Molti si sono chiesti se fosse possibile o addirittura
lecito celebrare l’anniversario della nascita del protestantesimo. Di ciò che
fu di fatto uno scisma, una rottura, una separazione traumatica tra cristiani
in Occidente, che si veniva ad aggiungere all’altra esperienza drammatica della
separazione con le Chiese di Oriente. E difatti questa non è non può essere
l’occasione per una celebrazione dai toni festivi. E’ come se in una famiglia
si festeggiasse un litigio tra fratelli e l’abbandono della casa paterna di uno
di questi. No. Non si può gioire delle rotture della comunione, delle fratture
nell’ecclesia che nel Credo confessiamo come unam, sanctam, catholicam et apostolicam.
Specie se l’unità della comunità dei credenti è ardentemente voluta dal Cristo
ed è ciò per cui il Figlio prega il Padre, ed è ciò a cui il Figlio ha legato
la conversione del mondo: “che siano uno affinchè il mondo creda”. In questo
caso la dimensione penitenziale è fondamentale. Ricordare il momento della
rottura può e deve essere infatti solo l’occasione per chiedere perdono a Dio
per aver tradito la sua volontà, e per innestare un cammino di conversione per
sanare tale rottura. Solo in questo contesto è comprensibile lo stesso impegno
ecumenico per il ripristino dell’unità dei cristiani, così come fortemente
ribadito dal Concilio Vaticano II nella Unitatis Redintegratio. La celebrazione
dei 500 anni dall’inizio del Protestantesimo mi auguro che sia stata davvero
l’occasione per rilanciare con più forza la voglia di tutti i fratelli di
potersi incontrare di nuovo nella casa paterna comune, di una ripresa piena di
speranza del dialogo nella carità e nella verità, del sincero desiderio di
sanare le ferite ancora aperte e di superare ogni recriminazione. Dio non
voglia che sia stata solo un altro motivo di ripiegamento della Chiesa su se
stessa, seppur motivato da nobili intenzioni, ma sempre dagli esiti
autoreferenziali. Il servizio che la Chiesa è chiamata a fare al mondo e la
testimonianza che il mondo si aspetta e che ha tutto il diritto di chiedere
reclamano una Chiesa capace di morire a se stessa per rinnovarsi continuamente
nella fedeltà al suo Signore: solo questo è garanzia del suo fruttificare per
la salvezza del mondo.
CATHOLICA FORMA : Non basta dirsi cristiani. Il credere deve avere una forma. La forma cattolica è il modo in cui la sostanza della fede cristiana prende corpo nel cuore dei credenti. Questo spazio vuole essere un luogo per mostrare la bellezza della fede cattolica.
mercoledì 8 novembre 2017
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