Fino alla fine ha teso loro la mano per invitarli a rientrare, forse più del dovuto, ma la sua preoccupazione di padre non è stata mai capita: papa Benedetto ha voluto fino all'ultimo (ora si comprende la lettera inviata loro in Avvento in cui con urgenza si chiedeva loro un gesto di fiducia, affidamento nelle mani del papa per Natale) tentare di chiudere lo scisma, ma dall'altra parte solo giochi di parole, un rialzare sempre la posta, il tentativo di fare le "pulci" a tutto il magistero attuale. Fino al 22, data simbolica della Cattedra di Pietro le mani sono state aperte in attesa. Ma l'ennesimo diniego mostra allora che, come scrivevamo in un precedente post il problema non è di carattere liturgico, ma, e lo aveva intuito il papa nella sua lettera ai vescovi della Chiesa dopo la remissione delle scomuniche ai loro quattro vescovi, eminentemente dottrinale. A ben riflettere la questione è qua: come si può dire di riconoscere la Roma eterna, il Magistero di Pietro, senza poi riconoscere di fatto che Pietro è il papa che siede sulla sua cattedra? Altrimenti si fanno solo sofismi. E qui entra in gioco la dimensione antropologica: il convincimento di essere gli unici nel giusto e di pretendere che siano gli altri ad addivenire alle nostre posizioni. Lo riconosce il papa nella stessa lettera: <<da molto tempo e poi di nuovo in quest’occasione concreta abbiamo
sentito da rappresentanti di quella comunità molte cose stonate – superbia e
saccenteria, fissazione su unilateralismi ecc.>>. E questo annulla anche il buono che ci potrebbe essere in quella comunità. Ma la Tradizione è Roma, è il Papa. Non sono loro. Il resto sono chiacchiere.
Noi ce ne occupiamo dal punto di vista di un ecumenismo a 360° nella tensione di un recupero di ogni scisma nel vero abbraccio cattolico.
Era stato di fatto concesso loro di poter criticare il Vaticano II ma che era ed è in ogni caso un atto di magistero, in qualunque modo lo si voglia poi intendere.
Perché come lucidamente scrive papa Benedetto, non si può fermare il magistero al 1962. Un'affermazione del genere di fatto significa riconoscere che si è in una situazione di sede vacante da allora: abbiano il coraggio di dirlo. Non si può dire di riconoscere come Papa vero Benedetto e poi di fatto negarlo.
La FSSPX è di fatto scismatica. E fin quando lo sarà faranno bene tutti i vescovi a proibire loro l'apertura di case e chiese ai fedeli di frequentarli. C'è un equivoco che sta andando avanti da molti anni. E un modo per superarlo è un largo uso del Summorum Pontificum nell'ambito della catholica perché spunta le armi della Fraternità.
Peccato.
Anzitutto per il grande sgarbo fatto a Papa Benedetto e al suo cuore di Padre, nel respingere ogni tipo di offerta che venisse da lui. Ma soprattutto per la Chiesa. Davanti a Dio dovranno sentire tutto il peso del loro rifiuto e del far permanere una grave frattura della communio ecclesiale.
Anzitutto per il grande sgarbo fatto a Papa Benedetto e al suo cuore di Padre, nel respingere ogni tipo di offerta che venisse da lui. Ma soprattutto per la Chiesa. Davanti a Dio dovranno sentire tutto il peso del loro rifiuto e del far permanere una grave frattura della communio ecclesiale.
Il giudizio storico su di loro lo ha già dato il papa: in loro ci sono molte cose stonate, superbia e saccenteria. Ormai la loro si è ridotta ad una storia di puro orgoglio: non è vero amore per la Chiesa il loro, ma ormai solo attaccamento a se stessi e alle loro idee. L'umiltà vera è quella che ci sta insegnando Papa Benedetto: che non meritava proprio di essere trattato così dalla FSSPX.
Sarebbe bello che questa fraternità, per dimostrare di aver capito la lezione, appena eletto il nuovo papa, chiunque sarà, facesse un atto di affidamento nelle sue mani: senza se e senza ma, senza condizioni. Perché non si può dire "credo ecclesiam" senza fidarsi di Pietro a cui Cristo ha affidato le chiavi della Chiesa. Osiamo sperarlo?
Sarebbe bello che questa fraternità, per dimostrare di aver capito la lezione, appena eletto il nuovo papa, chiunque sarà, facesse un atto di affidamento nelle sue mani: senza se e senza ma, senza condizioni. Perché non si può dire "credo ecclesiam" senza fidarsi di Pietro a cui Cristo ha affidato le chiavi della Chiesa. Osiamo sperarlo?
Noto con piacere che pubblica i miei commenti! ... in questo caso, non per vestire i panni dell'avvocato del "diavolo", che non mi competono, vorrei far riflettere su un punto fondamentale dei rapporti fra la Chiesa Cattolica Romana e la Fraternità Pio X.
RispondiElimina-Gli incontri propedeuci al reinserimento della fraternità non sono stati svolti in prima persona da sua Santità Benedetto XVI ma dal Cardinal William Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, e Mons. Bernard Fellay, Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X. Incontri conclutesi con ulteriori richieste di risposte dottrinali, non ritenendo esaurienti le prime! Queste le ultime notizie "ufficiali" sugli incontri: Mercoledì 13 giugno 2012, Mons. Bernard Fellay, Superiore generale della Fraternità San Pio X, accompagnato dal Primo Assistente generale, don Niklaus Pfluger, è stato ricevuto dal Cardinale William Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, che gli ha consegnato la valutazione del SUO DICASTERO sulla Dichiarazione dottrinale consegnata dalla Fraternità, il 15 aprile 2012, in risposta al Preambolo Dottrinale sottoposto dalla Congregazione della Fede il 14 settembre 2011. - INOLTRE il Santo Pontefice ha proposto come soluzione alla rottura la costituzione di una prelatura personale per offrire rifugio e riparo ai fedeli della Fraternità, soluzione avversata da molti prelati della Curia Romana e francese.
- SUPERBIA E SACCENTERIA sono dei termini che ritengo non offrano il vero stato d'animo dei membri della fraternità e sopratutto dei fedeli; quello che viene chiesto è il diritto di poter offrire la propria posizione critica nei confronti del CVII e del rinnovamento liturgico da esso verificatosi, non l'imposizione di una visione definita da gran parte del clero vecchia ed oscurantista. Lo sapeva bene S.E. Lefbreve che nulla è immutabile, ma che a tutto c'è un limite!
- Tacciare di sofismo chi da anni continua a difendere l'ermeneutica della tradizione nei confronti di una Chiesa sempre più progressista ove addirittura avremo 2 sommi pontefici, 1 emerito e l'altro?, non coglie realmente la gravità della situazione nella quale stà sprofondando la Chiesa stessa.
- Lo stesso Benedetto XVI ci fà sapere che: " ha deciso di affidare al prossimo Papa la questione, per cui, non ci si deve aspettare una definizione dei rapporti con la Fraternità prima della fine dell'attuale Pontificato".
- Inoltre lei fa riferimento anche alla Santa Messa di sempre, la Messa Tradizionale, quella pre-concilio, la tridentina, quella di Pio V - purtroppo se i Vescovi e i Sacerdoti in COMUNIONE con il Santo Padre avessero sposato realmente l'indicazione del Summorum Pontificum oggi non parleremmo più di Fraternità Pio X, perché la funzione principale di traditio si esaurirebbe con il rifiorire dell'antica liturgia, ma come vede oggi lei si trova ad attaccare e pubblicare questo post proprio perché sà già che un'ulteriore deriva progressista della Chiesa Cattolica Romana non farebbe altro che allargare le file di fedeli disposti a sposare la causa Lefebvriana se non altro perché a spazzar via il fumo del Diavolo dalle sale Vaticane è oramai impresa più che ineseguibile.
---- ultimissima analisi, queste le sue parole : E fin quando lo sarà faranno bene tutti i vescovi a proibire loro l'apertura di case e chiese ai fedeli di frequentarli.
I vescovi di quale Chiesa Don Ignazio? Incaricati da chi? da un Papa che ha facoltà di non essere più tale o da un'altro vescovo del colleggio? La funzione sia pubblica che ministeriale dei Vescovi dell'una e dell'altra parte oggi può essere intesa ugualmente leggittimata (sempre per demerito romano) e pertanto non basterà tener chiuse le porte o le case dei Fedeli, esse possibilmente verranno abbattute dall'interno per offrire rinnovamento ad una Chiesa laicista con il sano ritorno alla Tradizione... con affetto. Gianni
Ubi Petrus ibi ecclesia: e questo non lo ha detto il vaticano II ma la tradizione che pur si dice di voler difendere.
RispondiEliminaDove c'è il papa devo essere io, perchè lì è la Chiesa. Tutto il resto sono sofismi.
Non spetta a me dare giudizi di legittimità.
Roma locuta causa finita.
La posta in gioco è la fede.