<<La fede
è la religione dei peccatori che cominciano a purificare se stessi per
Dio>>
Così scrive il Beato
cardinale Newman in una sua riflessione sul vangelo e la fede.
E’, a mio parere, una
definizione che va al cuore della nostra esperienza di fede e che è anche in
grado di illuminare non solo il rito dell’apertura della porta santa, ma lo
stesso anno giubilare che il santo Padre ha voluto con decisione, nel voler reindirizzare
tutto il cammino della Chiesa verso l’incontro di grazia e di misericordia con
Dio Padre, per mezzo del Cristo suo Figlio, nella forza dello Spirito santo.
Religione di
peccatori: così
afferma Newman.
La nostra è una storia
di peccato.
<<Un tempo
non era così; l’uomo fu creato giusto, e allora vedeva Dio; cadde, e perse
l’immagine e la presenza di Dio. Come potrà riacquistare il suo privilegio? …
Egli lo perse col peccato; lo deve quindi riguadagnare con la purezza …>>
così scrive ancora il
Cardinale Newman.
La fede cristiana
niente altro è che lo scoprirsi peccatori e sentirsi orfani di Dio, scoprire
ciò che il peccato ha provocato: la rottura della relazione e di comunione tra
l’anima e colui che l’ha fatta.
A causa del peccato
noi possiamo parlare alle sue creature, ma non possiamo parlare con lui.
La fede cristiana
nasce dunque come consapevolezza di un ritorno, di un reindirizzamento della
propria esistenza verso il Dio Creatore
e Signore di ogni cosa, come ci ha ammonito oggi Isaia:
Poiché così dice il Signore,
che ha creato i cieli,
egli, il Dio che ha plasmato
e fatto la terra e l’ha resa stabile,
non l’ha creata vuota,
ma l’ha plasmata perché fosse abitata:
«Io sono il Signore, non ce n’è altri.
Volgetevi a me e sarete salvi,
voi tutti confini della terra,
perché io sono Dio, non ce n’è altri.
che ha creato i cieli,
egli, il Dio che ha plasmato
e fatto la terra e l’ha resa stabile,
non l’ha creata vuota,
ma l’ha plasmata perché fosse abitata:
«Io sono il Signore, non ce n’è altri.
Volgetevi a me e sarete salvi,
voi tutti confini della terra,
perché io sono Dio, non ce n’è altri.
Ma se la fede cristiana è esperienza
del peccato, è ancor di più esperienza di perdono e di salvezza:
fede è religione di salvati
il peccatore, se lo vuole, può
sperimentare che il Creatore è anche il Salvatore, colui che libera e riscatta
dal peccato e dalla colpa. Il Dio giusto è colui che giustifica, cioè colui che
giudica il peccato e salva il peccatore, come ancora ci ha ricordato Isaia:
Lo giuro su me stesso,
dalla mia bocca esce la giustizia,
una parola che non torna indietro:
Si dirà: «Solo nel Signore
si trovano giustizia e potenza!».
Dal Signore otterrà giustizia e gloria
tutta la stirpe d’Israele.
dalla mia bocca esce la giustizia,
una parola che non torna indietro:
Si dirà: «Solo nel Signore
si trovano giustizia e potenza!».
Dal Signore otterrà giustizia e gloria
tutta la stirpe d’Israele.
Ma come salva il Signore? Come
giudica? Come rimette i peccati e le colpe?
<<Sia benedetto
Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; nella sua grande misericordia egli
ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una
speranza viva, per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non
marcisce. >> così inizia la prima lettera di Pietro.
La fede cristiana dunque
si caratterizza proprio in questo suo specifico: essere l’esperienza di chi sa
che la salvezza ci è donata da Dio per mezzo di Cristo suo Figlio.
Noi crediamo che, sì,
davvero, hanno stillato, i cieli, dall’alto
e le nubi hanno fatto piovere la giustizia;
e le nubi hanno fatto piovere la giustizia;
che, sì, davvero si
è aperta la terra e ha prodotto la salvezza
ed è germogliata insieme la giustizia.
ed è germogliata insieme la giustizia.
Sì, il Signore, ha creato tutto
questo.
Verità germoglierà dalla terra: Cristo, il Germoglio;
Verità germoglierà dalla terra: Cristo, il Germoglio;
giustizia si affaccerà dal cielo: Cristo, il Frutto;
Amore e verità s’incontreranno, giustizia
e pace si baceranno.
In Cristo giustizia e pace.
Cristo, il Giusto. L’unico Giusto.
Cristo, il Giusto. L’unico Giusto.
Cristo il salvatore, come cantano gli
angeli a Betlem:
«Non temete, ecco vi annunzio una
grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di
Davide un salvatore, che è il Cristo Signore.
Si, oggi noi non abbiamo più bisogno
di aspettare altri salvatori:
«Sei tu colui che deve venire o
dobbiamo aspettare un altro?».
Noi confessiamo il Cristo come il veniente:
colui che è venuto, verrà e sempre viene a salvare.
Alla gente smarrita, oggi come ieri,
in cerca di salvatori e salvezze, noi diamo il lieto annuncio, noi
evangelizziamo la venuta del Salvatore e l’inaugurazione dell’anno di grazia
del Signore:
«Andate e riferite
a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli
zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti
risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non
trova in me motivo di scandalo!».
Il solo Salvatore.
Lo annuncerà in modo franco San
Pietro, il giorno di Pentecoste, a Gerusalemme:
<<In nessun altro c'è salvezza;
non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è
stabilito che possiamo essere salvati».
E questa salvezza è
dono gratuito, grazia:
<<Ma Dio, ricco di
misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che
eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti
siete stati salvati>> così ricorda Paolo agli Efesini.
E’ Cristo, infatti la giustizia di
Dio
Scrive papa Benedetto
in un suo messaggio quaresimale: <<L’annuncio cristiano risponde
positivamente alla sete di giustizia dell’uomo, come afferma l’apostolo Paolo
nella Lettera ai Romani: “Ora invece, … si è manifestata la
giustizia di Dio... per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che
credono. Infatti non c’è differenza, perché tutti hanno peccato e sono privi
della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per
mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù. E’ lui che Dio ha stabilito
apertamente come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo sangue”
(3,21-25).
Quale è dunque la
giustizia di Cristo? E’ anzitutto la giustizia che viene dalla grazia, dove non
è l’uomo che ripara, guarisce se stesso e gli altri. Il fatto che
l’“espiazione” avvenga nel “sangue” di Gesù significa che non sono i sacrifici
dell’uomo a liberarlo dal peso delle colpe, ma il gesto dell’amore di Dio che
si apre fino all’estremo, fino a far passare in sé “la maledizione” che spetta all’uomo,
per trasmettergli in cambio la “benedizione” che spetta a Dio (cfr Gal 3,13-14).
In realtà, qui si
dischiude la giustizia divina, profondamente diversa da quella umana. Dio ha
pagato per noi nel suo Figlio il prezzo del riscatto, un prezzo davvero
esorbitante>>.
Ma se l’uomo è stato
giustificato in Cristo, quale è questo cammino di purificazione che l’uomo deve
compiere, di cui parla il Cardinale Newman?
Non sono opere frutto
di volontarismo umano e protagonismo narcisista, quanto invece un aprirsi alla
grazia della salvezza attraverso la conversione e il coinvolgimento nella
stessa opera salvifica della croce attraverso i sacramenti.
Ecco allora il
senso del Giubileo:
anzitutto un
cammino di conversione: esso mette in evidenza che l’uomo non è un essere
autarchico, ma ha bisogno di un Altro per essere pienamente se stesso.
Convertirsi a Cristo, credere al Vangelo, significa in fondo proprio questo:
uscire dall’illusione dell’autosufficienza per scoprire e accettare la propria
indigenza - indigenza degli altri e di Dio, esigenza del suo perdono e della
sua amicizia.
E poi un modo,
attraverso le indulgenze e le opere penitenziali, un modo per immergersi nella
grande ricchezza della giustizia divina, con umiltà:
giacché - aggiunge ancora papa Benedetto - <<occorre
umiltà per accettare di aver bisogno che un Altro mi liberi del “mio”, per
darmi gratuitamente il “suo”. Ciò avviene particolarmente nei sacramenti della
Penitenza e dell’Eucaristia. Grazie all’azione di Cristo, noi possiamo entrare
nella giustizia “più grande”, che è quella dell’amore (cfr Rm 13,8-10),
la giustizia di chi si sente in ogni caso sempre più debitore che creditore,
perché ha ricevuto più di quanto si possa aspettare>>.
Solo da questa
esperienza della giustizia più grande, dell’amore, che poi si riesce a
comprendere il dono di se stessi, nell’amore del Cristo, ai fratelli e al
prossimo.
<<Non c’è
amore più grande che dare la vita per i fratelli>>.
Senza questo orizzonte
di fede le stesse opere di misericordia e gli atti di carità che siamo chiamati
a porre come segno della vita nuova in Cristo, si riducono a meri gesti di
filantropia.
Accogliamo dunque oggi
l’appello alla conversione che ci viene da Dio tramite la Chiesa:
Ascolterò che cosa
dice Dio, il Signore:
egli annuncia la
pace.
Sì, la sua salvezza
è vicina a chi lo teme,
perché la sua
gloria abiti la nostra terra.
Cari fratelli e care sorelle,
quest’anno santo celebreremo
in modo speciale la giustizia divina, che è pienezza di carità, di dono, di
salvezza. Che questo tempo giubilare sia per ognuno di noi tempo di autentica
conversione e d’intensa conoscenza del mistero di Cristo, venuto a compiere
ogni giustizia e a rivelare il cuore misericordioso del Padre.
A lui sia gloria nei
secoli dei secoli. Amen.
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