mercoledì 12 agosto 2015

postilla



Dopo il mio post precedente sul rimettere la croce sugli altari, qualcuno magari avrà giudicata la mia proposta come ingenuamente irenica. Ma vi prego di credere che non è così: altrimenti si giudicherebbe ingenuo lo stesso Benedetto XVI che per primo ha formulato tale proposta. So bene quale sia la posta realmente in gioco, come lo sapeva altrettanto bene Papa Benedetto. Qui non si tratta di mettere un oggetto sacro in più o in meno sull'altare. La scelta di mettere la croce sull'altare ( che poi non di scelta lasciata al singolo prete si tratterebbe ma di obbedienza da parte di tutti alla legge della chiesa che da sempre, fino all'ultima edizione del messale romano " vaticanosecondino " ha mantenuto ferma l'indicazione che sull'altare dove si celebra sia collocata la croce ) ma per meglio dire la scelta di obbedire alla prescrizione della Chiesa circa la croce sull'altare è in verità indice di quale comprensione dell'eucaristia noi ci troviamo davanti. È innegabile infatti che la croce sull'altare è un richiamo diretto ed esplicito al sacrificio di Cristo, stesso sacrificio di cui è perpetuo memoriale la celebrazione eucaristica. Così sacerdote e fedeli, guardando alla croce sono aiutati a ricordare che se l'eucaristia è banchetto comunionale lo è perché prima di tutto perché è sacrificio. Non ci sarebbe il pasto di un corpo, se prima quel corpo non fosse stato offerto in sacrificio. Chi tende a togliere o a spostare la croce dal centro dell'altare generalmente lo fa per accentuare di più l'idea del banchetto comunionale dimenticandosi del tutto della dimensione sacrificale e quindi salvifica dell'eucaristia. Ma così si vanifica lo stesso fine del sacramento che è la salvezza dell'anima. E chi lo dimentica, dimentica pure che anche l'eucaristia è un sacramento da amministrare: e che l'ostia consacrata è più che un pane da distribuire, in un gesto sbrigativo e distratto, spesso affidato a ministri tuttofare da sacerdoti insipienti. 
Perciò ho scritto che bisogna fare presto a recuperare la croce sull'altare. Perché significa recuperare la dimensione sacrificale della Messa e quindi la stessa finalità storico salvifica della Chiesa. Perché la Chiesa, davanti alla secolarizzazione che avanza o è in grado di riproporre con forza e coraggio che la salvezza dell'anima e la vita eterna è il primum necessario dell'uomo che solo Cristo può soddisfare, oppure, secolarizzata essa stessa non avrà altre battaglie da combattere se non quelle mondane e in un orizzonte intramondano che ha dimenticato il cielo. 

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