sabato 20 febbraio 2016

dare del tu al proprio computer?

Qualche tempo fa una mia ‘confessione’ su Dibattito è uscita riportando nel titolo un errore, stravolgendo il famoso detto: “timeo lectorem unius libri”. Un errore nato non da ignoranza (non sarò Cicerone ma, credetemi, almeno il latino della Messa lo conosco!!!) ma dalla fretta e da un eccesso di fiducia nelle facoltà del computer! Confesso infatti che se non ho l’urgenza della stampa del giornale non riesco mai a dare l’ultimo tocco all’articolo. Così poi in fretta mi affido al servizio di revisione e correzione automatica del computer che certo non conosce il latino o, meglio, ha imparato a riconoscere solo le parole che io altre volte ho usato e che ha memorizzato. Quando corregge perciò compie due scelte: o lascia la parola sottolineata in rosso, per indicare quello che secondo lui è un errore, oppure la cambia con un’altra che gli si avvicina e che secondo lui è la forma esatta. Per curiosità sono andato a rivedere l’origine dello sbaglio riscrivendo la frase al computer per seguire il modo come procedeva alla correzione. Vi confesso che la cosa mi ha in un certo senso coinvolto, e ho voluto vedere fino a che punto stiamo diventando interdipendenti noi e queste macchine sui generis! Così ho scoperto che il mio computer ha cambiato il ‘timeo’ in ‘temo’ (parola italiana più somigliante), il ‘lectorem’ in ‘lector’ (perché già usato altrove nel parlare del principio ermeneutico del ‘lector in fabula’ e quindi memorizzato) e ha lasciato ‘unius’ in rosso. Non ha segnalato affatto ‘libri’ perché l’avrà scambiato per il plurale italiano di libro. La mia fretta allora non mi ha fatto sentire il bisogno di dare una guardata alle parole sottolineate in rosso e così è venuto fuori l’errore! Mi scuso per la pedanteria della descrizione, ma è per far comprendere – specie a chi non ha familiarità col computer – la riflessione che ne è scaturita. Il mio errore infatti mi ha ricordato il tentativo di un gruppo di esegeti di far tradurre alcuni brani evangelici al computer per avere una traduzione quanto più neutrale possibile. Ebbene la frase di Gesù al Getsemani “lo spirito è forte ma la carne è debole” fu tradotta con “l’alcool è forte di gradi e la carne è tenera”!!! Che ne capisce un computer di allegorie, similitudini, doppi sensi e cose del genere? Ma ancora di più mi ha ricordato il film di Kieslowski sul I° Comandamento: “non avrai altro Dio all’infuori di me”. Lì un padre ha educato il figlio nel culto dell’intelligenza artificiale che è in grado di gestire tutta la vita domestica (ogni cosa nella loro casa è gestita dal computer) e che sogna essere in grado di gestire in un futuro tutti gli aspetti della vita dell’uomo. Ma la tragedia è dietro l’angolo: nonostante i calcoli del computer che indicavano lo spessore del ghiaccio tale da sopportare il peso di un uomo, il figlio muore proprio annegando nel fiume attraverso l’apertura di una crepa nel ghiaccio ‘sicuro’! La lezione credo sia chiara: la vita non dipende dal computer. Perché fin quando ci vada di mezzo un errore di scrittura o di traduzione tutto finisce con una risata, ma quando questi strumenti sono caricati di attese eccessive, specie quando ci si attende qualcosa che una macchina non può dare, qui cominciano i problemi! Ho letto infatti da qualche parte che aumenta sempre di più il numero delle persone che prendono a “botte” il proprio computer passando dall’insulto alla demolizione totale! Ma insieme cresce anche il numero di chi si rivolge sempre di più al proprio computer quasi con un ‘tu’ da dialogo amicale da ‘Io e lui’ alla Moravia! C’è da pensare che il computer stia diventando davvero il nostro alter ego o un’appendice della nostra personalità di cui non riusciamo più a fare a meno? Con il computer ormai abbiamo un rapporto in cui l’odio e l’amore si alternano e si mescolano in una specie di strano e nuovo sentimento in cui stavolta il destinatario non è una persona ma una macchina! Da quando ho comprato il computer ad esempio mi sono reso conto come tante volte non sia facile proprio capire chi dei due comandi sull’altro! Farne a meno? No, perché sono anche gli strumenti a fare un buon ‘mastro’ ci avverte la sapienza antica e certo non sono di quelli che demonizzano il progresso tout court. Dipende credo dal non riporre un’eccessiva fiducia in quello che appunto non è altro che uno strumento. Perché in fondo è una macchina e dimenticarlo è pericoloso! Quando si pensa che si possa sostituire alla nostra intelligenza, alla nostra attenzione e al nostro lavoro spuntano fuori i guai e allora le tirate di orecchie non se le merita lui ma ce le meritiamo noi!

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