martedì 16 dicembre 2014

Buon compleanno, Gesù


Natale, ossia memoria della nascita di Gesù in Betlem di Giuda, vissuto poi per trenta anni a Nazareth, crocefisso a Gerusalemme dopo tre anni di ministero profetico pubblico in Galilea e Giudea e risorto il terzo giorno. In lui quelli che dal suo nome si chiamano cristiani, riconoscono appunto il Cristo parola greca che sta per Messia, vale a dire l’Unto, il Consacrato da parte di YHWH. Una espressione biblica per indicare il Figlio di Dio che viene a “mettere la sua tenda in mezzo a noi” (Gv). Natale, memoria di una nascita: un compleanno dunque, anche se sui generis! Ma niente altro che un compleanno! E come tutti i compleanni la festa consiste anzitutto nel fare gli auguri al festeggiato. Purtroppo la secolarizzazione tutto ha fatto diventare il Natale, tranne che il compleanno del festeggiato! Io invito i lettori a pensare un po’ come starebbero male il giorno del loro compleanno se nessuno degli amici e dei parenti li chiamassero per far loro gli auguri! O, peggio, se, avendoli invitati alla vostra festa di compleanno, tutti si scambiassero fra loro gli auguri, dimenticando di fare gli auguri proprio a voi! Il Natale è proprio per questo la festa cristiana che mi genera più sofferenza, perché è la festa che sta perdendo il suo festeggiato, trasformata in una sorta di sagra dei buoni sentimenti, di un buonismo melenso e sdolcinato in cui tutti, più o meno ipocritamente, si possono ritrovare. E non è la prima volta che esterno in pubblico questo mio disagio. Mi è stato chiesto di scrivere cosa rappresenta per me il Natale. Se è il memoriale della nascita di Cristo, per me che credo nel suo essere pienamente Dio e Uomo, non può che rappresentare la memoria di un grande dono che mi è stato fatto: il dono  di una “compagnia”.

Perché da quando Dio si è fatto Uomo noi non siamo più soli: c’è un compagno che viene a condividere la nostra strada, le nostre gioie e i nostri dolori, la nostra fatica e le nostre speranze.

Natale è Dio che si fa dono: è l’esempio di chi non fa doni, ma è esso stesso dono. Perciò non mi piace il Natale, con tutta la sua corsa al regalo da fare, da ricevere, da ricambiare, se mi fa correre il rischio di dimenticare che più che pacchi dono è la mia vita che deve diventare dono. Mi piacerebbe dunque a Natale stringere meno mani, dare meno baci e abbracci, fare e ricevere meno regali, ma avere esperienze di incontri con persone più autentiche come io mi sforzo di essere autentico nelle mie scelte di vita. E l’autenticità di Gesù consiste nel fatto che è stato soprattutto uno spogliamento di se stesso: il suo dono è vero perché nessuno lo potrà o dovrà mai ricambiare, per questo è pura esperienza di gratuità, grazia, appunto. Natale è la festa di Gesù povero, nato nudo e morto nudo perché tutto di se ha donato ai fratelli. Per questo Natale è la festa dei poveri e non la festa dei regali sotto l’albero, delle ricche vetrine piene di oggetti superflui, dei ricchi con la puzza sotto il naso che si mettono la coscienza tranquilla solo per una buona azione l’anno. Natale è la festa della dignità dei poveri e dei piccoli che nessuno deve osare più offendere, da quando un Dio si è fatto esso stesso piccolo e povero. Ecco allora il Natale che sogno: anzitutto un dire grazie a Gesù e augurargli che il suo esempio e le sue parole non cadano nel vuoto! E poi, proprio per seguire il suo esempio, la scelta di una maggiore attenzione a chi è povero: e questo lo può fare anche chi non crede alla divinità di Cristo, perché dar   da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, ospitare i forestieri, curare gli infermi, visitare i carcerati…lo può fare chiunque e farlo, se non più cristiani, almeno ci fa essere più uomini!

Duemilaquattordici auguri di buon compleanno allora caro Gesù, e tu aiutaci a non strumentalizzare il tuo Natale!

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