mercoledì 31 dicembre 2014

anno nuovo?


Mi è stato chiesto di scrivere un augurio per Natale alla città. Ma ammetto che dopo averci pensato mi è riuscito difficile. Natale, tutto sommato, è una festa di “parte”, in cui al limite qualcuno potrebbe anche non ritrovarsi, come dicevamo nel numero scorso, Capodanno invece è una festa che ognuno, da qualsiasi estrazione provenga, può condividere. Allora voglio un po’ disubbidire al mio mandato e fare un augurio alla  mia città per il nuovo anno.
Chi non si augura infatti, ad ogni inizio d’anno, lo voglia ammettere o meno, qualcosa di bello, di più bello, di nuovo e di grande per se, per la propria famiglia, per i propri amici, per il paese in cui vive, per il mondo intero?
Ecco dunque i miei auguri per la mia città.
Con la speranza che vengano colti proprio per quello che sono: auspici dettati solo da un immenso amore per   Scicli e non da logiche dettate da pregiudizi ideologici e men che meno politici.
Il mio primo augurio riguarda i nostri bambini, come ho scritto nel mio messaggio mandato al convegno sui minori a Scicli. Io parto dalla mia esperienza: ricordo con piacere la mia infanzia perché in questa ho ancora avuto modo di sognare. Se dovessi dire cosa manca oggi ai bambini è proprio questa capacità di sognare. Ho come l’impressione che, paradossalmente, mentre sembra che i bambini siano al centro dell’attenzione di tutti (famiglie, scuola, chiesa, associazioni) in realtà vivano una vita non loro, alienati in giochi, attività scolastiche e parascolastiche, hobbies e sport spesso più che scelti da loro, calati quasi dall’alto a esprimere ed esaudire più i desideri dei grandi che gli stessi desideri dei piccoli. Stiamo allevando piccoli automi maghi dei cellulari e dei computer che non hanno più fantasia, che non sanno inventare più un gioco, che non sanno neanche gioire del semplice stare insieme, la cui vita sembra una parodia di quella di noi adulti. La stessa televisione che a noi stimolava a popolare come Peter Pan l’Isola-che-non-c’è, adesso sembra  che riesca solo ad intontire e togliere ogni reattività. Ma noi avevamo la strada! Ecco, credo che ai ragazzi di oggi manchi quella grande educatrice che è la strada! Perché strada significa dire appropriazione del quartiere, conoscenza, comunione, dialogo, trapasso di cultura dai più grandi ai più piccoli, solidarietà, e magari anche un po’ di rischio perché anche questo ci vuole per dare sicurezza ad un bambino che cresce! Perciò partirei provocatoriamente da questo augurio: che le “agenzie educative” si adoperino perché la strada ridiventi a Scicli un “luogo” educativo. Partiamo dalle bambinopoli in ogni quartiere? E poi un po’ più di pulizia? E anche più vigilanza?
E dai bambini ai ragazzi e ai giovani: mi auguro di non vedere più ragazzi e giovani sbracati, annoiati, senza stimoli e senza senso tra sedili di piazze e scalinate varie. Perché dalla noia alla ricerca di “divertissement” suicidi il passo è breve: diciamolo con franchezza, adesso che abbiamo smesso di preoccuparci della riapertura del Cinema Italia, quando ammetteremo di avere davanti a noi nuove generazioni in cui il tasso di alcolizzati e drogati sta crescendo a vista d’occhio?
Ma perché questo augurio si avveri credo che vada indirizzato non ai giovani ma alle famiglie, alle istituzioni educative e alle forze dell’ordine, alle parrocchie e alle associazioni ecclesiali (in cui un riflusso intimistico o un impegno ipersociologico sono i due estremi che non riescono a coinvolgere più i giovani), alle classi politiche e ai partiti che hanno la gravissima responsabilità di aver mostrato della politica solo la faccia sporca e corrotta o che pensano ai giovani solo in termini di nuovi rampolli da allevare e plagiare, ad una parte di “intellighentia” cittadina che si è ritirata in un Parnaso dorato e che ha perso tutti i contatti con la realtà della vita e dei problemi di tutti i giorni e all’altra parte dell’intellighentia che, per non schierarsi con chi crede ancora che l’unico modo di fare l’intellettuale sia quello di essere “organico” (al potere o al partito che sia) e con chi suona i pifferi della rivoluzione, si è ritirata invece in un Aventino in cui preserva si la sua purezza ma a prezzo del suo silenzio. 
E poi un augurio ai poveri e a quelli che stanno correndo il rischio di diventare poveri o più poveri: perché a Scicli è in atto un’involuzione e chi sta in alto dovrebbe essersene accorto già da tempo. Mi auguro che l’attenzione per loro non sia fatta solo di carità e di sussidi estemporanei che non vanno alla radice del problema.
E inoltre un augurio agli anziani: auguro loro oltre a tutte le altre attività ricreative anche attività che possano mettere a tesoro tutta la loro ricchezza ed esperienza e anche che continuino a stimolare la loro intelligenza: perché non pensare ad una Università della terza età, ad esempio?
E poi? Un augurio a tutti gli stranieri che si trovano a Scicli per lavoro: che siano sempre più accolti e non emarginati, ma che nemmeno loro però vogliano estraniarsi o rifiutare un inserimento rispettoso nella nostra cultura.
Infine un augurio per tutti: perché cresca il nostro senso del bene comune e il nostro senso civico: stiamo diventando un po’ strafottenti e maleducati, non vi pare? E questo non è bello come biglietto di visita di una città che vanta secoli di civiltà e di cultura!
E un augurio particolare per chi in un modo o in un altro ha un ruolo educativo nella nostra città:  se provassimo tutti insieme ad ascoltare i bisogni della base invece di far calare progetti dall’alto? O invece di lavorare ognuno per suo conto, magari intralciandoci a vicenda, perché non proviamo a camminare insieme?

domenica 28 dicembre 2014

la sacra famiglia


La chiesa oggi ci propone l’icona della santa famiglia come icona su cui ogni famiglia si deve specchiare per essere una vera famiglia cristiana.
La colletta di inizio ci ha fatto pregare che le virtù che arricchivano la santa famiglia devono essere le stesse virtù che arricchiscono ogni famiglia cristiana.
La festa di oggi dà l’occasione alle nostre famiglie, a noi qui riuniti per verificare se viviamo in quella stessa esperienza di fede che ha animato la santa famiglia.
E’ il momento di fare un serio esame di coscienza.
Se nella mia famiglia Dio non è al centro, la sua parola non illumina le scelte della vita, non ci si educa all'osservanza dei suoi comandamenti: la mia non è una famiglia cristiana!
Se si vive nell'idolatria del successo, della ricchezza, dell’arrivismo: la mia non è una famiglia cristiana!
Se nella mia famiglia non si prega mai insieme, se non si va a messa insieme, se non si ringrazia il Signore all'inizio e alla fine della giornata, se non lo si loda per il cibo con cui egli ci nutre: la mia non è una famiglia cristiana!
Se non si santifica la domenica con l’eucaristia e il riposo: se la domenica è il giorno in cui genitori e figli si poltrisce a letto oppure è il giorno in cui c’è spazio per scampagnate e sport e non per il Signore e i fratelli: la mia non è una famiglia cristiana.
Se i rapporti tra genitori e figli sembrano più quelli di una brigata cameratesca che non il rispetto e la devozione filiale dei figli verso i genitori  e la dedizione amorosa ma esigente dei genitori: la mia non è una famiglia cristiana.
Se non freno l’egocentrismo dei figli: il mio non è amore di padre e madre
Se sono ridotto a fare lo schiavo e il cameriere dei miei figli: il mio non è amore di padre e di madre.
Se non vigilo su film che vedono i miei figli, i giochi che fanno con la play station, i collegamenti al computer che fanno, se accetto che anche da piccoli abbiano la televisione in camera: il mio non è amore di padre e di madre
La mia non è una famiglia cristiana.
Se accetto passivo che linguaggio e gesti e mentalità della visione edonistica, materialistica, che riduce tutto l’uomo a sesso e ad erotismo, sia il linguaggio e la mentalità predominante nella mia famiglia: la mia non è una famiglia cristiana.
Se accetto che i miei figli piccoli abbiano una visione distorta del sesso e del rapporto tra i sessi, della maturazione e dell’educazione all'amore: la mia non è una famiglia cristiana.
Se accetto che i miei figli ancora adolescenti si impegni in false e falsanti storie dette d’amore, amicizie equivoche e relazioni pericolose: la mia non è una famiglia cristiana!
Se accetto che i miei o altri figli in modo precoce brucino le tappe dell’amore, se acconsento in modo diretto o indiretto che i miei figli vivano more uxorio prima del matrimonio, se non mi scandalizzo più che la ricchezza della sessualità venga bruciata precocemente nei rapporti prematrimoniali: la mia non è una famiglia cristiana.
Se io giovane fidanzato, giovane fidanzata brucio le tappe senza passare dall'impegno duro ma gratificante della castità, della purezza: non ho in mente come mio esempio la famiglia cristiana.
Se i rapporti chiamati ad essere fecondi tra marito e moglie sono vanificati dall’uso di pillole, preservativi e anticoncezionali: la mia non è una famiglia cristiana.
Se non siamo aperti al dono dei figli e non ci scandalizziamo più degli innumerevoli aborti che ogni giorno mietono vittime innocenti: non si è famiglia cristiana!
Se si vive nel rancore, se si sconosce il perdono, la sincerità e la franchezza nei rapporti, se si vive in un intreccio di falsità e di ipocrisie: la mia non è una famiglia cristiana.
Se immagino che l’impegno per la famiglia sia solo quello per la casa e gli abiti e i soldi per toglierci ogni sfizio: io non ho in mente una famiglia cristiana!
Se accetto che mi vengano imposti tutti gli altri modelli che si vorrebbero equiparare alla famiglia senza reagire: io non ho capito cosa debba essere una famiglia e una famiglia cristiana.
Che fare?
Ripartire dalla santa famiglia: occorre un sussulto di orgoglio e di identità! 
NOI SIAMO DIVERSI: CI DOBBIAMO SENTIRE ORGOGLIOSAMENTE DIVERSI.
NOI ABBIAMO UN VALORE IN PIU’
Essere cristiani è avere un più, non significa essere dimezzati
Cfr. Ebrei, protestanti, testimoni di Geova, musulmani come curano la loro identità e si impegnano a preservarla: cultura della identità è cultura della diversità!
Ai figli che si lamentano perché dobbiamo proibire alcune cose: noi ci vantiamo di essere diversi!
Se accetto che i miei figli parlino di Halloween e che mettano zucche e maschere, che vadano a feste di zucche vuote: io non sono cristiano, io non sto educando a vivere in una famiglia cristiana.
E se accetto e non mi ribello contro le maestre che a scuola parlino di Halloween e non dei santi e dei defunti, e se non vado dai direttori a protestare: io ho rinunciato al diritto e al dovere di educare cristianamente mio figlio!
Una mamma o un musulmano per una croce vanno a finire in tribunale e noi subiamo in silenzio che ci levino la croce e le feste e non solo e i simboli della fede ma anche i contenuti:
come può il Natale essere stato ridotto alla festa di un vecchio e non di un bambino che nasce?
Come può una famiglia cristiana accettare di appendere Babbo Natale fuori o in casa? Ma noi dovremmo appendere croci e Madonne, dovremmo illuminare le case per ricordare a noi e a chi passa che dentro ci abita una famiglia cristiana: un tempo anche da noi davanti ad ogni casa c’era una edicola: ora lo fanno i cristiani nei paesi arabi dove la fede si paga col sangue… noi invece la fede l’abbiamo avuta con lo sconto… e non la paghiamo più con l’impegno della coerenza!
Vado in case dove trovo nelle stanze i poster delle squadre di calcio, donne o uomini nudi, tutti i divi del grande fratello: non vedo una croce, una icona con dei fiori, una bibbia: d'altronde chi si fa un segno di croce al ristorante o davanti agli  altri?
Ci siamo fatti rubare e storpiare anche il segno della croce, lo dico alle signore: tutte quelle false croci storte e brutte, attente: alcune richiamano il corno dei fattucchieri e altre segni satanici!
E se arrivando a casa io non butto via i babbi natale, se non levo dal mio collo i segni della superstizione, se non levo dalla mia televisione e dal mio computer i programmi che non devo vedere… se non mi impegno a rivedere i rapporti con mia moglie mio marito i miei figli i miei genitori il mio fidanzato la mia fidanzata, allora significa che io non ho capito niente neanche di questa "predica" né di tutta la mia fede, allora significa che ho ridotto la messa ad un atto di culto vuoto, magico, senza rapporto con la vita.
Non ho capito che l’atto di culto per essere vero esige poi la conversione: non si può ritornare a casa senza essere cambiati, senza aver scelto di cambiare.
Non ho capito: d'altronde neanche Maria e Giuseppe avevano capito.
Credevano che fosse stato sufficiente il pellegrinaggio.
Diremmo oggi, credevano che fosse stato sufficiente assicurare al figlio la prima comunione e la cresima.
E poi?
Se fosse stato oggi magari Maria e Giuseppe sarebbero andati da soli: Gesù non è voluto venire, ha voluto rimanere a casa a giocare a stare con i suoi amici,  "u figghiu! a farici fari sta sfacchinata!" E così si uccidono spiritualmente i figli!
Gesù invece indica che il cammino vero della fede comincia quando sembra che il pellegrinaggio sia finito: giacché se l’incontro nell'atto di culto è stato vero, allora la preghiera mi apre all'ascolto della parola di Dio e la parola mi spinge all'obbedienza.
A DIO CHE SI RIVELA VA DOVUTA L’OBBEDIENZA DELLA FEDE
Gesù ci insegna che c’è solo un modo per genitori e figli: l’obbedienza della fede.
E un genitore non potrà mai pretendere l’obbedienza dei figli se egli stesso non è obbediente davanti a Dio.
E l’educazione della fede significa lo sforzo di cercare con i figli quale sia la loro vocazione.
Ma un genitore che ha risposto di no a Dio come può essere un buon genitore?
Come può educare un figlio a dire sì a Dio se lui stesso non ha obbedito, non obbedisce a Dio?
Si può dire vai a messa e poi non andarci? E’ dire coi fatti ai figli che la messa è poi non così importante, è roba da bambini…
Si sta attenti a che i figli mettano in atto tutti i doni avuti o ci si preoccupa per la salute: e ci mancherebbe…
Ma non c’è poi altrettanto impegno per la salute spirituale, a cogliere e seguire lo sbocciare di una vocazione…
Gesù ci dice oggi che una vera famiglia cristiana non si allontana mai dalla Casa , dalla casa vera: il tempio di Dio (cfr. in ebraico casa/ famiglia e casa/tempio hanno la stessa parola): la casa per eccellenza è il Tempio, anzi Dio stesso è la Dimora!
Una famiglia cristiana è vera quando la sua casa è la casa di Dio, quando Dio è la sua casa: ma la casa è il luogo del Padre e dei figli: saremo famiglie quando ci sentiremo veramente figli: cfr. Giovanni: vedete quale grande amore: figli: e lo siamo realmente figli di Dio.
Genitori e figli siamo figli di Dio: così i genitori si liberano dall'ossessione di proiettare sui figli i loro sogni.
I figli sono di Dio.
Cfr. Anna e Samuele.
Solo chi sa essere figlio fruttifica come padre e madre.


domenica 21 dicembre 2014

Amarcord?

Un vescovo della Campania l’anno scorso, chiacchierando sulla religiosità dei suoi fedeli, fra l’altro si lamentava dei guai che riescono a fare ogni anno gli emigranti o comunque i lontani che ritornano nei luoghi nativi per le ferie. Perché cominciano a criticare tutto in nome di un passato mitizzato al quale ci si riferisce come ad una specie di età dell’oro ! “Ah, non era così quando io ero qua, la festa del patrono non è più quella, la processione non dice più niente...” E così in nome di un preteso ricupero della memoria si cade in un fissismo che mortifica, nel caso ad esempio delle feste religiose, ogni cammino di crescita che intanto in tutti questi anni ha potuto fare la comunità ecclesiale. Quel vescovo ancora infatti mi confidava : “spesso tutto il lavoro di un parroco di un anno viene bruciato dall’arrivo di pretesi concittadini ma che di fatto sono ormai stranieri e che provocano disordini volendo riportare ad esempio lo svolgimento dei riti alle sequenze fissate nella loro memoria, dimenticando che c’è stata una riforma liturgica da cui non si può prescindere”. Queste parole mi venivano in mente nei giorni della calura estiva e più ci pensavo più mi sentivo di essere non solo d’accordo sull’analisi del vescovo in ambito ecclesiale, ma vedevo come questa analisi si potesse estendere benissimo anche a tutte le altre dimensioni del vivere investite da questo fenomeno della “rimembranza”. Se c’è un rito che confesso di mal sopportare è proprio quello di chi nostalgicamente (anche se non so se sia veramente questa la nostalgia) non fa che ripensare ai bei tempi della scuola, ai bei tempi dell’infanzia, ai bei tempi della famiglia... e allora magari non solo organizza le “rimpatriate” ma pretende anche che ogni vecchio compagno di scuola debba impersonare il solito copione : quello il buffone, quello il barzellettiere, quello l’intellettuale... dimenticando che si cresce, si cambia, e magari a chi era solito far sorridere gli altri adesso voglia di ridere ne è rimasta proprio poca ! E poi c’è chi pensando alla casa degli avi quasi ci rimane male nel trovarci la corrente elettrica e la televisione al posto della stalla e del lume a petrolio.  Ma poi ci sono i più pericolosi : quelli il cui allontanamento si è verificato non tanto in chilometri quanto in zeri nei conto correnti bancari e che il distacco dalla casa paterna è stato fatto bandendo dalla tavola fave e scorza di formaggio, salvo poi uscirsene ogni tanto con un “Ah, i sapori di una volta ! perché non fare una sagra per riassaggiare la scorza del formaggio ?” E se proprio la sagra non si può fare allora suppliscono le tante bettole e osterie e similari riciclate come sedi “agrituristiche” in cui paghi carissimo tutto il cibo che a casa non mangeresti mai e poi mai. Mi si perdoni forse la troppa ironia con cui sto trattando l’argomento, ma credo che il recupero del passato, quello vero, non sia questo. Questo sa di falso, di artefatto, di gente che magari per una sera accetta di mangiare con le mani perché fa “chic” ma che poi per tutto l’anno sarà perseguitata dalla fobia della pulizia e banchetterà con posate di marca ! Il passato, senza il recupero in un vissuto esistenziale vivo che lo rinnova e lo rilancia verso il futuro adeguandolo al presente, non è altro che una cosa morta. E come tutte le cose morte deve riposare in pace ! C’è una idolatria perniciosa del nuovo che fa distruggere il passato e così nega l’intelligenza del presente, ma c’è un’altra idolatria altrettanto pericolosa nel rimanere attaccati ad un passato che spesso in eguale misura ci fa negare il presente. C’è un momento in cui infatti bisogna avere il coraggio di lasciare che i morti seppelliscano i morti, con buona pace di tutti ! Perché credo che in chi si dedichi “all’amarcord” stagionale o duraturo che sia, sia presente sempre un non so che di adolescenziale, di un morboso legame all’infanzia che fa correre il rischio di non arrivare serenamente alla maturità. Il Dio in cui credo è un Dio che dice “non pensate più alle cose passate, ecco io ne faccio di nuove, non ve ne accorgete ?” Il mio Dio non è un archeologo e io non vorrei finire i miei giorni a fare il guardiano di un museo ! Perciò questa mia confessione ad alta voce ha stavolta quasi la valenza di un ex voto per grazia ricevuta : anche per quest’estate sono riuscito a non farmi coinvolgere nell’organizzazione di un incontro degli ex compagni di scuola, sono riuscito a dire di no a tutti gli inviti a mangiare in locali costosi,   sono riuscito a non farmi ammaliare dalle sirene dei falsi rimpianti... So che molti avranno da ridire su queste mie righe, che non saranno d’accordo...ma non posso fare a meno di essere sincero, anche se so che il prezzo dei miei rifiuti a tanti inviti è quello di farci la figura del misantropo. Ma volete mettere la pena di sentirsi ripetere per una serata “ah, ti ricordi di quando...” oppure “Ah, sei sempre lo stesso !” proprio quando tu hai fatto tu lo sforzo per dimenticare e sei cosciente di essere cambiato, al paragone di una serata al fresco (per il poco di quest’anno) sotto le stelle e nel silenzio assoluto ? Questa per me è l’estate ! O beata solitudo, o sola beatitudo !

martedì 16 dicembre 2014

Buon compleanno, Gesù


Natale, ossia memoria della nascita di Gesù in Betlem di Giuda, vissuto poi per trenta anni a Nazareth, crocefisso a Gerusalemme dopo tre anni di ministero profetico pubblico in Galilea e Giudea e risorto il terzo giorno. In lui quelli che dal suo nome si chiamano cristiani, riconoscono appunto il Cristo parola greca che sta per Messia, vale a dire l’Unto, il Consacrato da parte di YHWH. Una espressione biblica per indicare il Figlio di Dio che viene a “mettere la sua tenda in mezzo a noi” (Gv). Natale, memoria di una nascita: un compleanno dunque, anche se sui generis! Ma niente altro che un compleanno! E come tutti i compleanni la festa consiste anzitutto nel fare gli auguri al festeggiato. Purtroppo la secolarizzazione tutto ha fatto diventare il Natale, tranne che il compleanno del festeggiato! Io invito i lettori a pensare un po’ come starebbero male il giorno del loro compleanno se nessuno degli amici e dei parenti li chiamassero per far loro gli auguri! O, peggio, se, avendoli invitati alla vostra festa di compleanno, tutti si scambiassero fra loro gli auguri, dimenticando di fare gli auguri proprio a voi! Il Natale è proprio per questo la festa cristiana che mi genera più sofferenza, perché è la festa che sta perdendo il suo festeggiato, trasformata in una sorta di sagra dei buoni sentimenti, di un buonismo melenso e sdolcinato in cui tutti, più o meno ipocritamente, si possono ritrovare. E non è la prima volta che esterno in pubblico questo mio disagio. Mi è stato chiesto di scrivere cosa rappresenta per me il Natale. Se è il memoriale della nascita di Cristo, per me che credo nel suo essere pienamente Dio e Uomo, non può che rappresentare la memoria di un grande dono che mi è stato fatto: il dono  di una “compagnia”.

Perché da quando Dio si è fatto Uomo noi non siamo più soli: c’è un compagno che viene a condividere la nostra strada, le nostre gioie e i nostri dolori, la nostra fatica e le nostre speranze.

Natale è Dio che si fa dono: è l’esempio di chi non fa doni, ma è esso stesso dono. Perciò non mi piace il Natale, con tutta la sua corsa al regalo da fare, da ricevere, da ricambiare, se mi fa correre il rischio di dimenticare che più che pacchi dono è la mia vita che deve diventare dono. Mi piacerebbe dunque a Natale stringere meno mani, dare meno baci e abbracci, fare e ricevere meno regali, ma avere esperienze di incontri con persone più autentiche come io mi sforzo di essere autentico nelle mie scelte di vita. E l’autenticità di Gesù consiste nel fatto che è stato soprattutto uno spogliamento di se stesso: il suo dono è vero perché nessuno lo potrà o dovrà mai ricambiare, per questo è pura esperienza di gratuità, grazia, appunto. Natale è la festa di Gesù povero, nato nudo e morto nudo perché tutto di se ha donato ai fratelli. Per questo Natale è la festa dei poveri e non la festa dei regali sotto l’albero, delle ricche vetrine piene di oggetti superflui, dei ricchi con la puzza sotto il naso che si mettono la coscienza tranquilla solo per una buona azione l’anno. Natale è la festa della dignità dei poveri e dei piccoli che nessuno deve osare più offendere, da quando un Dio si è fatto esso stesso piccolo e povero. Ecco allora il Natale che sogno: anzitutto un dire grazie a Gesù e augurargli che il suo esempio e le sue parole non cadano nel vuoto! E poi, proprio per seguire il suo esempio, la scelta di una maggiore attenzione a chi è povero: e questo lo può fare anche chi non crede alla divinità di Cristo, perché dar   da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, ospitare i forestieri, curare gli infermi, visitare i carcerati…lo può fare chiunque e farlo, se non più cristiani, almeno ci fa essere più uomini!

Duemilaquattordici auguri di buon compleanno allora caro Gesù, e tu aiutaci a non strumentalizzare il tuo Natale!

giovedì 11 dicembre 2014

Camilleri? che vecchiaccio!!!

Gli sciclitani si sono “ricreati” a vedere  Scicli trasformata nella Vigàta del Commissario Montalbano! Confesso di essere anch’io un ammiratore di Camilleri, della sua scrittura originale : e da prima che il fenomeno Camilleri/Montalbano esplodesse ! Però. Però nonostante la sua prosa ammaliante e le sue storie coinvolgenti a me Camilleri non la dà a bere ! Camilleri appartiene a quella schiera di scrittori pericolosi perché hanno, come dicono gli antichi il “venenum in cauda”, il veleno nella coda come gli scorpioni e per questo sono pericolosi, più degli altri ! Perché dopo averti affascinato poi  ti mordono ! Prima era solo una sensazione che avevo nel leggere i vari romanzi, poi quando ho letto La bolla di componenda tutto mi è stato chiaro e i conti mi sono tornati ! Mi spiego. Sono un prete e perciò mi piace vedere tra l’altro come gli scrittori delineano la figura dei miei colleghi nei loro romanzi e, più in generale, come viene affrontato il mondo della fede e della religione, quale immagine di Chiesa viene mostrata. Ebbene, in Camilleri preti e Chiesa, quando ci sono, sono trattati sempre nell’unico modo anticlericale e illuminista secondo il vecchio cliché stantio. La Chiesa è oscurantista, alleata dei potenti, alleata dei mafiosi, concorre allo sfruttamento dei poveri, li nutre di illusioni e i preti sono mezze figure che pensano a fare  soldi vendendo sacramenti e bolle di indulgenze, a fare i mezzani tramite il plagio del confessionale... Niente di nuovo sotto il sole : così Sciascia, per restare nell’Isola o Eco nel Nome della rosa. come in un’antologia per le scuole, Centosicilie , curata da Bufalino : tutte le dimensioni della Sicilia sono illustrate, tranne una, quella della religione : che siamo un’isola di atei e agnostici e non ce ne siamo mai accorti ? Ma davvero i tesori di devozione, di arte, di pietà, le testimonianze di santi siciliani laici e preti (penso al Cusmano del Boccone del povero di Palermo, all’Annibale Maria di Francia e alla ricostruzione di Messina dopo il terremoto, a Sturzo, al Don Puglisi ucciso dalla mafia : cosa erano, sardi o veneti ? alle tradizioni di un cattolicesimo sociale che a fine secolo dà vita alle casse rurali in tutta l’isola o forse era la Corsica ?) non sono da tenere in conto ?
D’accordo, lo sappiamo, come ogni famiglia la Chiesa ha avuto ed ha le sue pecore nere e i suoi periodo bui, ma non vedo in base a quale criterio di equità i demeriti della Chiesa si debbano sempre sbandierare ad oltranza e i suoi meriti invece debbano essere sempre diminuiti se non misconosciuti del tutto ! Abbiamo un papa che ha saputo chiedere perdono per i misfatti della Chiesa, ma la cultura laica quando sarà capace di fare autocritica ? O davvero la pretesa del laicismo è quella di avere la verità in tasca ? Assistiamo ancora a balle storiografiche come quella dei secoli oscuri del medioevo e della Chiesa nemica della cultura : Eco ci ha saputo fare a dipingere i monaci che bruciano i libri, ma la verità è un’altra, che se non ci fossero stati i monaci a copiare nel medioevo non solo i codici della bibbia, ma anche quelli dei filosofi greci e arabi, a quest’ora la cultura europea non sarebbe mai nata ! Ed Eco da onesto intellettuale  che fa invece di dire grazie alla Chiesa e alla sua opera di conservazione ? Dice che la Chiesa  è nemica della cultura e finanche del ridere ! Poi però gli storici del teatro ad esempio dicono che il teatro moderno è nato dalle sacre rappresentazioni medievali e la commedia moderna riprende le tradizioni del “risus paschalis” medievale con cui i preti suscitavano l’ilarità e la gioia dei fedeli nel giorno di Pasqua ! E’ innegabile che i tesori dell’arte, in ogni suo campo sono stati creati da uomini animati da grande fede capaci di innalzare imperituri monumenti alla grandezza dell’uomo e del suo creatore: cosa ci ha dato la cultura laica invece se non  la dissoluzione e la frammentazione dell’uomo moderno ? Per rimanere in Italia penso ad un Moravia capace solo di raccontare in salse diverse sempre la solita storia di coiti anonimi e di solitari dialoghi con il suo ammennicolo : eppure è stato contrabbandato come un grande della letteratura ! E qual è la grandezza di un Dario Fo, premio nobel per gli sberleffi anticlericali del suo mistero buffo ? Per non parlare della accozzaglia dei luoghi comuni contro la Chiesa che comunemente si leggono nei nostri giornali e riviste radical - chic ! Luoghi comuni frutti di ignoranza atavica e impenitente ! Serviti a volte così bene da farci cadere anche il credente ingenuo. Come le fantasie sull’inquisizione, ormai smontate dalla critica storica seria, o quelle sulle ricchezze fantasmagoriche del vaticano : la santa sede pubblica un bilancio ogni anno ma nessuno ne parla perché dovrebbe parlare di deficit, altro che ricchezze ! O quella sui preti ricchi : quando io dico quanto ricevo dai fedeli al mese poi tanti mi fanno le scuse perché devono confessare di prendere il doppio di me ! Come la mettiamo allora ? Non scrivo queste cose per ritornare alla vecchia apologetica o per riprendere temi da crociate. Scrivo ancora una volta per dire anzitutto a chi con come condivide la fede : attento a non farti imbrogliare (e smettila di leggere Repubblica senza insieme poi leggere Avvenire !) e poi per invitare chi fa professione di laicità ad un dialogo serio e costruttivo : nella verità e non a partire dai pregiudizi. Perché confesso che mi fa male parlare con persone che pur di difendere il loro modo di vedere la Chiesa sono pronti a negare anche l’evidenza dei fatti ! Viaggio spesso e a volte ho passato intere giornate sul treno a cercare di dialogare con chi invece non vuole sentire ragioni perché significherebbe mettere in crisi le proprie sicurezze. No, ormai non mi arrabbio più : mi viene solo una gran pena nel vedere il professore, il medico, l’avvocato, lo scrittore arrampicarsi sugli specchi e fare solo mostra di ignoranza ! Che pena Camilleri, che non sai dimostrare se la bolla di componenda sia mai esistita o meno e però ti diverti a liberare il venticello della calunnia :  non ti ha insegnato il nostro Orlando che la politica del sospetto prima o poi si ritorce su se stessa ? Ricordati che solo la verità libera : perché non cercarla insieme ? O ti vuoi solo cullare nella tua verità come il tuo Montalbano si gusta da solo i suoi pranzi ? Ma se sei un buongustaio sai che le pietanze gustate in compagnia di amici hanno più gusto : perché non esci dal tuo mondo e non vieni a mangiare con noi ?

sabato 6 dicembre 2014

quale morale cattolica?

Qualche tempo fa, concordando con Celentano (e tantissimi altri) quando dissi che Famiglia Cristiana aveva ormai poco di cattolico, fui aggredito da tanti... ma la mia convinzione rimane, anzi si rafforza anche l'idea più generale che qualche editrice non sia più tanto cattolica: lo dissi allora protestando per il fatto che in librerie cattoliche (o sedicenti tali) tu puoi trovare i libri di Mancuso, Augias, Dan Brown, Coelho ... che certo cattolici non sono.
Ora può essere che un ingenuo fedele entri alla ricerca di un buon libro cattolico e se ne esca con tutt'altro (e poi Paolo VI si chiedeva da dove fosse entrato il pensiero non cattolico nella chiesa cattolica!).
Così a me è successo di entrare in una libreria delle EP a Salerno e di cercare un manuale di educazione sessuale per i miei ragazzi di cresima. Trovato: è della San Paolo, che volere di più? Ma meno male che mi sono deciso a leggerlo prima di darlo ai miei ragazzi. Che vi trovo? Un capitolo sulla ideologia del gender!
Ora, se in un manuale di educazione sessuale delle edizioni san Paolo si trova un capitolo sulla identità di genere, una famiglia cattolica di chi si potrà fidare per educare i suoi figli? Leggete e ve ne accorgerete: il succo? c'è una identità biologico-genitale (che non importa) e c'è una identità di genere, cioè il sesso che si sceglie di avere e mostrare (che può non coincidere con i genitali che la natura mi ha dato!). E la morale cattolica? E la dottrina della Chiesa?






IO ACCUSO…

Tra epidemia e calura estiva è passato sotto silenzio un importante responso della Congregazione della Dottrina della fede e approvato in pr...