sabato 6 settembre 2014

Il suicidio dell'Occidente

Scoprire che nelle fila dei terroristi islamici va sempre più aumentando il numero di occidentali ( anche italiani) convertiti, è un fatto certamente sconvolgente, e che però, permettetemi l'espressione,  potrebbe diventare anche salutare per lo stesso Occidente, se solo se ne cogliesse la portata provocatoria.
Si tratta qui infatti non di giovani di famiglie islamiche immigrate nei nostri paesi (in cui magari il ritorno ad un islamismo integralista potrebbe essere compreso come una sorta di ricerca delle proprie radici culturali) ma si tratta di giovani di buone famiglie cristiane (cattoliche o anglicane o protestanti non importa) i cui figli si sentono attratti dalla forza totalizzante del credo musulmano.
Attenzione, già sarebbe preoccupante il primo caso, quello dei giovani di famiglie musulmane che si buttano capofitto nella interpretazione più rigida e riduttiva dell'islam: perché significa che l'integrazione delle loro famiglie è stata, se lo è stata, solo da un punto di vista economico, ma che sia a questi, come agli altri, cattolici magari di buona famiglia e che quasi certamente da piccoli hanno ricevuto battesimo comunione e cresima, a tutti questi, poi, la società occidentale, oltre al sogno materialista e consumista non ha saputo dare altro.
Scriveva Albert Camus nei suoi Taccuini: "si serve l'uomo nella sua totalità o non lo si serve per nulla. E se l'uomo ha bisogno di pane e di giustizia, si deve fare quanto occorre per soddisfare questo bisogno. Ma egli ha anche bisogno della bellezza pura che è il pane del suo cuore. Il resto non è serio."
Ricordo che Camus diceva di essere ateo. Eppure comprese che anche il cuore ha le sue "fami", dove qui "cuore" sta per tutta la interiorità dell'uomo e "bellezza pura" sta per ciò che non è riconducibile al mercato e al consumo.
Eppure da più di un secolo viviamo sotto l'attacco di un nichilismo distruttore di qualsiasi valore e realtà spirituale.
Abbiamo ridotto l'uomo "ad una dimensione ", come diceva il titolo di un saggio molto in voga decenni fa.
Si è creduto che, soddisfacendo la pancia e quello che vi sta sotto, con tutte le voglie annesse e connesse, l'uomo si potesse così sentire felicemente appagato e realizzato.
In questo senso già il '68, pur nella sua ambiguità, nella sua ricerca di modi alternativi di vita, era stato un grido di allarme e di protesta contro stili di vita in cui tutto si sacrificava all'idolo del progresso economico.
Allora la direzione per tanti fu l'oriente induista e buddista in cui poter recuperare la dimensione spirituale.
Purtroppo, per tanti, il passaggio fu letale, per il cammino cosparso dall'uso di droghe e di pratiche in realtà anche qui più illusorie che veritiere: basti pensare alle varie forme di new age  sulle cui fondamenta fatue ancora tanti cercano di costruire società alternative.
Ma il negare che l'uomo abbia anche altre dimensioni, il fare di tutto per fargliele dimenticare (a cosa servono tanti programmi televisivi se non a questo?), non significa che ciò sia vero  e che questo sia possibile.
Che l'uomo abbia bisogno di qualcosa che dia senso alla propria vita, diciamo per intenderci un ideale per cui vivere e al limite anche morire, è una necessità insita nel cuore di ogni uomo. Per quanto si cerchi di ipnotizzarlo e asservirlo ad altri modelli di vita, prima o poi il desiderio di comprendere chi si è, da dove si viene e verso quale destino si vada ( sono le classiche domande ineludibili che segnano il nostro essere uomini in quanto tali) rispunterà prepotente in ogni uomo.
Il giovane di buona famiglia (cattolica) che si arruola nella jihad perché finalmente ha trovato un ideale per cui spendersi fino all'estremo è un tremendo e tragico j'accuse delle nuove generazioni verso genitori imbecilli e deficienti (nel senso etimologico latino) che hanno creduto di educare i figli a forza di cibo e di regali, al massimo proponendo loro come meta la vittoria ad "Amici" e programmi similari, come se la vita fosse tutta e solo un mega show che di reality ha solo il nome perché tutto falso e ingannevole dietro le quinte. E ora questi figli sazi si rivoltano con rabbia contro i padri perché sentono, al di là di quanto ciò stesso sia esprimibile e concettualizzabile, di essere stati ingannati dai padri stessi.
Padri chiusi nella loro rivolta adolescenziale contro ogni valore che potesse dar senso al vivere e al morire, al gioire e al soffrire (tanto la vita si manipola, la morte si ignora il soffrire si nega: resta solo il divertimento), hanno allevato i figli in bolle di nulla, nell'insipienza e insignificanza totale, ignari di star preparando il suicidio dell'occidente.
Un tunisino ha detto ad un prete di Vittoria, mio amico: "ma davvero voi dite di credere in Dio? Dal modo come vivete, pensando solo ad affari e sesso, si direbbe che siete tutti atei."
Ecco perché i nostri giovani si arruolano nelle file di Allah, perché trovano un ideale in cui ancora la fede e la vita vanno insieme, perché tutte le critiche si potranno fare all'Islam tranne che abbia separato fede e vita.
Noi cristiani abbiamo voluto relegare Dio nel cielo ( Prevert così bestemmiò: "mpadre nostro che sei nei cieli: restaci") per fare i nostri porci comodi qui sulla terra. Eccone i frutti!
Un grande pensatore ateo marxista tempo fa si convertì al cristianesimo in Francia.
Ma dopo alcuni anni passò all'Islam. Il cristianesimo, disse, ha perso il senso dell'Assoluto, di Dio. E le famiglie non educano più alla fede.
Un gesto dirompente che avrebbe dovuto farci riflettere.
Una famiglia infatti che non trasmette Dio ai propri figli ha segnato la sua morte. Ma non solo la sua, ma dell'intera società.
L'occidente morirà proprio per questo.
Ma nessuno sembra ancora capirlo.
   

IO ACCUSO…

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