sabato 5 gennaio 2013

Maria e la sapienza del cuore


Maria è la donna che apprende nel suo cuore la sapienza di Dio.
Dio rivela anzitutto la sua sapienza nella creazione e saggio è chi sa leggere le sue vestigia e la sua unicità nelle opere del creato: “Sappi dunque e conserva bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra e non ve ne è un altro” (Dt).
La stessa sapienza di Dio è alla base della sua legge e dei suoi precetti: è beato e saggio chi pone le sue parole  nel suo cuore: “questi precetti ti stiano fissi nel cuore”; “porrete dunque nel cuore queste mie parole”.
Ma Dio rivela la sua sapienza soprattutto nel suo progetto salvifico, attraverso la storia della salvezza, una storia salvifica le cui tappe non devono essere dimenticate e devono essere sempre ricordate: “guardati dal dimenticare le cose che hai visto, non ti sfuggano dal cuore” (Dt); “beato chi medita queste cose ( = le vicissitudini di Israele): le fissi bene nel suo cuore e diventerà saggio”.
Maria ha certamente messo in pratica tutto ciò, ne siamo sicuri: cosa altro è il magnificat se non l’indice che Maria, da donna saggia, ha compreso e assimilato lo svolgersi della sapienza di Dio nella storia della salvezza?
Ma Dio non rivela la sua sapienza, il suo progetto solo nella grande storia, ma anche nella storia personale, nelle vicende personali di ognuno, come ha ben compreso Maria.
Per ben due volte ce lo ricorda l’evangelista Luca: “Ma maria conservava queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19: hé dé Marìa pànta synethèrei ta rhémata symballousa èn thé kardìa authés) ; “E Maria sua Madre conservava queste cose nel suo cuore” (Lc 2,51).
Maria oggi insegna anche a noi come essere saggi, come acquisire la sapienza di Dio: a quanti dicono che oggi Dio non parla, Maria ricorda che Dio parla a noi tramite gli eventi quotidiani e tramite quanto egli permette che accada a noi, ogni giorno, in bene e in male!
Maria ci insegna a riflettere sugli avvenimenti della nostra vita quotidiana per scoprire in essi Dio che si rivela nella nostra storia.
Come Maria, davanti a quello che ci accade, siamo chiamati non ad opporre il rifiuto dell’incredulità ma l’accoglienza della fede: anzi, Maria ci ricorda che la comprensione della Parola non è un fatto automatico, magico, ma è il frutto di un cammino lento e paziente, un cammino silenzioso, un cammino anticonformista: “Maria invece (in greco = dè) conservava…”.
Un cammino che consenta l’opera del raccogliere, conservare, custodire le parole/eventi (in greco rhémata: ma di chiaro substrato ebraico: ricordiamo che in ebraico il termine DABAR significa sia parola, sia cosa, sia evento) per non perderne alcuna, per non dimenticare, per non disperdere le parole, ma anzi per tenerle insieme, raccoglierle e mantenerle come un tesoro caro (è questo il significato del verbo greco syneterei/dieterei usato in Lc: conservare, preservare, mettere in salvo, tenere in mente, custodire diligentemente).
E da qui il difficile compito del meditare: cioè il mettere insieme i fatti, confrontarli, verificarli, coglierne le implicazioni per la vita!
Synballousa: raccogliere, discutere, dibattere, disputare, considerare, esaminare le implicazioni, meditare, riflettere, soppesare, ponderare: tutto questo è il lavoro che ci aspetta nella meditazione!
Solo così, come a Maria, si potrà rivelare a noi la sapienza di Dio, che è una sapienza sub-contrario:
è la sapienza del magnificat, come abbiamo detto, ma è anche la sapienza della croce, come Maria apprenderà a sue spese: “E a te una spada trapasserà il cuore”.
E’ dunque una sapienza che agli occhi degli uomini, come dirà san Paolo, è considerata stoltezza, follia!
Poiché la sapienza di Dio in definitiva altro non è che il Figlio stesso: Cristo è la sapienza di Dio.
E noi , come Maria, per essere saggi, dobbiamo imparare a Christum sapere.
Dobbiamo imparare Cristo- sapienza, vivere nella sua sapienza, della sua sapienza, che è la sapienza del vangelo e della croce.
E per farlo guardiamo a Maria: Maria Sedes sapientiae, ora pro nobis.

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