domenica 21 dicembre 2014

Amarcord?

Un vescovo della Campania l’anno scorso, chiacchierando sulla religiosità dei suoi fedeli, fra l’altro si lamentava dei guai che riescono a fare ogni anno gli emigranti o comunque i lontani che ritornano nei luoghi nativi per le ferie. Perché cominciano a criticare tutto in nome di un passato mitizzato al quale ci si riferisce come ad una specie di età dell’oro ! “Ah, non era così quando io ero qua, la festa del patrono non è più quella, la processione non dice più niente...” E così in nome di un preteso ricupero della memoria si cade in un fissismo che mortifica, nel caso ad esempio delle feste religiose, ogni cammino di crescita che intanto in tutti questi anni ha potuto fare la comunità ecclesiale. Quel vescovo ancora infatti mi confidava : “spesso tutto il lavoro di un parroco di un anno viene bruciato dall’arrivo di pretesi concittadini ma che di fatto sono ormai stranieri e che provocano disordini volendo riportare ad esempio lo svolgimento dei riti alle sequenze fissate nella loro memoria, dimenticando che c’è stata una riforma liturgica da cui non si può prescindere”. Queste parole mi venivano in mente nei giorni della calura estiva e più ci pensavo più mi sentivo di essere non solo d’accordo sull’analisi del vescovo in ambito ecclesiale, ma vedevo come questa analisi si potesse estendere benissimo anche a tutte le altre dimensioni del vivere investite da questo fenomeno della “rimembranza”. Se c’è un rito che confesso di mal sopportare è proprio quello di chi nostalgicamente (anche se non so se sia veramente questa la nostalgia) non fa che ripensare ai bei tempi della scuola, ai bei tempi dell’infanzia, ai bei tempi della famiglia... e allora magari non solo organizza le “rimpatriate” ma pretende anche che ogni vecchio compagno di scuola debba impersonare il solito copione : quello il buffone, quello il barzellettiere, quello l’intellettuale... dimenticando che si cresce, si cambia, e magari a chi era solito far sorridere gli altri adesso voglia di ridere ne è rimasta proprio poca ! E poi c’è chi pensando alla casa degli avi quasi ci rimane male nel trovarci la corrente elettrica e la televisione al posto della stalla e del lume a petrolio.  Ma poi ci sono i più pericolosi : quelli il cui allontanamento si è verificato non tanto in chilometri quanto in zeri nei conto correnti bancari e che il distacco dalla casa paterna è stato fatto bandendo dalla tavola fave e scorza di formaggio, salvo poi uscirsene ogni tanto con un “Ah, i sapori di una volta ! perché non fare una sagra per riassaggiare la scorza del formaggio ?” E se proprio la sagra non si può fare allora suppliscono le tante bettole e osterie e similari riciclate come sedi “agrituristiche” in cui paghi carissimo tutto il cibo che a casa non mangeresti mai e poi mai. Mi si perdoni forse la troppa ironia con cui sto trattando l’argomento, ma credo che il recupero del passato, quello vero, non sia questo. Questo sa di falso, di artefatto, di gente che magari per una sera accetta di mangiare con le mani perché fa “chic” ma che poi per tutto l’anno sarà perseguitata dalla fobia della pulizia e banchetterà con posate di marca ! Il passato, senza il recupero in un vissuto esistenziale vivo che lo rinnova e lo rilancia verso il futuro adeguandolo al presente, non è altro che una cosa morta. E come tutte le cose morte deve riposare in pace ! C’è una idolatria perniciosa del nuovo che fa distruggere il passato e così nega l’intelligenza del presente, ma c’è un’altra idolatria altrettanto pericolosa nel rimanere attaccati ad un passato che spesso in eguale misura ci fa negare il presente. C’è un momento in cui infatti bisogna avere il coraggio di lasciare che i morti seppelliscano i morti, con buona pace di tutti ! Perché credo che in chi si dedichi “all’amarcord” stagionale o duraturo che sia, sia presente sempre un non so che di adolescenziale, di un morboso legame all’infanzia che fa correre il rischio di non arrivare serenamente alla maturità. Il Dio in cui credo è un Dio che dice “non pensate più alle cose passate, ecco io ne faccio di nuove, non ve ne accorgete ?” Il mio Dio non è un archeologo e io non vorrei finire i miei giorni a fare il guardiano di un museo ! Perciò questa mia confessione ad alta voce ha stavolta quasi la valenza di un ex voto per grazia ricevuta : anche per quest’estate sono riuscito a non farmi coinvolgere nell’organizzazione di un incontro degli ex compagni di scuola, sono riuscito a dire di no a tutti gli inviti a mangiare in locali costosi,   sono riuscito a non farmi ammaliare dalle sirene dei falsi rimpianti... So che molti avranno da ridire su queste mie righe, che non saranno d’accordo...ma non posso fare a meno di essere sincero, anche se so che il prezzo dei miei rifiuti a tanti inviti è quello di farci la figura del misantropo. Ma volete mettere la pena di sentirsi ripetere per una serata “ah, ti ricordi di quando...” oppure “Ah, sei sempre lo stesso !” proprio quando tu hai fatto tu lo sforzo per dimenticare e sei cosciente di essere cambiato, al paragone di una serata al fresco (per il poco di quest’anno) sotto le stelle e nel silenzio assoluto ? Questa per me è l’estate ! O beata solitudo, o sola beatitudo !

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