giovedì 17 dicembre 2015

Omelia apertura porta giubilare a Scicli

<<La fede è la religione dei peccatori che cominciano a purificare se stessi per Dio>>
Così scrive il Beato cardinale Newman in una sua riflessione sul vangelo e la fede.
E’, a mio parere, una definizione che va al cuore della nostra esperienza di fede e che è anche in grado di illuminare non solo il rito dell’apertura della porta santa, ma lo stesso anno giubilare che il santo Padre ha voluto con decisione, nel voler reindirizzare tutto il cammino della Chiesa verso l’incontro di grazia e di misericordia con Dio Padre, per mezzo del Cristo suo Figlio, nella forza dello Spirito santo.

Religione di peccatori: così afferma Newman.
La nostra è una storia di peccato.
<<Un tempo non era così; l’uomo fu creato giusto, e allora vedeva Dio; cadde, e perse l’immagine e la presenza di Dio. Come potrà riacquistare il suo privilegio? … Egli lo perse col peccato; lo deve quindi riguadagnare con la purezza …>>
così scrive ancora il Cardinale Newman.
La fede cristiana niente altro è che lo scoprirsi peccatori e sentirsi orfani di Dio, scoprire ciò che il peccato ha provocato: la rottura della relazione e di comunione tra l’anima e colui che l’ha fatta.
A causa del peccato noi possiamo parlare alle sue creature, ma non possiamo parlare con lui.
La fede cristiana nasce dunque come consapevolezza di un ritorno, di un reindirizzamento della propria esistenza  verso il Dio Creatore e Signore di ogni cosa, come ci ha ammonito oggi Isaia:
Poiché così dice il Signore,
che ha creato i cieli,
egli, il Dio che ha plasmato
e fatto la terra e l’ha resa stabile,
non l’ha creata vuota,
ma l’ha plasmata perché fosse abitata:
«Io sono il Signore, non ce n’è altri.
Volgetevi a me e sarete salvi,
voi tutti confini della terra,
perché io sono Dio, non ce n’è altri.

Ma se la fede cristiana è esperienza del peccato, è ancor di più esperienza di perdono e di salvezza:
fede è religione di salvati
il peccatore, se lo vuole, può sperimentare che il Creatore è anche il Salvatore, colui che libera e riscatta dal peccato e dalla colpa. Il Dio giusto è colui che giustifica, cioè colui che giudica il peccato e salva il peccatore, come ancora ci ha ricordato Isaia:
Lo giuro su me stesso,
dalla mia bocca esce la giustizia,
una parola che non torna indietro:
Si dirà: «Solo nel Signore
si trovano giustizia e potenza!».
Dal Signore otterrà giustizia e gloria
tutta la stirpe d’Israele.

Ma come salva il Signore? Come giudica? Come rimette i peccati e le colpe?
<<Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. >>  così inizia la prima lettera di Pietro.
La fede cristiana dunque si caratterizza proprio in questo suo specifico: essere l’esperienza di chi sa che la salvezza ci è donata da Dio per mezzo di Cristo suo Figlio.

Noi crediamo che, sì, davvero, hanno stillato, i cieli, dall’alto
e le nubi hanno fatto piovere la giustizia;

che, sì, davvero si è aperta la terra e ha prodotto la salvezza
ed è germogliata insieme la giustizia.

Sì, il Signore, ha creato tutto questo.

Verità germoglierà dalla terra:
Cristo, il Germoglio;

giustizia si affaccerà dal cielo: Cristo, il Frutto;

Amore e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno.
In Cristo giustizia e pace.
Cristo, il Giusto. L’unico Giusto.
Cristo il salvatore, come cantano gli angeli a Betlem:
«Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore.

Si, oggi noi non abbiamo più bisogno di aspettare altri salvatori:
«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».

Noi confessiamo il Cristo come il veniente: colui che è venuto, verrà e sempre viene a salvare.

Alla gente smarrita, oggi come ieri, in cerca di salvatori e salvezze, noi diamo il lieto annuncio, noi evangelizziamo la venuta del Salvatore e l’inaugurazione dell’anno di grazia del Signore:
«Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». 

Il solo Salvatore.
Lo annuncerà in modo franco San Pietro, il giorno di Pentecoste, a Gerusalemme:
<<In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati».

E questa salvezza è dono gratuito, grazia:
<<Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati>> così ricorda Paolo agli Efesini.

E’ Cristo, infatti la giustizia di Dio
Scrive papa Benedetto in un suo messaggio quaresimale: <<L’annuncio cristiano risponde positivamente alla sete di giustizia dell’uomo, come afferma l’apostolo Paolo nella Lettera ai Romani: “Ora invece, … si è manifestata la giustizia di Dio... per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. Infatti non c’è differenza, perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù. E’ lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo sangue” (3,21-25).
Quale è dunque la giustizia di Cristo? E’ anzitutto la giustizia che viene dalla grazia, dove non è l’uomo che ripara, guarisce se stesso e gli altri. Il fatto che l’“espiazione” avvenga nel “sangue” di Gesù significa che non sono i sacrifici dell’uomo a liberarlo dal peso delle colpe, ma il gesto dell’amore di Dio che si apre fino all’estremo, fino a far passare in sé “la maledizione” che spetta all’uomo, per trasmettergli in cambio la “benedizione” che spetta a Dio (cfr Gal 3,13-14).
In realtà, qui si dischiude la giustizia divina, profondamente diversa da quella umana. Dio ha pagato per noi nel suo Figlio il prezzo del riscatto, un prezzo davvero esorbitante>>.
Ma se l’uomo è stato giustificato in Cristo, quale è questo cammino di purificazione che l’uomo deve compiere, di cui parla il Cardinale Newman?
Non sono opere frutto di volontarismo umano e protagonismo narcisista, quanto invece un aprirsi alla grazia della salvezza attraverso la conversione e il coinvolgimento nella stessa opera salvifica della croce attraverso i sacramenti.
Ecco allora il senso del Giubileo:
anzitutto un cammino di conversione: esso mette in evidenza che l’uomo non è un essere autarchico, ma ha bisogno di un Altro per essere pienamente se stesso. Convertirsi a Cristo, credere al Vangelo, significa in fondo proprio questo: uscire dall’illusione dell’autosufficienza per scoprire e accettare la propria indigenza - indigenza degli altri e di Dio, esigenza del suo perdono e della sua amicizia.
E poi un modo, attraverso le indulgenze e le opere penitenziali, un modo per immergersi nella grande ricchezza della giustizia divina, con umiltà:
giacché - aggiunge ancora papa Benedetto - <<occorre umiltà per accettare di aver bisogno che un Altro mi liberi del “mio”, per darmi gratuitamente il “suo”. Ciò avviene particolarmente nei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. Grazie all’azione di Cristo, noi possiamo entrare nella giustizia “più grande”, che è quella dell’amore (cfr Rm 13,8-10), la giustizia di chi si sente in ogni caso sempre più debitore che creditore, perché ha ricevuto più di quanto si possa aspettare>>.
Solo da questa esperienza della giustizia più grande, dell’amore, che poi si riesce a comprendere il dono di se stessi, nell’amore del Cristo, ai fratelli e al prossimo.
<<Non c’è amore più grande che dare la vita per i fratelli>>.
Senza questo orizzonte di fede le stesse opere di misericordia e gli atti di carità che siamo chiamati a porre come segno della vita nuova in Cristo, si riducono a meri gesti di filantropia.
Accogliamo dunque oggi l’appello alla conversione che ci viene da Dio tramite la Chiesa:
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.

Cari fratelli e care sorelle,
quest’anno santo celebreremo in modo speciale la giustizia divina, che è pienezza di carità, di dono, di salvezza. Che questo tempo giubilare sia per ognuno di noi tempo di autentica conversione e d’intensa conoscenza del mistero di Cristo, venuto a compiere ogni giustizia e a rivelare il cuore misericordioso del Padre.
A lui sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.


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