di tante altre celebrazioni che lei ha voluto presiedere nelle varie parrocchie del nostro vicariato e in altri eventi in cui ha potuto incontrare non solo la comunità cristiana ma anche la comunità civile di Scicli.
Ma oggi si può dire che il nostro incontro assume i crismi della ufficialità nel senso più bello del termine: ufficialità da officium – dovere / responsabilità: lei è infatti qui a svolgere il suo ufficio di Pastore proprio della chiesa locale che è stata affidata alle sue cure, la visita al gregge che lei è chiamato a pascere con la parola, i sacramenti, il suo stesso buon esempio.
Ed è un officium anche per tutti i fedeli di Scicli che si riconoscono guidati dal suo ministero pastorale e nel quale e dal quale, ognuno per il modo suo peculiare, tutti sono coinvolti e stimolati. Poiché per noi accoglierla non è un mero atto di cortesia ma un vero evento di Chiesa e quindi direi quasi un’esperienza teologale.
La accogliamo anzitutto noi parroci che condividiamo con lei il munus pastorale del gregge di Dio in quelle porzioni della chiesa locale che sono le parrocchie, e che, insieme con gli altri presbiteri e diaconi ci sforziamo di servire per la formazione e la crescita di comunità cristiane autentiche che credano in ciò che celebrano, che annuncino ciò che credono e vivano ciò che annunciano.
La accolgono le comunità religiose, i membri delle Associazioni, dei Movimenti e dei Gruppi ecclesiali che sono impegnati tutti nell’essere anticipo e realizzazione fattiva dell’avvento del Regno, specie nell’esercizio della carità e nel servizio ai poveri e ai bisognosi.
La accolgono i fedeli tutti delle parrocchie che vivendo nella quotidianità del lavoro e della vita familiare si sforzano di vivere la loro fedeltà al vangelo nella trama delle opere e dei giorni che richiedono di essere fecondati dalla forza rinnovatrice dello Spirito.
Ma oggi la accoglie anche la comunità civile di Scicli, non connotata da coloriture religiose o ideologiche, ma forte di quella sana laicità che vede nella collaborazione tra le istituzioni civili e quelle religiose il terreno propizio per la costruzione del bene comune a servizio della persona nella integralità della sua persona.
E ciò che dico non vuol essere solo un riconoscimento formale ma è frutto di una vera e leale collaborazione sperimentata negli anni passati e che proprio nell’ultima tragedia dello sbarco degli immigrati eritrei a Sampieri e della morte per tredici di loro, che ha scosso profondamente la nostra città, ha visto fianco a fianco le nostre autorità in testa e poi tutti i rappresentanti delle istituzioni, dei presidii militari e sanitari, insieme a noi sacerdoti e fedeli e a tutti gli uomini di buona volontà nella prima accoglienza sulla spiaggia dei sopravvissuti, nella composizione dei cadaveri, nel supporto dato ai parenti venuti per il riconoscimento delle vittime e per il funerale, che non è stato il funerale – e la riprova è stata la celebrazione ieri del trigesimo – di forestieri sconosciuti ma il saluto commosso a tredici giovani che la città – se così si può dire – ha adottato e sentito come figli: lo abbiamo espresso in quel drappo cremisi, il colore della nostra città, che ha stretto in un abbraccio commosso quelle tredici bare. Una commozione sentita ancora da tanti che recandosi al cimitero dai loro cari non hanno mancato in questi giorni di porre un fiore anche sulle loro tombe.
Perché Scicli è stata e vuole continuare ad essere la città della accoglienza e della solidarietà verso tutti. Ha ben ragione lei nel dire che prima ancora di aprire spazi per l’accoglienza, bisogna aprire i cuori: perché l’accoglienza prima che essere un problema logistico è un problema di affetto e di cuore. Ebbene eccellenza, le posso assicurare che tanti cuori di cristiani e non cristiani a Scicli sono già aperti e che da questi cuori scorrono fiumi sotterranei di quella carità che magari non fa notizia e che pure si fa vicinanza concreta e solidale col fratello che  soffre. E tanti altri sono i cuori in attesa di un evento che li faccia aprire, che li faccia sbocciare come fiori al sole della fraternità.
Ecco, eccellenza, mi piace immaginare la sua visita – come fra l’altro lei l’ha voluta scegliendo di dare la priorità delle visite agli ammalati e dell’ascolto dei poveri e delle loro vicissitudini ed attese – come a quell’evento di grazia che tocchi ogni sciclitano nel profondo e lo interpelli e lo spinga a interrogarsi sul senso reale della propria esistenza, e lo spinga soprattutto a decidersi per una vita vissuta nella fraternità: una vita autenticamente umana e dunque veramente cristiana.
Questo auguro a lei come frutto del suo ministero, questo auguro ad ognuno di noi sciclitani.
Dunque Eccellenza, benvenuto fra noi, cammini con noi, si senta uno di noi.




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