sabato 14 dicembre 2013

La lezione evangelica del Piccolo Principe: "Se non diventerete come bambini..."

Mt 18,3 : Se non diventerete come bambini, non coglierete mai la potenza di Dio nella vostra vita.
La caratteristica del “piccolo” nel senso biblico del termine è l’atteggiamento di fiducia e di fedeltà. Fiducia nella bontà paterna di Dio che dà senso e fondamento al mondo e che lo libera dall’angoscia della pretesa autosuffcienza dei “grandi” che è aperta solo al fallimento. I piccoli della Bibbia non si lasciano abbagliare dal potere, dalla brama di notorietà, dalla carriera e dal danaro delle persone “grandi”, perché sanno che tutto ciò che è umanamente vero e serve alla pace non risiede in tutte queste cose ma può essere accessibile solo ai piccoli che non lo rubano ma lo ricevono in dono dal Padre: Mt 11,25 Ti benedico o Padre Signore del cielo e della terra perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno dei Cieli e le hai tenute nascoste ai sapienti e agli intelligenti.
Per i “grandi” sono importanti le distinzioni morali (quest’uomo è buono, quell’altro è un peccatore...), le differenze sociali (che tipo di casa ha, che automobile, quanti soldi ha in banca...) e formali (sapere quali sono le posate per il pesce, lavarsi le mani prima dei pasti...): a Gesù invece, il “piccolo” di Dio per eccellenza importa ciò che passa nel cuore di un uomo, quali pensieri e sentimenti porta in sé : Mc 7, 1-13
I “grandi” sono allora quelli che si sono adattati alla normalità della loro freddezza, del loro cinismo, della loro perdita di speranza, che si sono attaccati alle cose e al potere delle cose perché hanno perso ogni ideale, perché non attendono più nulla, che sono morti nel mezzo della vita, che sono letteralmente finiti e provocano la fine di quanto non è “adulto” come loro.
“Bambino, piccolo” nell’esperienza di fede è colui che sperimenta Dio come un Padre, e vincendo le paure degli uomini (Mt 6,27 ) ha aperto lo spazio del cuore illimitatamente a Dio.

Così mentre i “grandi” cercano di diventare adulti affrancandosi da Dio per legare la propria esistenza alle realtà mondane di cui presto o tardi si diventa schiavi, i “piccoli” della fede diventano adulti proprio perché restano bambini, in atteggiamento filiale nei confronti del Padre. E proprio la via dell’umanizzazione, fallita dai primi, è aperta ai secondi in tutta la sua pienezza: affidarsi nella fedeltà e nell’obbedienza al Padre è un’esperienza liberante, poiché è un collocarsi nella verità di Dio e della propria esistenza ed è proprio la verità a fare liberi (cfr. Gv): servire Dio è regnare, cioè possibilità di potersi realizzare compiutamente. Per questo un vero fedele è sempre “un piccolo principe”, perché è diventata pienamente padrone della propria vita e che si può incontrare come un fratello e amico per quella bontà disinteressata che non asserve e non mortifica. 

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