Ho
avuto la gioia di partecipare, come socio di Biblia, l’Associazione laica che
promuove lo studio della Bibbia, ad un viaggio di studi biblici in Siria nel giugno 2008.
Come
sempre mi piace mettervi a parte di quelle sensazioni che questo viaggio (fatto
in compagnia di persone simpaticissime: questo si che è doveroso dirlo, e
organizzato in maniera impeccabile) mi ha suscitato e di quelle riflessioni che
mi hanno accompagnato in quei giorni.
Il
prof. Prato, nella conferenza iniziale ad Aleppo, chiuse il suo discorso dicendo
che – tutto sommato – ognuno viaggia per cercare una conferma alle proprie
convinzioni.
Sarà
che in fondo il mio animo scout di tanto in tanto riemerge con prepotenza, e
che dunque la spiritualità della strada, e perciò il fascino della scoperta e
dell’avventura, ha contribuito a forgiare la mia personalità, ma dico subito
che se da un lato questa affermazione del prof. Prato può essere in parte
condivisibile, d’altro lato però credo che, almeno per me, non rappresenta la
molla unica, o quantomeno la sola o la più preponderante che mi spinge a
viaggiare.
Se
infatti il vedere e toccare con mano, l’essere nei luoghi a lungo studiati nei
libri di scuola può essere una riconferma delle nostre convinzioni,
l’esperienza dell’incontro con mondi e culture diverse ti suscita sempre nuovi
interrogativi e ti apre nuovi orizzonti. Viaggiare per me è sempre l’accettare
di mettersi in discussione e rinunciare alle proprie certezze (a partire dalla
rinuncia a voler trovare il tuo piatto di spaghetti dovunque tu vada!). E se
questo può valere per ogni viaggio, debbo confessare che, almeno personalmente,
la Siria si è rivelata in questo molto stimolante.
Voglio
leggere così, quasi tra questi due poli, l’esperienza del viaggio in Siria.
Chi
fin dalla scuola elementare ha studiato di Assiri e Sumeri, di Mesopotamia e di
Hittiti, di Punici, Egiziani e Fenici… può ben comprendere cosa significhi
l’Eufrate (e tutto quello che questo evoca) nell’immaginario collettivo e
l’emozione di quanti hanno voluto finanche bagnarsi i piedi in questo fiume
che, col suo collega, il Tigri, rappresenta l’idea stessa della Storia che
scorre. Nella traversata in barca dell’Eufrate pensavo proprio a quanti popoli
si sono incontrati e scontrati sulle sponde di questo fiume e nella Siria
tutta, terra proprio di incontro/scontro di popoli, e perciò terra ricca di
memorie, tradizioni, anime…in un mosaico che la rende bella, come le belle
ragazze e i bei giovani che incontri per le strade e ti sorridono e ti salutano
(penseresti mai di trovare rosse e biondi in Siria? Ma l’incontro dei popoli ti
fa pure di questi scherzi!).
Il
viaggio in Siria è stato dunque una rilettura di quelle pagine di storia, tra
il mythos e l’epos, con cui noi siamo cresciuti, un rivivere pagine liete e
tristi di quel racconto che ci riporta alle nostre stesse radici di popoli del
Mediterraneo. Una scarpinata polverosa tra quelle città i cui nomi, balzati
fuori dalle pagine dei libri con lo stesso vento che ora li copre con una
coltre di sabbia e ora magari ne scopre un angolo recondito da cui emergono le
vestigia di un dio dimenticato, adesso sembrano richiamare davanti a te
immagini di mondi e regni passati, e ti chiedi se mai esse furono davvero, se
non ti trovi invece davanti ad una di quelle città invisibili descritte da Calvino.
Senti ancora la bellezza di Zenobia quasi trasfusa nella sua città a Palmira,
il canto dello Shemà Israel nella sinagoga di Dura Europos, le litanie dei
pellegrini nella chiesa di San Sergio… ma Padre Ramon ti sveglia dal sonno
ricordandoti che alla fine il deserto vincerà!
Ma,
per chi ama la Bibbia, la Siria è anche Ebla e Ugarit, la nascita
dell’alfabeto, il retroterra culturale dei racconti genesiaci, El e Jah, le
tavolette cuneiformi e i templi di Baal e degli
altri dei, è il mondo semitico, è l’aramaico… (la lingua parlata da Gesù
e che ancora risuona a Maalula: sentire il Padre Nostro in aramaico ti fa
venire la pelle d’oca!)… è la prepotente domanda di come un’esperienza
religiosa, quella ebraica, pur partendo da assunti per niente originali, abbia
dato origine a quel mondo della fede che ancora oggi ci fa riflettere e ci fa
interrogare su noi stessi e il senso delle cose. E credo sia questo il motivo profondo del
nostro viaggio, come soci di Biblia (da avere in partenza, ma magari per tanti
altri da trovare all’arrivo), proprio per dare una coscienza a quanto si è
vissuto. Proprio la Bibbia però ti spinge a cercare anche nell’incontro con l’altro, nel dialogo,
nella scoperta della diversità al di là di quanto ci accomuna, come ricchezza
umanizzante. E per questo non si può solo cercare tra le pietre ma anche
ascoltando le comunità cristiane delle varie confessioni- nell’impossibilità
politica di un approccio con la comunità ebraica-, proprio per verificare la
possibilità effettiva di questo dialogo tra cristianesimo, ebraismo ed islam da
tutti ricercato. Perciò per me il viaggio in Siria (come qualsiasi altro
viaggio) vale anche per le persone incontrate, i sorrisi, le battute, i saluti…
l’accoglienza e il grande senso di ospitalità, i frammenti di storia che riesci
a cogliere al di là dell’impaccio delle lingue, in un frammisto di arabo e
italiano, inglese e francese, ma soprattutto di gesti e di sguardi. Scopri che,
se si vuole, l’incontro può avvenire, il dialogo si può avviare. Tra persone ma
anche tra culture e ancor più tra le fedi: a Damasco e ad Aleppo non senti solo
il muezzin, senti anche le campane delle chiese che invitano alla preghiera e
nelle moschee vedi che i musulmani offrono ceri a San Giovanni Battista e a suo
padre Zaccaria per implorare il dono di un figlio o per ringraziare di averlo
avuto. Se solo dunque si volesse… e proprio qui senti struggente la mancanza,
tra figli di Abramo, della componente ebraica che renderebbe più completa la
nostra gioia. Mi chiedo: se l’incontro è avvenuto, avviene per gli odori e i
sapori, nella fantasia di salse ed insalate, se avviene nel canto e nella
danza, perché non può avvenire anche per le altre dimensioni della vita? I
castelli dei crociati e le cittadelle del Saladino sulle mute alture testimoniano
di un mondo che più non ritornerà e che spinge a trovare altre strade… La Siria
è stata e potrebbe ritornare ad essere un laboratorio per la ricerca di queste
strade di incontro tra i popoli.
E
poi dobbiamo ricordare che proprio sulla via di Damasco Saulo fu folgorato
dalla presenza del suo Signore. Al di là di come la si voglia intendere, al di
là del fatto di credere o meno in Dio, conversione è anzitutto cambiamento del
modo di vedere e considerare le cose. La Siria ci ha coinvolto, ci ha sedotto:
chi non è rimasto insensibile alle sue provocazioni adesso certo sta vivendo la
sua metanoia.
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