giovedì 3 settembre 2020

IO ACCUSO…

Tra epidemia e calura estiva è passato sotto silenzio un importante responso della Congregazione della Dottrina della fede e approvato in prima persona da Papa Francesco. E’ la dichiarazione della nullità dei battesimi amministrati con la formula “Noi ti battezziamo…”. Che perciò dovranno essere tutti rifatti. Il problema e l’abuso a cui il papa ha voluto mettere (giustamente) fine è complesso. Non si tratta solo di mantenersi fedeli alla tradizione di una formula usata per millenni. Si tratta di un grande fraintendimento a livello teologico-sacramentale (non si capisce il significato della salvezza di Cristo e del modo come questa sia comunicata agli uomini e quindi il valore dei sacramenti) e sia a livello ecclesiologico (non si capisce il ruolo di mediazione svolto dalla Chiesa nel trasmettere qui ed ora, hic et nunc, la salvezza ai fedeli). Ma il fraintendimento è anche sul ruolo sacerdotale, del ministro che celebra e amministra i sacramenti. Ora io qui non voglio fare disquisizioni teologiche (che però sarebbe opportuno fare in altre sedi) ma fare una riflessione proprio sulla incomprensione del loro ruolo che questi parroci hanno dimostrato (e non pensate subito ai luoghi lontani delle sperimentazioni eterodosse dell’America – nord o sud che sia – perché anche in Italia abbiamo avuto di queste belle teste gloriose). A partire anche dalla condivisione del dolore di alcune famiglie che stanno vivendo questa triste disavventura e che mi hanno fatto partecipe della loro sofferenza e dello sbigottimento dei loro piccoli. A questi confratelli io vorrei dire:

- Caro confratello, quindi dopo almeno sei anni di studi (e magari di più se sei Licenziato o Dottorato) non hai capito che il sacerdote agisce “in nome della Chiesa e di Cristo” e quindi dietro la formula “Io ti battezzo…” c’è il Cristo e tutta la Chiesa? (e, nel caso del battesimo, anche se il ministro non è un prete). Oppure, nella tua supponenza, credevi che l’Io si riferisse a te, e tu, per mortificare il tuo orgoglio – ma che umiltà! – hai voluto usare il Noi per dire che non sei tu ma è tutta la Chiesa che battezza? E per dare risalto a questa insana idea hai magari pensato che il Noi sarebbe stato più ecclesiale, come espressione di papà mamma nonni zie nipoti cugini padrini e madrine e il solito contorno di bizzocchi e pie donne che in ogni parrocchia non mancano mai. E magari ti sei illuso che la formula “Caro N. la nostra comunità cristiana ti accoglie…” (traduzione già ambigua messa in luce dal fine intelletto di papa Benedetto) ti suggerisse che foste proprio tu e la tua conventicola ad accogliere l’infante nell’esperienza di fede e a dargli salvezza! Il guaio, caro confratello, è proprio questa smisurata mania di grandezza e protagonismo che ti ha portato a credere che il vero attore fosti tu, e gli altri fossero tutte comparse, e non solo, ma che la tua fosse una recita a soggetto e manco su un copione ma su un semplice canovaccio da poter manipolare a piacere! Si, perché non ti è sfiorato (nel tuo nominalismo per cui un nome ne vale un altro e una formula ne vale un’altra) che tu non sei né l’autore né il regista, ma sei chiamato ad essere un fedele amministratore di beni che non ti appartengono. E che la fedeltà alla stessa formula sacramentale, lungi dal coartare la tua libertà e creatività liturgica (orribile dictu) è invece la garanzia per la sua efficacia: ma tant’è, tu sarai di quelli che credono che concetti come liceità, validità, nullità, siano stati creati dalle menti bacate dei canonisti fissati in un legalismo antievangelico! Invece il tuo agire sarebbe stato tutto impregnato di pastoralità, come oggi si usa dire! Ma dimmi, quale carità pastorale hai avuto nell’amministrare un sacramento invalido? E quindi inefficace? Non senti di aver fatto vivere per anni genitori e figli in un inganno diabolico? Quale attenzione pastorale verso i genitori che, magari non erano venuti se non per il battesimo del piccolo, e che ora scoprono che per le tue manie teologiche il sacramento amministrato al loro caro è nullo e si deve rifare? Ma dimmi ancora, quale amore per i piccoli c’è in questo tuo gesto? Come dire ora ad una bambina di dieci anni, che magari ha già fatto la prima comunione, che per la tua smania di novità il suo battesimo si deve rifare e quindi la prima e le altre volte che ha ricevuto l’Eucaristia non ha fatto in realtà niente? Ecco, a pensare al cuore infranto di uno di questi bambini penso a quel Gesù che ammoniva di non scandalizzare i piccoli! E tu hai sporcato l’innocenza di fede dei piccoli allo stesso modo di quei pedofili che ne macchiano la purezza. Non te ne vergogni? Ti confesso che non solo mi ha fatto male il tuo gesto, ma mi scandalizza ancora di più il tuo, e dei tuoi compari, silenzio: mi sarei aspettato un gesto di scuse, una richiesta di perdono alle famiglie, e, ancor di più ai piccoli caduti nel tuo inganno (e mi chiedo come questi e le loro famiglie potranno mai più avere fiducia nella Chiesa e nei preti, se non fosse per la grazia e la misericordia di Dio). E a dirla tutta, mi fa star male di più l’ignavia del tuo vescovo, se allora sapeva e non ti ha mai ripreso, e ora che sa e non ti ha mandato a fare il pastore errante ( ma delle vere pecore, quelle a quattro zampe) negli altopiani più remoti della terra. Io da parte mia sento tutto lo sgomento e il dolore delle famiglie cui, per tua responsabilità, è occorsa questa dis-grazia nel senso letterale della parola. A loro non posso non mostrare e assicurare la mia vicinanza di sacerdote di una Chiesa che, nonostante tutto,  rimane Madre, ma insieme a loro io prego che tu ti penta di quanto hai fatto e perché quanto è successo non si ripeta più! E perciò ti accuso, ma per amore di quel sacramento che condividiamo per l’imposizione delle mani, e per amore tuo, perché seppur non conoscendoti ti sento vicino nella fraternità sacerdotale, perché vorrei che queste mie parole di arrivassero al cuore e tu possa ritrovare, nella Chiesa che hai ferito la via vera del ritorno al Padre e nel cui nome permettimi di abbracciarti - .

 

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