sabato 20 maggio 2017

Scongiuriamo l'esodo dei cristiani dal Medioriente

Confesso la mia continua meraviglia per quella sorta di rassegnazione che quasi rasenta l’indolenza con cui non solo da parte dei mass media (ma questo tutto sommato non mi stupisce) ma anche all’interno stesso della comunità cristiana si seguono (o forse sarebbe meglio dire in realtà non si seguono) le sorti dello sparuto gregge cristiano rimasto a presidiare i luoghi cari e preziosi della Terrasanta e del Medio oriente. E parlo di cristiani in generale perché non vorrei che il mio discorso fosse travisato in un interessato richiamo solo pro domo mea, cioè per la sola parte cattolica (fra l’altro numericamente minoritaria rispetto alle altre confessioni cristiane ortodosse). Già altre volte ho levato accorati appelli perché almeno questo dramma fosse conosciuto anche in questa nostra piccola cittadina di Scicli dove sicuramente un’informazione alternativa a quella dell’establishment mediatico (e non solo politico perché in questo caso maggioranza e opposizione difatti brillano per la mancanza di qualsiasi azione propositiva che non sia di mera propaganda) trova difficoltà ad arrivare. E il mio è un appello che vuole prescindere dal contesto politico in cui la Terrasanta attualmente si trova (volutamente non parlo perciò né di Israele né di Palestina): il mio è un discorso certamente di fede, ma che in questo caso prescinde anche da questo, per farsi culturale e per aprirsi anche ad un livello di giustizia nel rispetto per quelli che sono i diritti fondamentali di ogni uomo. Non hanno i cristiani di Terrasanta uguale diritto ad abitare la loro terra e di professare la loro fede come tutti gli altri? La Carta dei Diritti dell’uomo non vale anche per loro? Mi sorprendo infatti quando vedo appelli per questa o quella minoranza, per emigrati e immigrati di ogni genere e di ogni colore in casa nostra e fuori casa nostra: siamo pronti a fare collette, raccolte e gemellaggi con il più sperduto paese dell’Africa o dell’America Latina e tutto questo è certamente giusto, ma … e poi siamo pronti a levare alte grida e a stracciarci le vesti per chi doveva fare e non ha fatto o cosa si poteva fare e non si è fatto in occasione di olocausti e affini e questo è altrettanto giusto, ma poi? Cosa stiamo facendo noi ora? Non stiamo rispondendo anche noi con  il silenzio su tante altre realtà scomode? Ecco perché arrivati a questo punto mi chiedo cui prodest, a chi giova tutto ciò. Mi chiedo se non abbia ragione chi afferma che c’è in atto un rigurgito di anticristianesimo in cui certe frange liberali, radicali, massoniche e sinistrorse di ogni genere si ritrovano. E questa mia supposizione è avvalorata dal fatto che non solo non si parla della sorte dei cristiani di Terrasanta, ma non si parla degli altri genocidi di cristiani che in Africa ad esempio si stanno perpetrando. Non c’è telegiornale in cui non ci sia l’immancabile servizio (pilotato) dalla Siria, eppure nel mondo attualmente stanno avvenendo tragedie altrettanto gravi ma su ci nessun riflettore viene acceso. Cui prodest allora che la presenza cristiana divenga pian piano insignificante in tanti contesti geopolitici del nostro pianeta? Certo il quesito è intrigante e merita una risposta più articolata in uno spazio più ampio. Ma certamente in Terrasanta la risposta è chiara: è nell’interesse degli opposti integralismi sia ebraici che islamici (vedi ad es. il rifiuto del governo israeliano di concedere permessi di soggiorno a sacerdoti, frati e suore che operano in strutture della Terrasanta con l’imposizione di tasse che sta obbligando tanti ospedali e orfanotrofi religiosi a chiudere o le pressioni e le minacce che i cristiani palestinesi subiscono per abbandonare le loro case e terre ed emigrare, e grazie a Dio non si è arrivati alle intimidazioni con le bombe nelle chiese come in Iraq o Siria o Egitto!). Proprio per questo i responsabili delle chiese cristiane di Terrasanta hanno indetto attività di sensibilizzazione per la ricerca di aiuti concreti per tante famiglie messe alle strette da questa situazione. Non sarebbe bello che anche nella nostra Scicli ripartisse il progetto di gemellaggio con Gerusalemme e Betlemme di cui tanto si è parlato e si parla ma che non si riesce a concretizzare? Pensiamoci.

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