martedì 12 marzo 2013

Il "mio" Benedetto XVI (terza parte)

Partecipai a Roma ai funerali di Giovanni Paolo II con grande commozione e Ratzinger che presiedeva il rito funebre pronunciò una mirabile omelia che si sentiva fosse uscita dal cuore e per niente formale.
Mi sorprese il clima di rispetto e di attenzione nei suoi riguardi da parte di tutti gli altri.
Tornato a casa seguii con attenzione i novendiali e le congregazioni preparatorie condotte dal Decano Ratzinger con una delicatezza che tutti gli riconosceranno.
Confesso che, conoscendo la falsa immagine che di lui girava nell'ambiente ecclesiale, in principio non pensai affatto che potesse avere chance come candidato al papato.
La coincidenza con la data del mio compleanno fece sì che come al solito avessi già progettato la mia permanenza a Roma e così arrivai proprio in tempo per partecipare in san Pietro alla Missa pro eligendo in cui Ratzinger fece una memorabile e coraggiosa omelia: lì c'era tutto se stesso e l'indicazione della rotta futura per la Chiesa. Non fece giri di parole, al punto che un signore vicino a me esclamò: "ma così si sta giocando il papato: se aveva qualche possibilità ora l'ha persa del tutto, nessuno lo voterà per quello che ha detto".
"no - risposi io - questo dimostra la sua correttezza e la sua onestà intellettuale. E soprattutto il fatto che non tiene al potere. Neanch'io prima pensavo a Ratzinger come papa: dopo questa omelia sono sicuro che, se i cardinali sono altrettanto seri, il papa sarà lui". Ma non riuscii a far superare al mio vicino il suo scetticismo.
Da allora decisi di pregare per lui. Rimasi nella cappella del santissimo sacramento fino a quando non cominciò il rito dell'ingresso in conclave che seguii dagli schermi in piazza. Mi piazzai in un angolo, guardavo lo schermo pregavo e non mi mossi da là se non per andare a dormire.
L'indomani feci scorta di panini, acqua e giornali e mi piazzai sotto la statua di San Paolo. Aspettando le fumate. La lunga attesa si riempì di incontri con vescovi, sacerdoti, suore e gente semplice che venivano lì a pregare. La piazza sembrava una chiesa a cielo aperto. Rimasi lì tutto il giorno, anche a pranzo, dopo la fumata grigia... Nel pomeriggio si sedette accanto a me una giovane signora: parlava con entusiasmo del Cardinale Ratzinger, quando le dissi che condividevo la sua stima, mi invitò a dire il rosario con lei per lui. Appena il tempo di finire che viene fuori la fumata bianca. Colse così di sorpresa che non partivano le campane e da dove eravamo noi seguimmo le telefonate e i gesti dei cerimonieri che dovettero far capire che il papa era stato eletto! Neanche prima di fare esami ho trepidato così tanto: i minuti sembravano interminabili... Poi l'annuncio: al "Josephum" sudai freddo e poi capii solo che la signora saltava e mi abbracciava (poi scoprii la sera chi era, intervistata in una tv a proposito della sua amicizia con Ratzinger!!!).
Chi mi conosce sa che sono un tipo compassato e riservato e che non sa mettere fuori i propri sentimenti facilmente. Invece per la prima volta in vita mia mi trovai coi piedi sulla sedia a gridare a squarciagola la mia gioia e a piangere e ridere contemporaneamente: mi meravigliavo io stesso della mia reazione! Che non fu di tutti: al sentire il suo nome due giovani tedeschi dissero "NOOO" e scapparono via di corsa come inseguiti da un cane rabbioso facendosi largo tra la folla che cominciava ad arrivare.
Quando Benedetto si affacciò notai i polsini del maglione nero sotto la talare bianca: dissi che fino alla fine ha sperato di non essere eletto, altrimenti si sarebbe preparato i gemelli! Ma l'umiltà è stata la nota dominante di tutta la sua vita: se ne è andato con lo stesso vecchio orologio col cinturino di cuoio che portava quando è stato eletto!

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