Si è presentata il giorno della mia nomina chiedendo dove fosse il signor
parroco e appena mi presentai mi diede il benvenuto e mi regalò una scatola di
cioccolatini. Da quel momento quasi tutti i giorni la vedevo presentarsi in sacrestia
ora con una brioche, ora con un mazzo di asparagi, ora magari con qualcosa di
impensabile ma significativo ripetendomi la sua contentezza di vedere la chiesa
di San Giuseppe aperta tutti i giorni. E in fondo alla chiesa si sedeva
aspettando che io finissi di ricevere le altre persone per farsi poi avanti. La
stanchezza di una vita che non le aveva dato niente più che la vecchiaia e la
malattia le hanno fatto compiere velocemente il trapasso. Ammalata quasi non
chiedeva niente, nemmeno aiuto e dall’ospedale si rifiutava di mandarmi a
chiamare perché temeva di disturbarmi : quando sono arrivato nella sua
stanza ha semplicemente sorriso, ma con un sorriso quasi di complicità. Molti
non si sono neanche accorti dei suoi funerali in un’estate che rallenta non
solo le attività fisiche ma anche quelle dello spirito.
Perché racconto questo ? Perché confesso che sono queste le esperienze
che mi commuovono e che mi danno la spinta a fare il prete più di tutte le
altre disquisizioni accademiche degli intellettuali di turno e dello stesso
rapporto con chi ha la puzza sotto il naso e passa il tempo in chiacchiere,
dietrologie e futurologie varie. Mi commuove la Messa celebrata con le quattro
vecchine della mia parrocchia che mi hanno circondato fin dall’inizio con il
loro affetto senza chiedersi il perché o il percome della mia nomina - per loro
sono il parroco e questo basta per aprirmi il loro cuore - e che giornalmente
mi danno lezioni di fede nel loro pregare semplice e silenzioso in chiesa, nei
loro gesti umili ma pieni di una grande saggezza.
Ma lo stesso potrei dire in modo speculare dei bambini e del loro modo di
porsi in modo spontaneo, in rapporti che superano a volte sicuramente per
schiettezza gli stessi adulti. Specie nella capacità di andare al cuore delle
cose. Mi fece impressione una volta il dialogo captato fra due bambini dopo che
mi ero fermato un po’ con loro : “hai visto come è simpatico il nuovo
parroco e come gli piace scherzare ?” domanda l’uno e l’altro : “Si,
ma dovessi vedere come è serio quando celebra la Messa !”. Mi sono detto
che se avevano intuito già queste cose avevano intuito tutto di un prete :
la capacità di essere uomo di fraternità e insieme uomo di Dio.
Debbo a queste esperienze la possibilità di “rimanere coi piedi a terra”
rifuggendo da astrattismi e idealizzazioni pericolose. E le lezioni che sto
avendo nel girare casa per casa, nel rapporto semplice e spontaneo con le
famiglie, riequilibra e concretizza le lezioni di pastorale fatte a scuola.
Non scrivo queste cose per parlare di me, per mettere me o il mio stile
pastorale al centro dell’attenzione, ma solo perché scopro sempre di più la
verità - e come non potrebbe esserlo - di quella benedizione con cui il Cristo
ringrazia il Padre per aver nascosto i misteri del suo Regno ai sapienti e agli
intelligenti ed averle rivelate invece ai piccoli.
E mi convinco sempre di più che la storia, quella vera non è quella dei
potenti e dei giochi di potere, quella che si legge sui libri. E’ la storia dei
piccoli, le cui vicende quotidiane di generosità e pazienza potrebbero essere
raccontate con altrettanta importanza sui libri. Purtroppo invece spesso dei
piccoli si narra solo la cronaca nera (passata per “vera” da qualche giornale).
E forse dai piccoli deve ripartire il nostro cammino per superare l’impasse
in cui pare ci siamo impantanati senza più poterne uscire.
Se ne è accorto ultimamente uno storico della Chiesa quando non ha più
voluto scrivere una storia della Chiesa che coincidesse con una storia del
papato e che ha scritto perciò una “storia del popolo di Dio” in cui le vicende
dei piccoli hanno altrettanto valore della storia dei dogmi. E spero che se ne
accorgano anche non solo gli altri storici, ma anche quanti, nelle stanze alte
del potere devono ricordarsi che questo ha la sola giustificazione nel servizio
dei piccoli. E in questo politica e religioni possono e debbono camminare
insieme.
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