sabato 10 gennaio 2015

SE ANCHE LE MATITE UCCIDONO

Confesso che non è facile scrivere queste note senza tener conto della commozione per l’ennesimo attentato contro la sede del giornale satirico di Parigi che ha provocato 16 morti e 20 feriti, da parte di terroristi islamici che reagivano così ad una pretesa offesa contro il loro profeta.
Ad una prima reazione direi: “e ora chiedete scusa a Benedetto XVI e a Oriana fallaci” che avevano intravisto i pericoli dell’avanzata dell’integralismo islamico in Occidente.
Attenzione, per favore, non vorrei essere frainteso, perché so che questo è un terreno minato: non scrivo islam tout court ma nemmeno ipocritamente terrorismo solamente; perché dire che tutto l’islam ha come via obbligata la violenza non sarebbe giusto, ma non sarebbe nemmeno veritiero ignorare che la radice di tanto terrorismo contemporaneo affonda nelle tante correnti integraliste in cui è diviso oggi l’islam.
Il problema sta nel fatto che siamo davanti ad una questione che ha implicazioni che vanno dalla religione alla politica, passando per tante implicazioni geo-economiche e sociologiche. Per cui bisogna stare cauti nel cercare di dipanare prima le fila di un gomitolo che a tanti farebbe comodo invece ingarbugliarle sempre di più. Mi limiterò qui a qualche nota per cercare di far luce su qualche causa vera non detta e su qualche causa falsa sbandierata invece in ogni dove.
Anzitutto sul fatto che si creda che necessariamente il monoteismo debba sfociare nella intolleranza e nella violenza e che ciò sia un fatto congenito e perciò irriformabile. Ora di fatto i monoteismi nel mondo sono tre: ebraismo, cristianesimo, islamismo. Generalmente la teoria espressa nei riguardi di questi è formulata così: l’ebraismo, e poi soprattutto il cristianesimo, con la pretesa di avere la verità in tasca l’hanno imposta agli altri con la violenza; l’islam non ha fatto che reagire, da quando è nato fino ad oggi, alla violenza “crociata”. Di fatti si vede come il dito è puntato contro il cristianesimo e finora si è stati molto cauti a dire che c’è altrettanta violenza originaria e non di reazione in tante letture del credo musulmano. Però non si può fare di tutta l’erba un fascio.
La Commissione teologica Internazionale ha reagito con forza a questa lettura con un documento (io credo sottaciuto perché scomodo per la sua franchezza) pubblicato nel giugno 2014 dal titolo: Dio Trinità, unità degli uomini. Il monoteismo cristiano contro la violenza. Difatti è la ripresa della tesi del discorso di Papa Benedetto a Ratisbona, allora tanto dileggiato. Ma cosa aveva detto il papa? Che ogni religione deve potersi autoriformare a partire dal confronto con la ragione: cosa che porta ad esempio ad una lettura non integralista e fondamentalista dei testi sacri di ognuna. Se nei primi secoli per i padri della Chiesa era un vanto poter scrivere nelle loro apologie del cristianesimo che il Logos, la Ratio, la ragione trovava pieno titolo di cittadinanza nella fede cristiana, dobbiamo riconoscere che poi in seguito non sempre fu così. A partire dall’Umanesimo e Rinascimento, e poi con l’Illuminismo, la nascita ad esempio del metodo storico critico in esegesi ha fatto sì che non si credesse più in una coincidenza letterale tra le parole della Scrittura e la Parola di Dio (Galileo insegna) per cui la Chiesa ha un criterio interno per verificare le sue letture della Bibbia: cioè tra il testo e la sua applicazione ci deve essere il non sempre facile lavoro di interpretazione. Il papa a Ratisbona non faceva che prendere atto che nell’islam questo confronto con il Logos, la Ratio, non è ancora avvenuto, per cui l’islam oggi si potrebbe dire che si trova in una posizione pregalileana: c’è un ritardo di cinquecento anni che ha provocato un irrigidimento ad esempio nella lettura integralista del Corano. Se ogni sura (i capitoli del corano) è stata dettata direttamente da Dio (cosa molto diversa dalla concezione della ispirazione della Bibbia) ogni singola parola allora è eterna, immutabile e non necessita di interpretazione ma solo di applicazione: difatti l’unica disciplina permessa a partire dal Corano è la giurisprudenza e non altro. Inevitabilmente una lettura del genere sfocia nel fondamentalismo e si trova in collisione (anche violenta) con la modernità e con i principi su cui si basa la convivenza moderna: il rispetto, la tolleranza, il dialogo fra le culture e le religioni. Mettete poi che una lettura fondamentalista avvalora una lettura teocratica della società islamica e vedrete quanto siamo distanti da una sana laicità della società e dello stato.
Quello di Papa Benedetto era in fondo un augurio: quello che l’islam avesse subito il coraggio di trovare nella ragione l’istanza critica e purificatrice di una religione capace di inserirsi poi a pieno titolo nel consesso mondiale delle fede e delle culture in un dialogo fecondo a favore della pace.
Un certo pacifismo ipocrita, così come tante politiche interessate hanno fatto finta di non vedere questa deficienza nell’islam (difatti l’Occidente e gli Stati Uniti non hanno azzeccato una, dico una, mossa in Medio Oriente), così come tanti sognano un islam “moderato” che non potrà mai svilupparsi se non se ne creano le premesse: e le premesse non sono né la guerra all’islam né il respingimento dei migranti. Abbiamo detto che l’islam è rimasto mezzo millennio indietro: provate a immaginare cosa significhino cinque secoli di assoluta mancanza di libri di ogni genere, e poi giornali, di riflessione filosofica e teologica, di storia, geografia … e vedrete che il risultato sarà solo ignoranza, una profonda ignoranza su cui speculano i venditori di morte. E’ come avere davanti un bambino che deve essere mandato a scuola. L’Occidente deve “esportare” non la falsa democrazia delle false primavere arabe, ma cultura, cultura, cultura: il guaio è che essendo tutta la cultura occidentale radicata sulla tradizione greco-romana e giudaico-cristiana, dal momento che queste radici non sono state riconosciute, anzi ripudiate (si veda la vicenda vergognosa della Costituzione Europea) adesso, ad esempio, all’Europa sono mancati gli strumenti per leggere la vicenda del mondo islamico e la stessa crisi dell’occidente che sta implodendo in se stesso in un lento ma inesorabile suicidio.
Perché l’anticristianesimo di cui si è ammalato alla fine si è rivelato antiumanesimo. E’ così che va la storia: quando qualche musulmano ha gettato via il crocifisso dalle stanze dell’ospedale o dalle aule scolastiche nessuno si è indignato a sufficienza, anzi magari qualcuno si è rallegrato perché vedeva in quel gesto l’affermarsi della laicità! Pur di buttare via il crocifisso non ci si è accorti a chi in realtà si stavano spalancando le porte: e ora che gli integralisti sparano ai campioni della laicità, che dire?
Ricordare anzitutto che laicità vera è rispetto! Non concordo con chi si dimostra offeso per una vignetta, però è anche vero che forse il recupero per il rispetto reciproco ci aiuterà nel recupero di un dialogo. Certo i musulmani dovrebbero imparare dall’autoironia ebraica su Mosè ad esempio, o dalle tante barzellette cattoliche raccontate su San Pietro in Paradiso: ecco, dovremmo aiutare i musulmani a sorridere, ma è anche vero che non tutte le vignette o tanti altri gesti sono fatti per suscitare un sorriso bonario o una seria riflessione magari autocritica; tante opere spesso sono fatte per puro dileggio o provocazione: c’è bisogno di ricordare tutte le oscenità perpetrate nei riguardi tante immagini di Cristo e della Madonna?  Perché nessuno si è scandalizzato quando le femen in piazza san Pietro si sono masturbate nude con dei crocifissi? Ecco forse anche una reazione scomposta e drammatica ci ricorda però che il futuro si costruisce nel reciproco rispetto. Soprattutto rispetto di quanto per tanti rappresenta l’esperienza del sacro, per ebrei, cristiani, musulmani e qualunque altro.

Ecco allora di cosa ha bisogno il nostro dialogo col mondo islamico. Cultura per far comprendere che l’Occidente ha pure qualcosa di buono da offrire; sana laicità per far comprendere che la modernità non è solo negazione di valori e irreligiosità; rispetto da dare e da richiedere per far comprendere che la diversità non è opposizione ma complementarietà.

Nessun commento:

Posta un commento

IO ACCUSO…

Tra epidemia e calura estiva è passato sotto silenzio un importante responso della Congregazione della Dottrina della fede e approvato in pr...