Per una di quelle caratteristiche legate alla variabilità
della data della Pasqua tra qualche settimana vivremo una successione di feste:
San Giuseppe, la domenica delle Palme, la Pasqua, San Guglielmo, e più avanti
la Madonna delle Milizie. E qualcuno ritornerà a chiamarle “le feste di
primavera”. E’ un’operazione quantomeno ambigua perché sarebbe un po’ come
accomunare la festa dell’Immacolata, Natale e Capodanno definendole “le feste
dell’inverno”. Confesso che sono stato e rimango allergico ad una definizione
del genere perché non rende ragione assolutamente alla specificità di ognuna e
alla diversa tipologia fra queste che solo per
accidens si trovano collocate in questo periodo del calendario. E che, al
di là della ingenuità o superficialità con cui qualcuno usa queste definizioni,
da qualche altro sono intenzionalmente usate per oscurare la tipicità cristiana
delle feste, cercando di collocarle in un contesto neopagano di culto della
natura e di celebrazione dell’avvicendarsi delle stagioni. E’ un tentativo
fatto in passato e che ogni tanto ritorna, anche in qualche pubblicazione
locale, che cerca di negare la specificità dell’avvenimento cristiano credendo
di individuare, dietro ogni festa, la presenza di precedente culto pagano
legato ad una qualche divinità o, ancor meglio, a culti legati all’alternarsi
del ciclo solare, di equinozi e solstizi, ad esempio, come qualcuno ancora si
ostina a fare in riferimento alla festa del Natale, sforzandosi di provare le
sue affermazioni con calcoli astronomici e riferimenti storiografici ma che
rivelano solo una formazione ormai stantia e obsoleta superata già ampiamente
anche dagli storici delle religioni più aggiornati. Già: l’aggiornamento!
Quello che manca ad una certa intellighentia che non sa far altro che ripetere
acriticamente tesi anticristiane ormai superate dalla stessa scuola marxista da
cui provengono. Ripeto: aggiornamento. Perché al di là di ogni tesi
preconcetta, basterebbe leggere un buon libro di archeologia biblica (a meno
che non ci si limiti alla pseudo scientificità di riviste risibili come Focus)
per venire a sapere che qualche decennio fa in una delle grotte di Qumran fu
trovato un calendario dei turni delle classi sacerdotali al Tempio di
Gerusalemme, che confrontato con altri dati alla mano, confermò tutte le date
che il vangelo di Luca riporta in occasione del racconto della nascita di
Giovanni il Battista prima e poi di Gesù. Non ripeterò qui i calcoli per non
stancare i lettori, ma in pratica si dimostra che il turno che spettava a
Zaccaria, padre del Battista, era da collocare nella terza settimana di
settembre, tra i giorni 21-22: cosa che confermò la tradizione antica che
collocava il concepimento del figlio Giovanni al 23-24 settembre. Da qui la
nascita collocata al 24 giugno. Ed è da questa data che si ricavò l’annuncio
dell’angelo a Maria, perché questi dice alla Vergine che è già il sesto mese di
gravidanza della cugina Elisabetta: da qui il 25 marzo e da qui ancora il 25
dicembre. Con buona pace di chi parla di equinozi e solstizi e del Natale come
cristianizzazione del culto del sole. Anche perché ricordo che le date, fissate
secondo il calendario lunisolare ebraico, non coincidono col nostro calendario
solare, altrimenti saremmo costretti ad ammettere che anche la festa ebraica di
Chanuccha è una ebraicizzazione del culto solare e in verità è la memoria
storica di un miracolo. Che l’uno e l’altra, a volte quasi coincidenti fra
loro, poi si celebrino vicino alla data del 21 dicembre inizio dell’inverno è
un accidens che non significa niente.
Anche se poi un rabbino nella sua omelia potrà dire che la vera luce è quella
del Creatore, e un papa avrà potuto dire che il vero astro sorgente a
illuminare chi sta nelle tenebre del peccato, come afferma Zaccaria nel suo
cantico riprendendo profezie bibliche antichissime, non è il Sole Invitto ma il
Cristo Gesù. Ma tutto qui. E se io ora per San Giuseppe applicherò al Patriarca
la citazione biblica del giusto che fiorisce come un giglio o che verdeggia
lussureggiante come una palma, spero che a nessuno venga in mente di credere
che la festa di san Giuseppe (che nessuno finora ha saputo spiegare perché nel
Medioevo il professor Gerson alla Sorbona la fissò al 19 marzo e che magari era
il suo compleanno) sia stata inventata per celebrare la primavera o da qualche
sciclitano per arricchirsi vendendo balucu
per la cavalcata. Per favore!
CATHOLICA FORMA : Non basta dirsi cristiani. Il credere deve avere una forma. La forma cattolica è il modo in cui la sostanza della fede cristiana prende corpo nel cuore dei credenti. Questo spazio vuole essere un luogo per mostrare la bellezza della fede cattolica.
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