Confesso
la mia continua meraviglia per quella sorta di rassegnazione che quasi rasenta
l’indolenza con cui non solo da parte dei mass media (ma questo tutto sommato
non mi stupisce) ma anche all’interno stesso della comunità cristiana si
seguono (o forse sarebbe meglio dire in realtà non si seguono) le sorti dello
sparuto gregge cristiano rimasto a presidiare i luoghi cari e preziosi della
Terrasanta e del Medio oriente. E parlo di cristiani in generale perché non
vorrei che il mio discorso fosse travisato in un interessato richiamo solo pro domo mea, cioè per la sola parte
cattolica (fra l’altro numericamente minoritaria rispetto alle altre
confessioni cristiane ortodosse). Già altre volte ho levato accorati appelli
perché almeno questo dramma fosse conosciuto anche in questa nostra piccola
cittadina di Scicli dove sicuramente un’informazione alternativa a quella dell’establishment mediatico (e non solo
politico perché in questo caso maggioranza e opposizione difatti brillano per
la mancanza di qualsiasi azione propositiva che non sia di mera propaganda)
trova difficoltà ad arrivare. E il mio è un appello che vuole prescindere dal
contesto politico in cui la
Terrasanta attualmente si trova (volutamente non parlo perciò
né di Israele né di Palestina): il mio è un discorso certamente di fede, ma che
in questo caso prescinde anche da questo, per farsi culturale e per aprirsi
anche ad un livello di giustizia nel rispetto per quelli che sono i diritti
fondamentali di ogni uomo. Non hanno i cristiani di Terrasanta uguale diritto
ad abitare la loro terra e di professare la loro fede come tutti gli altri? La Carta dei Diritti dell’uomo
non vale anche per loro? Mi sorprendo infatti quando vedo appelli per questa o
quella minoranza, per emigrati e immigrati di ogni genere e di ogni colore in
casa nostra e fuori casa nostra: siamo pronti a fare collette, raccolte e
gemellaggi con il più sperduto paese dell’Africa o dell’America Latina e tutto
questo è certamente giusto, ma … e poi siamo pronti a levare alte grida e a
stracciarci le vesti per chi doveva fare e non ha fatto o cosa si poteva fare e
non si è fatto in occasione di olocausti e affini e questo è altrettanto
giusto, ma poi? Cosa stiamo facendo noi ora? Non stiamo rispondendo anche noi
con il silenzio su tante altre realtà
scomode? Ecco perché arrivati a questo punto mi chiedo cui prodest, a chi giova tutto ciò. Mi chiedo se non abbia ragione
chi afferma che c’è in atto un rigurgito di anticristianesimo in cui certe
frange liberali, radicali, massoniche e sinistrorse di ogni genere si
ritrovano. E questa mia supposizione è avvalorata dal fatto che non solo non si
parla della sorte dei cristiani di Terrasanta, ma non si parla degli altri
genocidi di cristiani che in Africa ad esempio si stanno perpetrando. Non c’è
telegiornale in cui non ci sia l’immancabile servizio (pilotato) dalla Siria, eppure
nel mondo attualmente stanno avvenendo tragedie altrettanto gravi ma su ci
nessun riflettore viene acceso. Cui
prodest allora che la presenza
cristiana divenga pian piano insignificante in tanti contesti geopolitici del
nostro pianeta? Certo il quesito è intrigante e merita una risposta più
articolata in uno spazio più ampio. Ma certamente in Terrasanta la risposta è
chiara: è nell’interesse degli opposti integralismi sia ebraici che islamici
(vedi ad es. il rifiuto del governo israeliano di concedere permessi di
soggiorno a sacerdoti, frati e suore che operano in strutture della Terrasanta con
l’imposizione di tasse che sta obbligando tanti ospedali e orfanotrofi
religiosi a chiudere o le pressioni e le minacce che i cristiani palestinesi
subiscono per abbandonare le loro case e terre ed emigrare, e grazie a Dio non
si è arrivati alle intimidazioni con le bombe nelle chiese come in Iraq o Siria
o Egitto!). Proprio per questo i responsabili delle chiese cristiane di
Terrasanta hanno indetto attività di sensibilizzazione per la ricerca di aiuti
concreti per tante famiglie messe alle strette da questa situazione. Non sarebbe
bello che anche nella nostra Scicli ripartisse il progetto di gemellaggio con
Gerusalemme e Betlemme di cui tanto si è parlato e si parla ma che non si
riesce a concretizzare? Pensiamoci.
CATHOLICA FORMA : Non basta dirsi cristiani. Il credere deve avere una forma. La forma cattolica è il modo in cui la sostanza della fede cristiana prende corpo nel cuore dei credenti. Questo spazio vuole essere un luogo per mostrare la bellezza della fede cattolica.
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