lunedì 18 maggio 2020

FESTEGGIARE IL COMPLEANNO IN QUARANTENA


Mi sono fatto da solo una torta con un rimasuglio di colomba pasquale e le candeline sopra per dire che anche in tempo di epidemia non può mancare il rispetto per noi stessi e che si deve pur continuare a cogliere ogni piccola gioia che la vita ci offre. Ma soprattutto per reagire ad una specie di mainstream che si è diffuso e temo si possa diffondere sempre di più sul modo di vivere questo periodo. Non voglio entrare in polemica con nessuno né entro nel merito dei provvedimenti più o meno appropriati. Ma vorrei andare alla radice. Che è la libertà interiore che ognuno di noi deve avere e conservare al di là di ogni situazione esterna. Io mi sono sentito sempre libero e mi sento libero a casa e fuori. Si può essere liberi in un carcere e prigionieri di se stessi anche nella massima libertà esteriore. Paradossalmente ho visto lamentarsi persone che si sentivano private delle relazioni con lo stare in casa quando per esperienza personale in tempi normali ho sperimentato la loro chiusura e incapacità di relazione e apertura umana. Chi avrebbe impedito loro in tempi normali di avviare percorsi di amicizia e di dialogo? A meno che non ci si lamenti del fatto di non poter uscire perché uscire, più che la ricerca di rapporti, è anzitutto fuga da se stessi, dall'obbligo di pensare, di farsi le grande domande.

Ti lamenti di essere coartato? Ma chi ti impedisce di riflettere? Di pensare? E se credi, di pregare? Anche qui, paradossalmente si lamenta della chiusura delle chiese gente che non proprio faceva la fila le domeniche per venire a messa. Quando anche questo potrebbe essere un modo per recuperare il vero senso dell'esperienza di fede. Nei primi quattro secoli i cristiani non ebbero chiese e in Unione sovietica il cristianesimo è rimasto a dispetto di chiese e icone bruciate. Non lamentiamoci di essere coartati a casa. E magari, se pensi che da un giorno all'altro il prossimo contagiato potresti essere tu, magari approfittane per fare le cose che non hai fatto, dire le cose che non hai detto: abbracciare e dire "ti voglio bene" ai tuoi cari, ai tuoi amici, o magari chiedere perdono... pensieri macabri? No, liberatori, perché umani. Io ieri non potendo far altro ho offerto virtualmente un pezzo di colomba pasquale secca ai miei amici (molti dei quali virtuali) per dire loro semplicemente grazie perché ci siete. Perché il virus passa. Solo l'amore resta.

 



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