sabato 9 marzo 2013

Vi parlo del "mio" Papa Benedetto XVI (seconda parte)

Ho avuto la fortuna di avere un amico a Roma che spesso mi ha ospitato in un appartamentino proprio a ridosso quasi del Palazzo del Sant'Uffizio. E tante volte quando sono stato libero da altri impegni ho voluto trascorre il giorno del mio compleanno a San Pietro. Confesso che dopo la colazione, la mattina mi avviavo all'inizio del colonnato giusto in tempo per bearmi di una scena sempre uguale che per me era di grande consolazione: un po' prima delle nove, arrivava il Cardinale Ratzinger da Borgo Pio dove abitava, talare nera da semplice prete, basco nero, una vecchia cartella di cuoio, attraversava in diagonale piazza S. Pietro e poi passando per l'altro colonnato arrivava puntuale alle nove al suo ufficio. Tante volte mi sono detto: ecco ora lo fermo e gli parlo. Poi però non riuscivo a pronunciare nemmeno una parola: solo un cenno col capo e un flebile buon giorno e comunque lui sempre umilissimo e gentilissimo rispondeva sorridendo e chinando anche lui il capo, col suo "buonciorno"! Mi faceva impressione quel cardinale che andava a lavorare a piedi come un semplice prete, quando tanti monsignorini di curia arrivavano con macchine di lusso, agghindati e azzimati. 
L'anno che uscì il suo libro sullo spirito della Liturgia avrei voluto fermarlo per dirgli quanto gli ero grato per avermi aperto un orizzonte nuovo nella comprensione dell'esperienza liturgica, però quando lo incontrai lì in piazza mi sembrò più curvato e pensieroso del solito, per cui incrociandolo gli dissi solo "buon giorno eminenza, buon lavoro", lui rispose al solito "buonciorno", però alzando lo sguardo si accorse dal colletto che ero prete e sorridendo nuovamente mi disse "grazie padre, buon lavoro anche a lei".
Erano gli anni in cui stava combattendo la sua solitaria battaglia contro lo scandalo della pedofilia nella Chiesa, chiedendo al papa norme più rigide e adeguate, che tardavano ad arrivare anche per la grande opposizione della Curia (Segretario di Stato in testa, Sodano e dell'entourage di Giovanni Paolo II). 
Era un bubbone cresciuto nella Chiesa degli anni '80 e che tutti conoscevano ma di cui nessuno aveva il coraggio di parlare. Un mio compagno di studi alla Gregoriana tra il 1986 e il 1988 proveniente dagli Stati Uniti mi aveva raccontato tutto e mi aveva detto che tempo 15-20 anni sarebbe scoppiata questa bomba nella Chiesa. I fatti gli hanno dato ragione. Però quando lui disse cosa stava avvenendo nel suo e negli altri seminari, a Roma lo misero a tacere dandogli del lefevriano: il suo - così fu definito  - era un attacco alla modernizzazione della Chiesa e rivelava un'idea nostalgica e tradizionalista del sacerdozio, al punto che prima della ordinazione sacerdotale la Curia gli impose di giurare sull'accettazione de Concilio Vaticano II. Questo conferma la lucida analisi fatta da Ratzinger sul rapporto tra un certo modo di intendere la sessualità, la Chiesa e il sacerdozio nel post-concilio.
Ma Ratzinger non si è dato mai per vinto. Fino ad ottenere le nuove norme sui Delicta Graviora per la Congregazione della Dottrina della fede. Ma lo ha indicato anche con gesti che già da allora furono dirompenti: quando ad esempio fu l'unico cardinale a non prendere parte ai festeggiamenti per quel Maciel, prete fondatore dei Legionari di Cristo, scoperto poi come drogato, alcolizzato, bigamo, pedofilo, incestuoso e tanto altro ancora di innominabile. Festa a cui fecero partecipare Giovanni Paolo II (cosa inaudita nella storia) e con un tentativo di subornare Ratzinger con una busta di migliaia di euro che lui respinse subito al mittente!
Si capisce che il suo primo atto da papa fu mandare Maciel in una cella di clausura fino alla morte e di commissariare l'ordine da lui fondato (mentre altri prelati partecipavano alle nozze solenni della figlia del Maciel!).
Non per nulla il suo gesto di denuncia arriva a farsi quasi grido profetico in quella via crucis del venerdì santo quando lui denuncerà al mondo la sporcizia della chiesa, specie dei preti che usurpano del loro ministero, specie del sacramento dell'eucaristia e della confessione: questo gli provocò il rispetto dei fedeli di tutto il mondo e anche di tanto onesto mondo laico; ma anche la vendetta della Curia che - come ogni vendetta gli fu servita fretta - dopo averlo acclamato papa per farne un capro espiatorio di malefatte avvenute tutte sotto i pontificati precedenti, specie l'ultimo, ma che non potevano e non dovevano essere addossati su un papa che, per metterlo al riparo da ogni critica- fu fatto acclamare "santo subito" fin dalla sua morte, con un'abile strategia quasi da marketing mondano. (2 continua)

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