mercoledì 31 dicembre 2014

anno nuovo?


Mi è stato chiesto di scrivere un augurio per Natale alla città. Ma ammetto che dopo averci pensato mi è riuscito difficile. Natale, tutto sommato, è una festa di “parte”, in cui al limite qualcuno potrebbe anche non ritrovarsi, come dicevamo nel numero scorso, Capodanno invece è una festa che ognuno, da qualsiasi estrazione provenga, può condividere. Allora voglio un po’ disubbidire al mio mandato e fare un augurio alla  mia città per il nuovo anno.
Chi non si augura infatti, ad ogni inizio d’anno, lo voglia ammettere o meno, qualcosa di bello, di più bello, di nuovo e di grande per se, per la propria famiglia, per i propri amici, per il paese in cui vive, per il mondo intero?
Ecco dunque i miei auguri per la mia città.
Con la speranza che vengano colti proprio per quello che sono: auspici dettati solo da un immenso amore per   Scicli e non da logiche dettate da pregiudizi ideologici e men che meno politici.
Il mio primo augurio riguarda i nostri bambini, come ho scritto nel mio messaggio mandato al convegno sui minori a Scicli. Io parto dalla mia esperienza: ricordo con piacere la mia infanzia perché in questa ho ancora avuto modo di sognare. Se dovessi dire cosa manca oggi ai bambini è proprio questa capacità di sognare. Ho come l’impressione che, paradossalmente, mentre sembra che i bambini siano al centro dell’attenzione di tutti (famiglie, scuola, chiesa, associazioni) in realtà vivano una vita non loro, alienati in giochi, attività scolastiche e parascolastiche, hobbies e sport spesso più che scelti da loro, calati quasi dall’alto a esprimere ed esaudire più i desideri dei grandi che gli stessi desideri dei piccoli. Stiamo allevando piccoli automi maghi dei cellulari e dei computer che non hanno più fantasia, che non sanno inventare più un gioco, che non sanno neanche gioire del semplice stare insieme, la cui vita sembra una parodia di quella di noi adulti. La stessa televisione che a noi stimolava a popolare come Peter Pan l’Isola-che-non-c’è, adesso sembra  che riesca solo ad intontire e togliere ogni reattività. Ma noi avevamo la strada! Ecco, credo che ai ragazzi di oggi manchi quella grande educatrice che è la strada! Perché strada significa dire appropriazione del quartiere, conoscenza, comunione, dialogo, trapasso di cultura dai più grandi ai più piccoli, solidarietà, e magari anche un po’ di rischio perché anche questo ci vuole per dare sicurezza ad un bambino che cresce! Perciò partirei provocatoriamente da questo augurio: che le “agenzie educative” si adoperino perché la strada ridiventi a Scicli un “luogo” educativo. Partiamo dalle bambinopoli in ogni quartiere? E poi un po’ più di pulizia? E anche più vigilanza?
E dai bambini ai ragazzi e ai giovani: mi auguro di non vedere più ragazzi e giovani sbracati, annoiati, senza stimoli e senza senso tra sedili di piazze e scalinate varie. Perché dalla noia alla ricerca di “divertissement” suicidi il passo è breve: diciamolo con franchezza, adesso che abbiamo smesso di preoccuparci della riapertura del Cinema Italia, quando ammetteremo di avere davanti a noi nuove generazioni in cui il tasso di alcolizzati e drogati sta crescendo a vista d’occhio?
Ma perché questo augurio si avveri credo che vada indirizzato non ai giovani ma alle famiglie, alle istituzioni educative e alle forze dell’ordine, alle parrocchie e alle associazioni ecclesiali (in cui un riflusso intimistico o un impegno ipersociologico sono i due estremi che non riescono a coinvolgere più i giovani), alle classi politiche e ai partiti che hanno la gravissima responsabilità di aver mostrato della politica solo la faccia sporca e corrotta o che pensano ai giovani solo in termini di nuovi rampolli da allevare e plagiare, ad una parte di “intellighentia” cittadina che si è ritirata in un Parnaso dorato e che ha perso tutti i contatti con la realtà della vita e dei problemi di tutti i giorni e all’altra parte dell’intellighentia che, per non schierarsi con chi crede ancora che l’unico modo di fare l’intellettuale sia quello di essere “organico” (al potere o al partito che sia) e con chi suona i pifferi della rivoluzione, si è ritirata invece in un Aventino in cui preserva si la sua purezza ma a prezzo del suo silenzio. 
E poi un augurio ai poveri e a quelli che stanno correndo il rischio di diventare poveri o più poveri: perché a Scicli è in atto un’involuzione e chi sta in alto dovrebbe essersene accorto già da tempo. Mi auguro che l’attenzione per loro non sia fatta solo di carità e di sussidi estemporanei che non vanno alla radice del problema.
E inoltre un augurio agli anziani: auguro loro oltre a tutte le altre attività ricreative anche attività che possano mettere a tesoro tutta la loro ricchezza ed esperienza e anche che continuino a stimolare la loro intelligenza: perché non pensare ad una Università della terza età, ad esempio?
E poi? Un augurio a tutti gli stranieri che si trovano a Scicli per lavoro: che siano sempre più accolti e non emarginati, ma che nemmeno loro però vogliano estraniarsi o rifiutare un inserimento rispettoso nella nostra cultura.
Infine un augurio per tutti: perché cresca il nostro senso del bene comune e il nostro senso civico: stiamo diventando un po’ strafottenti e maleducati, non vi pare? E questo non è bello come biglietto di visita di una città che vanta secoli di civiltà e di cultura!
E un augurio particolare per chi in un modo o in un altro ha un ruolo educativo nella nostra città:  se provassimo tutti insieme ad ascoltare i bisogni della base invece di far calare progetti dall’alto? O invece di lavorare ognuno per suo conto, magari intralciandoci a vicenda, perché non proviamo a camminare insieme?

Nessun commento:

Posta un commento

IO ACCUSO…

Tra epidemia e calura estiva è passato sotto silenzio un importante responso della Congregazione della Dottrina della fede e approvato in pr...