venerdì 14 luglio 2017

Insegnare agli ignoranti

Siamo in tempi in cui l’ignoranza circa le realtà religiose, specie anche da parte dei cristiani, e comunque circa eventi di storia che lo si voglia o meno fanno parte de facto del nostro patrimonio culturale, si sta travasando dalla sfera privata ( dove non farebbe che il danno di un impoverimento culturale del soggetto) alla sfera pubblica (dove invece i danni che gli ignoranti continuano a fare sono sempre più gravi). E specie poi quando più che mera assenza di nozioni, è, oserei dire quasi, ignoranza colpevole e ricercata da parte di chi per ruolo e mestiere dovrebbe sapere e invece non sa (e se non si sa c’è l’obbligo dell’aggiornamento e dello studio!) e piuttosto che riconoscere la propria ignoranza, dall’alto della sua prosopopea “detta legge” come si suol dire e impone scelte di un controsenso evidentissimo a chi abbia un minimo di ragionevolezza e, soprattutto, onesta intellettuale! “Ignorantia docet” sottolineava un mio caro insegnante di teologia quando qualcuno (fosse anche un rettore di università!) invece che riconoscere umilmente la propria mancanza di conoscenza circa una materia, saliva ancora più in alto sulla cattedra a pontificare su cose sconosciute! E da lui ho appreso che spesso il più grande gesto di carità è appunto far rilevare all’altro la sua ignoranza, perché ne diventi consapevole e ne voglia uscire: Insegnare agli ignoranti non è forse una delle sette opere di misericordia spirituale? E oggi, per rimanere nel mio campo (ma ho la sensazione che anche in altri campi la situazione non sia rosea),  c’è una grande ignoranza del fatto religioso sia da parte del mondo laico (quanti strafalcioni in giornali e televisioni anche da parte di firme illustri!) sia (il che è tragico) da parte del mondo cristiano-cattolico. E a volte ho il grande dubbio che i laici siano ignoranti perché neanche noi cattolici conosciamo e facciamo conoscere bene in cosa veramente noi crediamo, in cosa speriamo, cosa amiamo! Altre volte mi sono riferito all’ignoranza circa le Scritture sacre (e San Girolamo ricordava che ignorare le Scritture è ignorare Cristo) ma adesso purtroppo devo rincarare la dose riguardo agli altri aspetti della fede cristiana: quanta ignoranza circa la dottrina in campo sociale o morale! Chi sa quali sono veramente i fondamenti della dottrina sociale della Chiesa o della vera morale ad esempio nei settori legati alla sessualità, all’affettività, ai nuovi problemi della bioetica o delle biotecnologie? A volte neanche alcuni sacerdoti in verità lo sanno: tanti problemi sono nuovi, ma proprio questo significa che anche dopo essere usciti dal Seminario si deve continuare a studiare! Quando si celebrava in latino si celiava dicendo che il prete novello alla prima Messa cominciasse dicendo Introibo ad altare Dei: vi saluto libri miei!  Ma questo è un lusso che oggi non ci si può più permettere a meno che non si voglia ridurre il proprio ministero alla direzione di alcune pie pratiche buone forse per altri tempi ma che adesso non aiutano a comprendere criticamente la complessità del mondo e quindi anche il ruolo della Chiesa.  Don Giussani ha detto che se a volte è il mondo ad abbandonare la Chiesa è dolorosamente vero che spesso è la Chiesa che abbandona il mondo: nonostante l’alto magistero di Giovanni Paolo II ho oggi veramente l’impressione che tra Chiesa e mondo lo scollamento sia più che mai evidente e tragico! Papa Giovanni XXIII volle il Concilio Vaticano II per aggiornare la Chiesa, cioè proprio letteralmente per riportarla al passo con l’oggi: purtroppo a tutti i livelli debbo confessare con amarezza che è sempre più facile rifugiarsi nel già fatto e già visto che certo da più sicurezza (“se si è sempre fatto così perché cambiare?” si chiede) piuttosto che aprirsi a ricercare vie nuove al soffio dello Spirito! Lo sperimento a volte nel piccolo quando, tentando di far uscire il mio sparuto gregge da un ghetto isolato e isolante, mi sento chiedere “ma lei dove li apprende queste cose? Dove li trova? Perché gli altri nelle altre chiese non le dicono? Perché celebra a volte in modo diverso?” Senza farmi giudice di nessuno purtroppo però debbo rispondere che le apprendo nel più normale dei modi: giornali, televisione (cum grano salis), riviste specializzate e, per le celebrazioni, niente altro che le rubriche del Messale e dei Rituali (se solo si avesse la pazienza di leggerle e studiarle e non solo la fantasia esuberante per stravolgerle!). Così ogni volta debbo tranquillizzare i miei parrocchiani che non siamo noi a sbagliare ad esempio le alzate e le sedute durante la Messa ma che forse in qualche altra parrocchia non si sono ancora accorti che la Editio Typica Tertia  del Messale Romano è stata promulgata dal Papa nel 2003! Ma il ritardo di poco più di quattordici anni cosa volete che sia davanti agli altri ritardi del mondo ecclesiale? Qualcuno si chiederà come un prete possa affermare ciò, ma se volete è un mio modo per augurare alla Chiesa, alla mia Chiesa che amo più di qualsiasi altra cosa al mondo, che ritorni alla sua vera essenza nello stare nel mondo.  E spero che sia un augurio condiviso anche da chi credente non è: perché se la Chiesa fa bene il suo dovere certo il mondo ne risentirà in meglio! Credetemi!          

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