domenica 28 dicembre 2014

la sacra famiglia


La chiesa oggi ci propone l’icona della santa famiglia come icona su cui ogni famiglia si deve specchiare per essere una vera famiglia cristiana.
La colletta di inizio ci ha fatto pregare che le virtù che arricchivano la santa famiglia devono essere le stesse virtù che arricchiscono ogni famiglia cristiana.
La festa di oggi dà l’occasione alle nostre famiglie, a noi qui riuniti per verificare se viviamo in quella stessa esperienza di fede che ha animato la santa famiglia.
E’ il momento di fare un serio esame di coscienza.
Se nella mia famiglia Dio non è al centro, la sua parola non illumina le scelte della vita, non ci si educa all'osservanza dei suoi comandamenti: la mia non è una famiglia cristiana!
Se si vive nell'idolatria del successo, della ricchezza, dell’arrivismo: la mia non è una famiglia cristiana!
Se nella mia famiglia non si prega mai insieme, se non si va a messa insieme, se non si ringrazia il Signore all'inizio e alla fine della giornata, se non lo si loda per il cibo con cui egli ci nutre: la mia non è una famiglia cristiana!
Se non si santifica la domenica con l’eucaristia e il riposo: se la domenica è il giorno in cui genitori e figli si poltrisce a letto oppure è il giorno in cui c’è spazio per scampagnate e sport e non per il Signore e i fratelli: la mia non è una famiglia cristiana.
Se i rapporti tra genitori e figli sembrano più quelli di una brigata cameratesca che non il rispetto e la devozione filiale dei figli verso i genitori  e la dedizione amorosa ma esigente dei genitori: la mia non è una famiglia cristiana.
Se non freno l’egocentrismo dei figli: il mio non è amore di padre e madre
Se sono ridotto a fare lo schiavo e il cameriere dei miei figli: il mio non è amore di padre e di madre.
Se non vigilo su film che vedono i miei figli, i giochi che fanno con la play station, i collegamenti al computer che fanno, se accetto che anche da piccoli abbiano la televisione in camera: il mio non è amore di padre e di madre
La mia non è una famiglia cristiana.
Se accetto passivo che linguaggio e gesti e mentalità della visione edonistica, materialistica, che riduce tutto l’uomo a sesso e ad erotismo, sia il linguaggio e la mentalità predominante nella mia famiglia: la mia non è una famiglia cristiana.
Se accetto che i miei figli piccoli abbiano una visione distorta del sesso e del rapporto tra i sessi, della maturazione e dell’educazione all'amore: la mia non è una famiglia cristiana.
Se accetto che i miei figli ancora adolescenti si impegni in false e falsanti storie dette d’amore, amicizie equivoche e relazioni pericolose: la mia non è una famiglia cristiana!
Se accetto che i miei o altri figli in modo precoce brucino le tappe dell’amore, se acconsento in modo diretto o indiretto che i miei figli vivano more uxorio prima del matrimonio, se non mi scandalizzo più che la ricchezza della sessualità venga bruciata precocemente nei rapporti prematrimoniali: la mia non è una famiglia cristiana.
Se io giovane fidanzato, giovane fidanzata brucio le tappe senza passare dall'impegno duro ma gratificante della castità, della purezza: non ho in mente come mio esempio la famiglia cristiana.
Se i rapporti chiamati ad essere fecondi tra marito e moglie sono vanificati dall’uso di pillole, preservativi e anticoncezionali: la mia non è una famiglia cristiana.
Se non siamo aperti al dono dei figli e non ci scandalizziamo più degli innumerevoli aborti che ogni giorno mietono vittime innocenti: non si è famiglia cristiana!
Se si vive nel rancore, se si sconosce il perdono, la sincerità e la franchezza nei rapporti, se si vive in un intreccio di falsità e di ipocrisie: la mia non è una famiglia cristiana.
Se immagino che l’impegno per la famiglia sia solo quello per la casa e gli abiti e i soldi per toglierci ogni sfizio: io non ho in mente una famiglia cristiana!
Se accetto che mi vengano imposti tutti gli altri modelli che si vorrebbero equiparare alla famiglia senza reagire: io non ho capito cosa debba essere una famiglia e una famiglia cristiana.
Che fare?
Ripartire dalla santa famiglia: occorre un sussulto di orgoglio e di identità! 
NOI SIAMO DIVERSI: CI DOBBIAMO SENTIRE ORGOGLIOSAMENTE DIVERSI.
NOI ABBIAMO UN VALORE IN PIU’
Essere cristiani è avere un più, non significa essere dimezzati
Cfr. Ebrei, protestanti, testimoni di Geova, musulmani come curano la loro identità e si impegnano a preservarla: cultura della identità è cultura della diversità!
Ai figli che si lamentano perché dobbiamo proibire alcune cose: noi ci vantiamo di essere diversi!
Se accetto che i miei figli parlino di Halloween e che mettano zucche e maschere, che vadano a feste di zucche vuote: io non sono cristiano, io non sto educando a vivere in una famiglia cristiana.
E se accetto e non mi ribello contro le maestre che a scuola parlino di Halloween e non dei santi e dei defunti, e se non vado dai direttori a protestare: io ho rinunciato al diritto e al dovere di educare cristianamente mio figlio!
Una mamma o un musulmano per una croce vanno a finire in tribunale e noi subiamo in silenzio che ci levino la croce e le feste e non solo e i simboli della fede ma anche i contenuti:
come può il Natale essere stato ridotto alla festa di un vecchio e non di un bambino che nasce?
Come può una famiglia cristiana accettare di appendere Babbo Natale fuori o in casa? Ma noi dovremmo appendere croci e Madonne, dovremmo illuminare le case per ricordare a noi e a chi passa che dentro ci abita una famiglia cristiana: un tempo anche da noi davanti ad ogni casa c’era una edicola: ora lo fanno i cristiani nei paesi arabi dove la fede si paga col sangue… noi invece la fede l’abbiamo avuta con lo sconto… e non la paghiamo più con l’impegno della coerenza!
Vado in case dove trovo nelle stanze i poster delle squadre di calcio, donne o uomini nudi, tutti i divi del grande fratello: non vedo una croce, una icona con dei fiori, una bibbia: d'altronde chi si fa un segno di croce al ristorante o davanti agli  altri?
Ci siamo fatti rubare e storpiare anche il segno della croce, lo dico alle signore: tutte quelle false croci storte e brutte, attente: alcune richiamano il corno dei fattucchieri e altre segni satanici!
E se arrivando a casa io non butto via i babbi natale, se non levo dal mio collo i segni della superstizione, se non levo dalla mia televisione e dal mio computer i programmi che non devo vedere… se non mi impegno a rivedere i rapporti con mia moglie mio marito i miei figli i miei genitori il mio fidanzato la mia fidanzata, allora significa che io non ho capito niente neanche di questa "predica" né di tutta la mia fede, allora significa che ho ridotto la messa ad un atto di culto vuoto, magico, senza rapporto con la vita.
Non ho capito che l’atto di culto per essere vero esige poi la conversione: non si può ritornare a casa senza essere cambiati, senza aver scelto di cambiare.
Non ho capito: d'altronde neanche Maria e Giuseppe avevano capito.
Credevano che fosse stato sufficiente il pellegrinaggio.
Diremmo oggi, credevano che fosse stato sufficiente assicurare al figlio la prima comunione e la cresima.
E poi?
Se fosse stato oggi magari Maria e Giuseppe sarebbero andati da soli: Gesù non è voluto venire, ha voluto rimanere a casa a giocare a stare con i suoi amici,  "u figghiu! a farici fari sta sfacchinata!" E così si uccidono spiritualmente i figli!
Gesù invece indica che il cammino vero della fede comincia quando sembra che il pellegrinaggio sia finito: giacché se l’incontro nell'atto di culto è stato vero, allora la preghiera mi apre all'ascolto della parola di Dio e la parola mi spinge all'obbedienza.
A DIO CHE SI RIVELA VA DOVUTA L’OBBEDIENZA DELLA FEDE
Gesù ci insegna che c’è solo un modo per genitori e figli: l’obbedienza della fede.
E un genitore non potrà mai pretendere l’obbedienza dei figli se egli stesso non è obbediente davanti a Dio.
E l’educazione della fede significa lo sforzo di cercare con i figli quale sia la loro vocazione.
Ma un genitore che ha risposto di no a Dio come può essere un buon genitore?
Come può educare un figlio a dire sì a Dio se lui stesso non ha obbedito, non obbedisce a Dio?
Si può dire vai a messa e poi non andarci? E’ dire coi fatti ai figli che la messa è poi non così importante, è roba da bambini…
Si sta attenti a che i figli mettano in atto tutti i doni avuti o ci si preoccupa per la salute: e ci mancherebbe…
Ma non c’è poi altrettanto impegno per la salute spirituale, a cogliere e seguire lo sbocciare di una vocazione…
Gesù ci dice oggi che una vera famiglia cristiana non si allontana mai dalla Casa , dalla casa vera: il tempio di Dio (cfr. in ebraico casa/ famiglia e casa/tempio hanno la stessa parola): la casa per eccellenza è il Tempio, anzi Dio stesso è la Dimora!
Una famiglia cristiana è vera quando la sua casa è la casa di Dio, quando Dio è la sua casa: ma la casa è il luogo del Padre e dei figli: saremo famiglie quando ci sentiremo veramente figli: cfr. Giovanni: vedete quale grande amore: figli: e lo siamo realmente figli di Dio.
Genitori e figli siamo figli di Dio: così i genitori si liberano dall'ossessione di proiettare sui figli i loro sogni.
I figli sono di Dio.
Cfr. Anna e Samuele.
Solo chi sa essere figlio fruttifica come padre e madre.


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