Confesso che non avrei mai
pensato di vivere tempi di confusione come quelli che stiamo vivendo. O meglio,
più che confusione, tempi in cui è difficile districarsi tra ciò che sembra,
che appare, e ciò che sta realmente sotto le cose, la verità di persone ed
eventi. Tale è il punto di mistificazione cui si è arrivati, in cui sembra che
ci muoviamo sempre di più nell’universo pirandelliano del “così è se vi pare”.
Solo che la decisione su quello che “pare” non è lasciata in ultima analisi al
soggetto ma è già frutto di un imbonimento di base, in cui c’è un terzo che
muove le fila, tra ciò che è e ciò che pare, per cui tra soggetto e oggetto c’è
un terzo che stabilisce a priori ciò che
è e ciò che deve apparire. Mi scuso per questa introduzione “filosofica” che ad
alcuni può sembrare quasi pedante, ma è per avere un modo per cominciare a
cercare di capire, cercare di avere chiavi di lettura atte a comprendere
meccanismi che altrimenti ci sembrano incomprensibili o che volutamente
sembrano fatti apparire, al contrario, di una semplicità e logicità dalla
evidenza lapalissiana. In questo, ad esempio, grande ruolo gioca il
“politically correct” nello stabilire come una cosa si possa dire o non dire e
come si debba dirla: quasi la realizzazione della profezia sulla “neolingua”
che Orwell nel suo 1984 aveva
prognosticato come lo strumento per la riscrittura della storia e delle menti
ad opera del “grande fratello”. Che non è solo l’occhio guardone che sbircia
nelle stanze da letto di vip e ignoti, ma l’occhio e la mente di lobby di
potere che tendono a plagiare le masse, che perdono sempre più capacità di
discernimento autonomo e si ritrovano sempre più eterodirette, così che piccole
minoranze riescono ad imporsi sempre facilmente su maggioranze obbedienti alle
nuove parole d’ordine.
Così, magari, tu credi di
stare lottando per un ideale, di impegnarti per la realizzazione di un
principio e in realtà sei lo strumento inconsapevole di piani strategici che
hanno altre mire ed altri scopi.
Esemplifico, così evito
l’accusa di fare astrattismi. Anche se una riflessione del genere, che comporta
vari livelli di lettura (si pensi ad esempio al rapporto tra politica e
società, al ruolo dei soggetti in una democrazia compiuta, al senso da dare ad
un vero concetto di laicità, al rapporto tra singoli e società…) richiederebbe
uno spazio ben più ampio di un articolo
di giornale.
Si pensi alla spinta emotiva
ed ideale per l’accoglienza, il dialogo, il rispetto per la diversità, la tolleranza:
chi potrebbe mettere in dubbio così alti principi? Nessuno di buon senso, per
non parlare di nessuno di buona fede. Eppure c’è chi proprio riesce a giocare
sulla buona fede e spingendo sui buoni sentimenti, in realtà spinge su scopi e
fini altri e radicalmente diversi da quelli pubblicamente manifestati. Si pensi
alla accoglienza e al dialogo, appunto. Ti viene detto che, in nome della
accoglienza e del dialogo, tu debba mettere da parte, tra parentesi, le tue
idee, le tue credenze, la tua fede religiosa. E così ci viene detto che per
rispetto degli altri non si fanno presepi, non si mostrano croci, non si indossano
simboli religiosi cristiani, al punto che alcune ditte arrivano a manipolare le
foto della loro reclame per togliere le croci dalle fotografie delle chiese,
che una squadra di calcio tolga la croce dal suo stemma per non urtare i
giocatori della squadra avversaria… esempi se volete ridicoli, se non fosse che
ad uno sguardo intelligente, cioè non superficiale e distratto, si scopra come
magari all’altro che per supposizione si dovrebbe offendere in realtà non
interessa poi tanto che tu mostri i tuoi simboli cristiani e che magari anche
lui avrebbe voglia di mostrare i suoi: e scavando ancora di più scopri che in
realtà la scusa del rispetto e del dialogo col diverso, con lo straniero, è
usato da un “indigeno locale” per combattere la “sua guerra” contro la
religione e il cristianesimo in particolare. Già, diciamolo in modo chiaro: c’è
nell’Occidente una acredine e una violenta avversione al cristianesimo che sta
abilmente sfruttando l’dea del dialogo e del rispetto per far scomparire ogni
traccia delle civiltà cristiana, che pure ha segnato, se non forgiato o quanto
meno contribuito a forgiare l’identità cristiana del nostro continente. Si pensi
alla recente mostra inaugurata a Bruxelles in cui la storia dell’Europa
comincia con l’Illuminismo: come se prima non ci fosse stato niente e nessuno.
E perciò tu credi di stare impegnandoti per il dialogo e l’accoglienza e in
realtà a tua insaputa sei stato mobilitato fra le truppe che stanno muovendo
guerra al cristianesimo. Pensavo quanto sia attuale ciò che un altro profeta,
G.K. Chesterton, intuì già nel secolo scorso e descrisse in un suo romanzo, La sfera e la croce. Qui il “professor
Lucifero” e il monaco Michele, viaggianti in aeroplano, sono seduti l’uno
accanto all’altro. Quando l’aereo è sopra la cattedrale di Londra, il
professore scaglia una bestemmia all’indirizzo della Croce.
<<Sto pensando se
questa bestemmia ti giovi - gli dice il monaco. - Senti questa storia: io ho
conosciuto un uomo come te; anche lui odiava il crocifisso; lo bandì da casa
sua, dal collo della sua donna, perfino dai quadri; diceva che era brutto,
simbolo di barbarie, contrario alla gioia e alla vita. Diventò più furioso
ancora: un giorno s’arrampicò sul campanile di una chiesa, ne strappò la croce
e la scagliò dall’alto. Andò a finire che questo odio si trasformò in
delirio prima e poi in furiosa pazzia. Una sera d’estate s’era fermato, fumando
la pipa, davanti ad una lunghissima palizzata; non brillava una luce, non si
muoveva una foglia, ma egli credette di vedere la lunga palizzata tramutata in
un esercito di croci, legate l’una all’altra su per la collina, giù per la
valle. Allora, roteando il bastone, mosse contro la palizzata, come contro una
schiera di nemici; per quanto era lunga la strada, strappò, spezzò, sradicò
tutti i pali che incontrava. Odiava la croce ed ogni palo era per lui una
croce. Arrivato a casa, continuò a veder croci dappertutto, pestò i mobili,
appiccò il fuoco e l’indomani lo trovarono cadavere nel fiume>>.
A questo punto, il
professore Lucifero guarda il vecchio monaco mordendosi le labbra e dice: <<Questa
storia te la sei inventata!>>.
<<Sì, - risponde
Michele, - l’ho inventata adesso; ma essa esprime bene quello che state facendo
tu ed i tuoi amici increduli. Voi cominciate con lo spezzare la croce e finite
col distruggere il mondo abitabile>>.
Stanno facendo la guerra
alla croce e a ciò che essa rappresenta, credendo così di liberare l’uomo da
ogni schiavitù e rende il mondo più umano: in verità, togliendo all’uomo la
forza umanizzante della fede, che fonda l’etica e la moralità, non si sta
facendo altro che abbandonarlo in preda ai suoi istinti brutali e animaleschi: homo homini lupus. Inutile specificare.
Si vuole uccidere Dio, si sta uccidendo l’uomo. Mi auguro che si riesca a
comprenderlo prima che sia troppo tardi.
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