mercoledì 21 giugno 2017

I sogni della ragione generano mostri

C'era una volta un uomo che aveva un sogno. Un sogno bello, di un mondo nuovo, di una società nuova, di una nuova alba per lo spirito umano. Era un sogno che più cresceva e più carezzava, un sogno che diventava sempre più grande, al punto che gli sembrava a volte di essere lui stesso all’interno di quel sogno, di essere stato chiamato dal Fato ad essere il protagonista della realizzazione di un Progetto in cui l’Umanità nuova si sarebbe rivelata in tutta la sua pienezza. Una nuova civiltà di eguali, un’unica progenie di uomini belli, sani, forti, valorosi, pronti a combattere contro chi si fosse meschinamente opposto all’avanzare di questo nuovo Verbo in nome di interessi personali e particolaristici. Certo, si dovevano fare sacrifici, forse magari in principio imporli a chi non riusciva a capire tutta la grandiosità di questo progetto, la grande idealità nascosta in questo sogno, ma in vista di questo bene maggiore cosa sarebbe stato il sopportare un po’ di male? Avrebbe dato la vita per questo suo sogno e quando intorno a sé riuscì a radunare un numero di discepoli sempre più numeroso capì che ormai la strada per la sua realizzazione era stata imboccata in modo irreversibile. E cominciò a provare a far diventare realtà il suo sogno. Nel nuovo mondo non ci sarebbe stato spazio per la malattia e così penso di andare alla radice del problema: eliminare direttamente i malati. Si fecero così pian piano scomparire pazzi, affetti da qualsiasi genere di disturbo nervoso, handicappati e minorati fisici e psichici. Darwin aveva insegnato che la selezione della razza è il principio su cui si fonda l’evoluzione della natura e quindi del genere umano: come negare che una razza sola doveva essere selezionata tra le altre specie umane, la migliore e la portatrice di quanto di meglio c’era al mondo? Perciò nel nuovo mondo doveva rimanere solo una razza, matrice di giovani con gli occhi azzurri e i capelli d’oro, novelli principi azzurri del nuovo regno, e di belle e procaci giovani fattrici altrettanto bionde e capaci di generare figli e figli al servizio del nuovo ideale. Interi staff di medici furono incaricati di selezionare la razza, di scegliere il seme giusto per generare l’Uomo Nuovo, di provare a dare a tutti lo stesso colore degli occhi e dei capelli, lo stesso sangue di questa nuova specie. Di conseguenza poi nel nuovo mondo non ci doveva essere spazio per la diversità di ogni specie, come comporla con l’unità e l’unitarietà del nuovo popolo? E così chi praticava una fede religiosa o politica diversa, chi non riusciva a sognare lo stesso sogno,  chi aveva sogni diversi, chi si sentiva animato da sentimenti diversi, omosessuali, zingari che non provavano nessun amore di patria, e poi i diversi e traditori per eccellenza gli ebrei, considerati i cavalli di Troia di ogni società, tutti costoro dovevano lasciare spazio agli uomini nuovi. E anche qui la soluzione doveva essere radicale, finale: come si bruciano le erbacce in un campo prima della nuova semina. Chi magari oggi non comprendeva, dopo avrebbe compreso e ringraziato chi aveva avuto il coraggio di fare una così grande pulizia, di avviare la grande rivoluzione, di avviare il processo di nascita del nuovo mondo. I sogni si sa, diventano sempre più grandi, e più crescono più cresce la voglia di condividerli con altri: così ebbe la voglia e la gioia immensa di condividerli anche con gli abitanti dei paesi vicini, abbattendo le frontiere nazionali che ormai non avrebbero avuto più senso davanti al nuovo unico grande popolo nuovo. E prima o poi tutto il mondo avrebbe beneficiato degli effetti benefici del suo sogno. Peccato che non sia stato compreso! Gente incapace di guardare al futuro e al progresso, ai benefici della scienza e della tecnica, pertinacemente attaccata a ideali e valori passati, chiusa in un ghetto oscurantista, mandò in frantumi il suo sogno. E purtroppo  l’umanità è dovuta rimanere variegata per forme, colori, tradizioni, pensieri e affetti. Siamo rimasti diversi, l’uguaglianza è rimasto un mito: riusciremo mai a essere tutti identici e perfetti, l’uno simile all’altro per peso, altezza, colore di occhi e capelli, codice genetico e corredo cromosomico? Riusciremo mai a correggere gli errori di una natura matrigna e antidemocratica che non ci crea uguali gli uni con gli altri? E a correggere le differenza tra sani e malati, tra maschi e femmine, tra fertili e sterili? Perché la natura deve dare ad uno tre figli e ad uno nessuno? No, non c’è democrazia in questo! Un grande sogno bloccato da una minoranza reazionaria! Ma oggi c’è chi sta avendo il coraggio di rivivere quel sogno, di riprenderne la sua realizzazione da dove era stato interrotto: di questi uomini molti sentono il bisogno per riprendere sempre il cammino verso le magnifiche sorti e progressive dell’umanità, uomini che giustamente meriterebbero il titolo di benefattori del genere umano. Cosa che purtroppo pochi oggi comprendono. E fra questi pochi confesso di esserci anch’io. Perché il nome di quel sognatore era Adolf Hitler e se fosse andato avanti il suo sogno, io, piccolo brutto e nero, a quest’ora non sarei qui a scrivere di queste cose ma soprattutto a gioire, a piangere e ad amare qui con voi. Perché la mia esistenza è tutta un inno struggente alla vita che in ogni caso è degna di essere vissuta. Anch’io fui in principio un embrione e ringrazio i miei genitori perché ebbero il coraggio di scommettere sulla Vita. E di fidarsi del cuore. Perché “ il sogno (e non ‘il sonno’, come recita il detto filologicamente corretto del famoso monito di Goya) della ragione genera i mostri”. Goya non temeva infatti chi riconosceva che accanto all’ esprit de geometrie ha diritto di esistere anche l’ esprit de finesse e che la ratio non fosse l’ultima istanza del sapere umano: Goya temeva le pretese illuministiche che elevavano la ragione a Dea a cui sacrificare la libertà e la dignità dell’individuo. Perché se il progetto più bello per imporsi ha bisogno di sacrificare l’uomo allora non  è più un progetto umano (e ce lo ricorda proprio Kant preso a portabandiera dell’Illuminismo: l’uomo è sempre il fine, non può essere mai ridotto a mezzo per raggiungere altri fini) ma una aberrazione della ragione umana, è follia. E’ la lucida follia del sogno di Hitler (ma nel sogno folle dell’uomo nuovo da imporre con forza e con tutti i mezzi della scienza e della tecnica non c’è diversità ad esempio con Stalin e Mao e Ho Ci Min )  dei suoi epigoni che oggi ritorna in forma nuova e più subdola, alimentata dalla tentazione di Faust ( con la scusa di arrivare a curare e sconfiggere ogni malattia) che poi è la più antica delle tentazioni: “sarete come Dio”. Quando l’uomo sogna di essere un dio e vuole farsi arbitro di ciò che è bene e ciò che è male, manipolando le regole stesse della vita non fa che generare mostri. La storia del Golem di Praga (riletta nel mito cinematografico di Frankstein) ce lo insegna. E così l’uomo annichila se stesso: la manipolazione della vita umana si risolve in un suicidio. Forse ricordarlo oggi è più che mai necessario.

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