giovedì 23 febbraio 2012

GRAZIE, SANTITA'

Ho seguito oggi la lectio divina del papa ai suoi sacerdoti (che TV2000 si è guardata bene dal mandare in diretta!).
Il papa è stato magistrale come sempre.
La sua lectio non ha nulla da invidiare a quella dei grandi padri della Chiesa: teologo, vescovo, pastore e padre!
Ci sarebbe da commentarla passo per passo.
Ma a me preme sottolinearne uno solo: quello in cui fa piazza pulita di un dualismo inaccettabile, quello per cui da una parte ci sono i carismi, e quindi una chiesa carismatica, e dall'altra i ministeri, e quindi una chiesa ministeriale, in cui il ministeriale è inteso come semplicemente "burocratico" e perciò opposto al carismatico dove solamente aleggerebbe lo Spirito coi suoi doni.
In questo dualismo, in fondo la struttura gerarchica della chiesa e quindi il sacerdozio (come anche la sua dimensione istituzionale e canonica) sarebbe sì  necessaria, ma non vivificata dallo Spirito.
Per cui la Chiesa, quella viva, sarebbe quella "carismatica".
Il papa oggi nella lectio, commentando San Paolo che dice che ci sono nella chiesa apostoli e profeti, ha fatto rilevare come tutti provengono dalla charis, cioè dalla grazia, e quindi sono doni di grazia, cioè carismi: per cui anche il mio sacerdozio, se è dono, è carisma!
E finalmente!
Allora io prete secolare, diocesano, non sono l'impiegato di una istituzione: anche io vivo di un carisma, per un carisma, un carisma che come ogni altro carisma è al servizio della comunità ecclesiale.
Non che io non ne fossi convinto!
Ma penso a tanti sacerdoti secolari caduti nella trappola per cui il ministero sacerdotale, nella sua dimensione diocesana, - che per me, nell'ottica della ecclesiologia eucaristica della chiesa universale e locale, è invece fondamentale, - non abbia una "spiritualità" sua, non ha una dimensione carismatica, per cui tanti preti sono andati e vanno a cercarla in questo o quel gruppo, associazione, movimento, dove alcuni dicono di aver trovato o ritrovato il senso del loro sacerdozio.
Significa ignorare la dimensione carismatica e perciò spirituale della chiamata al sacerdozio.
Il papa oggi ce lo ricorda: non si tratta di cercare dunque fuori, altrove, quello che ci è stato dato.
Si tratta di mantenersi saldi, cioè nella verità, della vocazione ricevuta.

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