Quando arrivò sugli schermi
cinematografici L’esorcista, scandalizzò ma fece anche riflettere molte persone negli anni settanta, anni in cui regnava
ancora l’infatuazione delle magnifiche sorti progressive del mondo e in cui
anche alcuni preti avevano smesso di parlare del diavolo (e di credere nella
sua esistenza). L’interesse - se così si può chiamare - riesplose col forte e coraggioso richiamo di
Paolo VI sul fumo di Satana che continua ancora nel presente ad infiltrarsi
nella Chiesa e nel mondo. Allora fu l’occasione di un vivace dibattito sia
ecclesiale che mondano. Oggi invece il film quando viene dato in televisione passa sotto
silenzio, se non fosse per la sua (scorretta) catalogazione nel genere “horror”
che richiama qualche adolescente appassionato di brividi. E quando è stato riproposto al cinema non ci sono
state più al botteghino le file e la ressa di un tempo. Peccato. Perché il film
merita di essere visto, sia dal punto di vista prettamente cinematografico (è
un’opera “cult” che ha segnato la storia
del cinema), sia perché non è la solita raccolta di ciarpame ma si fonda su un’opera
ben documentata qual è il romanzo da cui è tratto. Qui infatti si tratta di un
tema che è stato da sempre al centro del dibattito filosofico e teologico:
cos’è il male ? E se Dio è Bene, da dove il male ? E il diavolo:
solo un simbolo del male ? Non sembrino superate queste domande, in
un mondo che vuole “esorcizzare” non
solo i vari mali (guai a parlare oggi di
dolore, sofferenza, malattia, morte) ma anche la stessa radice del male:
non ci si domanda spesso retoricamente “che
male c’è ?” dando per scontata la risposta “No, non c’è niente di male”
davanti alla possibilità di potersi
liberare da ogni vincolo morale ? Lewis, nelle sue Lettere di Berlicche (consigli di un diavolo esperto al suo
nipotino diavoletto) affermava che il punto di partenza per la buona riuscita di una
tentazione fosse appunto il far credere che il male non esiste e così far
abbassare la guardia al povero tentato.
Può sembrare strano che mi sia spinto a parlare di un argomento così poco
“festivo”. Ma il motivo c’è.
In questi giorni all'inizio del nuovo anno tutti ci
auguriamo ogni bene. Ma il bene non è un qualcosa di scontato. E’ un dono
prezioso. E’ una conquista, spesso da strappare con le unghie dalle grinfie del
male e da difendere con la vita. E va cercato, come l’oro, e come l’oro deve
essere separato da ciò che oro non è. Non è facile, però credo che la grandezza
di un uomo si misuri sempre da questa attenzione nel riconoscere e saper
separare il bene dal male. La sapienza biblica si riassume proprio in questa
indicazione fondamentale : fa’ il bene, evita il male. Ma in ciò penso che
qualunque autentica esperienza religiosa ed etica umana possa essere d’accordo. Vorrei allora augurare ai miei amici lettori
di poter avere la capacità - e oggi non è facile per nessuno - di sapersi
sempre chiedere cosa sia il vero bene da quello che non lo è. Purtroppo tanti
imbonitori oggi vorrebbero cambiare le carte in tavola : ma il male, in
qualunque modo lo si presenti o si chiami finisce per ritorcersi sempre su chi
lo ha scelto. Perché né nel bene né nel male c’è predestinazione : è
sempre in gioco la libertà dell’uomo, fin dall’inizio, fin da Caino, quando Dio
vedendolo covare rancore per il fratello Abele lo ammonisce “Il male è come una
bestia feroce accovacciato alla tua porta : ma tu non lasciarlo entrare.
Se tu vuoi, tu puoi dominarlo”. “Se tu vuoi , tu puoi” : quale messaggio
migliore di libertà e di speranza per l’uomo ? Al di là di come si
interpretino i rancori gli egoismi le lotte le guerre gli odi sono frutto del
male. E all’inizio del nuovo anno dobbiamo ricordare che se l’uomo vuole può
cambiare il corso della storia. Non possiamo e non dobbiamo soccombere al male.
Un caro amico, italianizzando il soprannome della mia famiglia materna (“cacciariavili”,
letteralmente “cacciadiavoli”) mi chiama bonariamente “l’esorcista” e io sto al
gioco (confesso che mi piace), perché mi ricorda sia il mio ruolo ministeriale e sia una grazia che il Signore mi ha fatto,
quella che spesso le situazioni di male che mi trovo ad incontrare vengono
subito a galla (anche se per far questo deve venire a galla anche la mia
umanità peccatrice): grazia perché, venendo allo scoperto, il male può
essere combattuto e vinto. Il mio augurio per l’anno nuovo è che un po’
esorcista lo sia ognuno, in questa capacità di non farsi sedurre dal male e di
vincere il male con il bene. E’ questo il senso genuino della scultura delle
tre scimmiette che Ghandi portava sempre con sé: non vedere il male, non
ascoltare il male, non dire il male. Altro che l’immagine dell’omertà mafiosa:
le tre scimmiette sono il programma di una vita spesa attivamente a costruire il
bene, per noi e per gli altri ! Un anno di bene dunque
a tutti !
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