giovedì 31 dicembre 2015

anno nuovo vita nuova

Nel tempo che scorre l’uomo può attingere all’eternità di Dio e dalla sua bontà, sperimentata attraverso le cose buone che ha creato, arrivare alla benevolenza verso l’altro. D’altronde la parola “anno” in ebraico ha la stessa radice del numero due, inteso come dualità e ripetizione: è la ripetizione ciclica del tempo che però lungi dal far ripiegare l’uomo su se stesso lo invita sempre ad aprirsi all’altro: il due infatti è il Bet, la casa che ha sempre la porta aperta perché si deve essere pronti ad accogliere gli ospiti e ad uscire per soccorrere i bisognosi. L’anno che ritorna è perciò la possibilità sempre riofferta dell’inizio di una vita nuova. Al di là delle alchimie sulle parole e sui numeri credo però sia importante scoprire allora il vecchio detto “anno nuovo, vita nuova”. Credo infatti che - se inteso nel giusto modo - parlare di buoni propositi e di buone intenzioni non sia all’inizio dell’anno nuovo un gesto “spropositato”. Non perché all’inizio dell’anno nuovo abbiamo bisogno di oroscopi rassicuranti e di debiti scongiuri per esorcizzare la paura del nuovo, del futuro che vogliamo migliore (ma in cosa poi ?) a tutti i costi ! In questo senso anche fare e scambiare auguri sarebbe ancora un rito pagano! Non perché sia poco educato parlare di bontà ed essere buoni per capodanno, né perché “porti sfiga”, come vulgariter si dice, comportarsi altrimenti (e allora meglio premunirsi con i talismani d’occasione, mutande rosse in prima fila !).
Ma perché credo che l’uomo, ogni uomo, debba a se stesso la possibilità di una sempre ulteriore “chance”: non c’è fallimento da cui non si possa uscire, sconfitta da cui non ci si possa risollevare... e non per concessione di altri ma per il rispetto estremo che dobbiamo a noi stessi, e alla dignità e al valore della vita di cui siamo portatori e che per primi siamo chiamati a rispettare. L’uomo è un animale “simbolico”: ha bisogno di simboli per comunicare il proprio intimo e di eventi simbolici che lo stimolino a esprimersi per quello che è. L’inizio del nuovo anno ha appunto questa valenza simbolica: della nuova opportunità di vita che l’uomo da a se stesso e, per chi crede, che Dio prima ancora concede ad ognuno. Di ricominciare : non importa se da zero o da tre o da quattro : l’importante è ricominciare. Ecco perché penso che questa sia un’occasione da non banalizzare : ben vengano feste e brindisi, ma non tanto per scordarci il passato quanto per aprirci positivamente al futuro. E’ bello, per me credente, pensare all’inizio del nuovo anno ad un Dio che ti dice “non preoccuparti del passato : ecco ti è concessa una nuova occasione per fare quello che non hai fatto, per riparare quello che hai fatto male, per costruire qualcosa di nuovo”. Ma credo che sia bello per tutti, anche per chi non crede, sentire che all’inizio del nuovo anno ti venga data dall’Altro (e perciò dagli altri) un supplemento di fiducia. Mi ha fatto sempre impressione quella parabola in cui al contadino che vuole subito tagliare l’albero che non ha dato frutti il Signore del campo risponde : “no, lascialo ancora per un altro anno”. Ecco il punto : abbiamo bisogno di dare e ricevere fiducia. E forse l’inizio del nuovo anno è l’occasione per dirci scambievolmente “io ho fiducia in te” ! E forse le cose nel nuovo anno così andranno meglio ! Ingenuità la mia ? certamente ! Utopia, sogni ? certamente ? Dice però Leonardo Boff: “soltanto l’essere umano sogna nel sonno e nella veglia mondi nuovi, dove esistono rapporti più fraterni e un nuovo cielo e una nuova terra: le utopie non sono meccanismi di fuga facile dalle contraddizioni del presente. Esse appartengono alla stessa realtà dell’uomo come essere che continuamente progetta, disegna il futuro, vive di promesse e si alimenta di speranza. Sono le utopie che impediscono all’assurdo di impadronirsi della storia...”. Perché non sognare allora, all’inizio del nuovo anno, un mondo nuovo ? Perché non sognare con Paolo VI che volle proprio il 1° gennaio di ogni anno la celebrazione della giornata della Pace, proprio per pensare all’inizio del nuovo anno a quella civiltà dell’amore che tutti sogniamo ? L’Utopia, “l’isola-che-non-c’è”, la raggiunge solo chi ha il coraggio dell’avventura :  “Ti piacerebbe correre un’avventura?” Così Peter Pan domanda a Wendy, quell’eterno bambino che non sa resistere alle avventure! La unicità e la irripetibilità delle persone e delle situazioni, le incognite della storia, il mistero dell’uomo e quello ancora più insondabile di Dio -tutte cose che ci fanno scontrare con l’inutilità delle ricette e delle formule precostituite - sono tutte cose queste che ci spingono all’inizio del nuovo anno verso l’avventura (letteralmente appunto ad-ventura: verso le cose che stanno per venire)! E a Wendy che non sa volare, Peter Pan svela il segreto: per saper volare bisogna pensare cose stupende! E la cose stupenda è la bontà di cui ognuno è portatore per sé e per gli altri : e la bontà sa non solo sognare ma anche fare cose stupende ! BUON ANNO a tutti dunque verso l’isola-che-non-c’è, e non dimenticate l’indirizzo: “seconda strada a destra e poi diritto fino al mattino”!!!

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